Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

III Non sono molti gli storici che ritengono legittimocolmare i silenzidella storia facendo ricorsoconsapevole a una narrazione capacedi integrare le lacunedei dati con ipotesi autorialisull' accaduto,come fannoad esempioCarloGinzburg,NathalieZemon Davis,erecentementePatriziaGuamieri conL' ammazzabambini. (Einaudi).Ma nel romanzonaturalmentequesto si è semprefatto, anchesemantenendolapretesadellaverità.Nel 'nuovo' romanzo tale pretesa viene non solo lasciata cadere, ma la menzogna.e l'invenzione vengono rivendicatecome supportolegittimodello storico-narratore.Nel finale dei Figli della Mezzanotte, Saleem Sinai, che si è assunta la funzionedi 'maestro-conserviere' della propriastoriae di quella dell'India mettendole inbarattolisecondo la ricetta del chutnèy e procedendocosì alla 'chutnificazione' della storia,si propone di applicarelo stessometodoal futuro,per "presentarlo con la certezza assoluta di un profeta" (Garzanti, · 1984,p. 509)pur dovendoammetterele inevitabilideformazioni che ne deriveranno.Nella Vergogna, l'opera successivadi Rushdie, storiae romanzodiventanouniversiparalleli e sovrapponibili; lo storico-narratore, che qui parla con la voce più autentica dell'autore, deve "rassegnarsi all'inevitabilità dei particolari mancanti"(Garzanti, 1985,p. 62) e affidarsi volentieriall' immaginazione, perché anche lui affronta "il problema della storia; cosaconservare,cosabuttarvia,comerestareaggrappatia ciò che la memoria insiste ad abbandonare, come affrontare il cambiamento" (p. 78). Tanto più legittimo e accettabile appare questo procedimentose messo a confronto con il palinsestodi bugie su cui è costruita la versione ufficialedella storia del Pakistan:"Per costruire il Pakistan era necessarionascondere il passatoindiano, negare che appena sotto la superficie dell'ora legale pakistanà c'erano secoli indiani. Si riscrisse il passato; non si poteva fare altrimenti" (p. 78).. Il fatto che la storia sia manipolazione di fatti, il risultato di mistificazionie tagli, se provocainRushdie il raccontoepico e la metamorfosi fantastica di un 'mago' della storia, nell'opera del sudafricanoJ. M. Coetzee sembracondurre invecea unprocesso gradualedi sottrazioneo di rimozionedei dati. Se i suoi romanzi parlano in primo luogo di una condizione umana dolorante al livello esistenziale, non si può non leggere in essi anche l'orrore della storia 'immediata' e di un sistema politico come quello dell'apartheid che si esprime inmetaforegrotteschedellamentalità colonizzatricee dei suoi effetti o in allegorie apparentemente remotedallarealtàcontemporanea.InDusklands(Penguin 1980), la sua prima opera non ancora tradotta in italiano, si trovano accostate due testimonianze storiche eterogenee, una sul Vietnam, di un esperto della guerriglia psicologica, l'altra su un episodioaccadutonel 1760,al tempodella prima colonizzazione da parte dei boeri di territori abitati da boscimani e ottentotti,ma che lettedi seguitorisultanorinforzarsia vicendanelprodurre un quadro efficace della distorta mentalità colonizzatrice. Il secondo, in particolare, legato com'è alla storia del suo paese, apparerilevante perché anticipa la narrativa successivadi Coetzee.Esso consiste nel racconto in prima persona di Jacobus Coetzee,antenatodell'autore, di una spedizionedi cacciaali' elefante attraversoi territori dell'interno abitati dai boscimani.Con ricchezzadi dettagli e compiaciutavivacità drammaticail narratore descrive tra l'altro barbare uccisioni e torture inflitte ad animali, uomini e bambini nel corso del viaggio, ritenendole un segno dellapropria superioritànei confronti dei selvaggie ottusi ottentotti.Forte della giustezza del proprio operato, alla fine del racconto, il narratore pur ammettendola propria inclinazioneper il delitto si chiede attraverso quali impenetrabili disegni divini egli sia diventato uno strumento di giustizia: "Come qualsiasi altro uomo, io godo nell'uccidere; ma nel mio caso mi sono assunto il compito di essere colui che preme il grilletto, di compiere il sacrificio in nome mio e dei miei connazionali, e di perpetrare così su quella gente scura i delitti che tutti abbiamo desideratocompiere.