Streghe, mostri, bambini Le fantastiche storie di Roald Dahl Giuseppe Pontremoli C'è più di una ragione per farlo, e così "per chi ci crede e chi non ci crede / parleremo delle streghe." Intanto perché alcuni mesi fa la Mondadori ha pubblicato un piccolo piacevole libretto, da c.uiprovengono i due versi citati: Scarabattole, di Giovanni Giudici. In esso compaiono quattro "storiette" in rime baciate (pubblicate anni fa sul "Corriere dei Piccoli") nelle quali Giudici mette in versi la vita di personaggi con i quali i bambini fanno - più o meno volentieri - i conti tutti i giorni: Il lupo, La bambola, L'animaletto e, appunto, Le streghe. Le quali esistono, su questo non ci piove, e per i bambini altro non sono che pemiche; però c'è gli, calvizie, piedi senza dita, saliva blu. E, soprattutto, la determinazione di sterminare i bambini. Poila nonna si ammala; forte com 'è non soccombe di certo, ma i medici le vietano le previste vacanze inNorvegia e la mandano a ritemprarsi in una località dell'Inghilterra meridionale. Qui, nonna e nipote alloggiano all'Hotel Magnificent, un lussuoso albergo dove il bambino vaga alla ricerca di un posto in cui potere addestrare due topolini bian- .chi senza essere scoperto dall'odioso direttore dell'albergo e dalla poliziesca strega e strega. Per quelle di cui parla Disegno di Ouentin Blake per Glisporcelli. Giudici si tratterà, per fronteggiarle, di cameriera. Girando girando trova una grande sala che gli sembra proprio adatta al suo scopo, anche perché davanti alla porta c'è un cartello che annuncia che quella sala è riservata per vederne la sua descrizione e seguire le sue indicazioni. E magari si scoprirà che la faccenda non è poi così semplice come a prima vista potrebbe sembrare. Perché se è vero che "la paura è di chi ha paura", è altrettanto vero che non è difficile - bambini o adulti che si sia - scoprire che non avere paura è forse tutto tranne che facile. Ma qui non è di queste streghe che si parlerà, anche perché, seppure possa dimostrarsi più arduo del previsto l'affrontarle, queste sono piuttosto inequivocabilmente riconoscibili. Si parlerà invece di altre streghe, precisamente quelle di cu~ racconta Roald Dahl (Le streghe, tr. di F. Lazzarato e L. Manzi, Salani, · 1987). Dalil comincia subito dicendo che la sua è una storia di streghe vere. Queste, a differenza di quelle delle fiabe, che volano sulle scope e portano cappelli e mantelli neri, "sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indoss;mo abiti qualunque e fanno mestieri qualunque. Per questo è così difficile scoprirle." Possono essere cassiere di un supermercato o segretarie in un ufficio; quel che le accomuna non è l'aspetto esteriore ma il fatto che odiano i bambini "di un odio così feroce, furibondo, forsennato e furioso, da non poterselo immaginare" e passano tutto il loro tempo a "escogitare nuovi modi per sbarazzarsi di loro". E così potrebbe essere un strega la vicina di casa, la ragazza sull'autobus, o anche "la vostra cara maestra, che proprio ora legge a voce alta queste righe. Guardatela bene. Sicuramente sorride, come se un'idea del genere fosse ridicola. Ma non lasciatevi ingannare: è abilissima, sappiatelo." Al narratore, a sette anni, in un incidente stradale muoiono entrambi i genitori, e così si rifugia dalla nonna, un' affettuosissima ultraottantenne che fuma il sigaro e sa tutto sulle streghe. Queste, spiega la nonna, "non sono donne autentiche. Somigliano alle donne. Si comportano come loro. Ma in realtà sono creature del tutto diverse": dietro apparenze aggraziate nascondono arti18 il Congresso della Reale Società per la Protezione dell'Infanzia Maltrattata. Entra e, per maggiore sicurezza, si nasconde dietro un paravento, dove inizia l'addestramento. Ma poco dopo entrano le congressiste: "Erano tutte signore elegantissime, con deliziosi cappellini. (...) L'idea di trovarmi chiuso in una stanza piena di belle signore non mi dispiaceva affatto. Anzi, se fossi riuscito a parlare con qualcuna di loro, l'avrei invitata a visitare la nostra scuola e a proteggere noi scolari. Ne avevamo un gran bisogno." Ma le elegantissime signore cominciano subito a grattarsi scompostamente in testa, si strappano le parrucche, si levano i guanti, le scarpe, e la loro essenza orrorosa si espone allo sguardo sconvolto del bambino, che capisce di non avere scampo. Non solo, ma sente anche la relazione della Strega Suprema che comunica al Congresso di avere preparato la pozione che trasformerà in topi tutti i bambini. Ma non basta: come a tutti i con,gressi di qualche dignità scientifica - e per la maggiore disperazione dell'imprevisto spettatore- si assiste in sala a una dimostrazione pratica: un bambino è stato invitato con la promessa di una cioccolata e quando arriva avviene la sua trasformazione in topo. L'entusiasmo ebbro delle streghe però non impedisce loro di fiutare la presenza detestabile di un bambino: si mettono a cercare e catturano il nostro disperato eroe. Lo catturano, gli fanno ingurgitare cinquecento dosi della pozione e la trasformazione in topo è immediata. Quando il bambino-topo raggiunge la nonna il dolore è immenso, ma subito si mette in moto il contrattacco. Il bambino-topo si intrufola nella stanza della Suprema, ruba un flacone di pozione, fa un'incursione spericolata nella cucina e versa l'intruglio nel pentolone 'della minestra delle "signore congressiste". E così, nella sala da pranzo dell'albergo, a un certo punto "tutte le streghe cominciarono a gridare e a saltare sulle sedie, come punte da un chiodo. (...) Poi, di botto, si calmarono. (...) In pochi secondi le streghe erano completamente scomparse e i tavoli brulicavano di topolini bruni." Mentre alle streghe-topo provvedono camerieri e cuochi con scope e coltelli, la nonna e il
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