( ...) Non sonoche uno strumentonellemani della storia." (p. 106). Il raccontodel cacciatoreboero è incorniciatoda una serie di note, prefazioni e postfazioni in cui il curatore dichiaradi essere spintonon solo da un sensodi pietas nei confrontidell'antenato, ma soprattutto dal voler compiere un 'atto di giustizia storica', perché il documentoe lo spirito 'eroico' del suoautorecorreggano le distorsionianti-eroicherisultate nelle ricostruzioniéorrenti della storiacoloniale.L'enfasi sul commento contraddicecosì la verità testualedel raccontodel cacciatore e ce lo fa leggerecome riconsiderazione, anzi revisione ironica della storia. Le opere successivedi Coetzee, mentre continuano a essere lette, a certi livelli,comedenuncia dell'attuale sistema politicodel Sudafrica, nonpresentanonella strutturao nell'intreccio alcunriferimentoa fatti, luoghi,e personaggireali, anzipersino la dimensionetempo vi appare rarefatta: Aspettando i barbari e La vita e il tempo di Michael K (Rizzali 1983 e 1986) sono esercizi di scrupolosa astoricità. Il magistratodi Aspettando i barbari, strumentodella legge e dell'ordine coloniale, mossodall'insostenibile spettacoloquotidianodi violenze e ingiustizianei confronti dei prigionieri 'barbari', i potenziali quanto improbabili aggressori dell'Impero, rifiuterà il proprio ruolo individuando nella logica imperialista una sortadi aberrazione storica:"Che cosa ci ha reso impossibile viverenel tempo come i pesci nell'acqua, gli uccelli nell'aria e i bambini?È colpa dell'Impero! L'Impero ha creato il tempodella storia.L'Impero ha collocatola propria esistenzanon nel dolce e costante evolversi nel tempo secondo i cicli delle stagioni ma negli ardui alti e bassi, inizi e conclusioni della catastrofe. L'Impero s'è condannato a vivere nella storia e a tramare contro la storia." (p. 155-156) Ma la sua décisione di vivere fuori del sistema e della storia servirà solo ad accelerare un suo personale processodi degradazionee abiezionemorale; scopriràcosì a sue spesedi nonpotersi sottrave alla 'storia', ma solo di poter rifiutare di essere il suo ciecostrumento.Ilprotagonistadelromanzo successivo,Michael K, da sempre emarginato, da sempre fuori della storia, riesce a sottrarsi all'inevitabile acquiescenza al sistema dell'apartheid solo con una forma di autodistruzione. Il silenzio di Michael K, la suaanoressia,così comela folliadelmagistratosonoespressioni metaforichedi ciò che produce l'aberrazione storicapresente. Questi romanzi, se da un lato esprimono con grande forza visionariaquellache Andrè Brinkha definito, sulla base del prototipo orwellianodi 1984, la "preoccupazionedell'Apocalisse", l' estinzione cioè dell'individuo, della specie, del mondo, ne sono allo stessotempo l'annuncio profetico,o la sua registrazionemetaforica. Così a differenza dei molti romanzi storici tradizionali che oggi continuano a scriversi, la narrativa postmoderna usa il 'referente' storiainmanieradiversaepiù complessa,rinunciando per lo più alla messa in scena dell'evento per privilegiare la sua trasformazione in testo. Ciò mostra, con una grande varietà di esiti, il processo storiograficoe la sua straordinariavicinanza al processoletterario. Il testo.storicoo letterariononpuòmai essere trasparenterispetto al dato che riflette, neanche quando esso è nellaforma 'neutra' del documento,perché ancheinquelcaso chi .lo usa, e il modo in cui viene usato, ne spostano il significato. 23

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==