Le dinamiche economiche in varie parti del monQO (con i successivi miracoli della Germania e dell'Italia, del Giappone e di altri paesi asiatici) avevano mostrato che la fine del bipolarismo era iscritta nel corso dela storia. La sostanza strategica del bipolarismo, tuttavia, e cioè l'aspetto militare e politico-ideologico, rischiava di continuare a protrarsi per lungo tempo. È stato Gorbaciov, con una sfida che non nasceva solo dalla consapevolzza della debolezza dell 'Urss, ma dell'impasse di tutto il sistema ·internazionale, a cercare di adeguare anche il versante strategico alla nuova realtà multipolare ormai operante sul piano economico. La consapevolezza che la comunità internazionale era differenziata - politic~ente e culturalmente oltre che economicamente - ben più di dieci, venti e trent'anni prima, ha spinto Gor aciov ad accelerare un processo di smantellamento della guerra fredda che aveva anche, naturalmente, precisi obiettivi interni. Ma il cui effetto internazionale era quello di dar vita a un processo che rendesse possibile, con il nuovo millennio, un nuovo equilibrio dove non ci fosse più posto per una nazione-guida. Rischiando di apparire più debole, e di muoversi per debolezza, Gorbaciov ha guadagnato rapidamente, sul piano internazionale, una forza e un riconoscimento impensabili ai suoi precedessori e . di gran lunga maggiori di quelli del tradizionale antagonista americano. Se è vero che la fine della guerra fredda era ed è precondizione essenziale perché l'Urss possa affrontare e forse risolvere gli enormi problemi che si trova ad affrontare, è altrettanto vero che essa non segna affatto la "fine della storia", e cioè, come vorrebbe Fukuyama, il trionfo finale e completo del liberalismo occidentale. Solo un esasperato americocentrismo e, come è stato detto, un hegelismo convinto e fiducioso, possono far identificare la presunta e prossima universalizzazione del liberalismo occidentale con la fine delle contraddizioni e dei conflitti, e far credere che il percorso della storia seguirà, con più tempo ma con ferrea necessità, il cammino delle idee. ·Se, come molti segnali lasciano intravedere, sul terreno della riflessione, del pensiero, dei giudizi, ci si muoverà ancora con l'armamentario ideologico della guerra fredda (soltanto aggiornato), continuando a vedere nel conflitto tra liberalismo e comunismo il motore della storia del XX secolo, sarà difficile riuscire a comprendere la vera portata rivoluzionaria di questi ultimi mesi e anni, destinata ad accentuarsi ancora di più, come sempre, con la fine del secolo. Senza dìmenticare che, in questo caso, si tratterà di un millennio. IN MARGINE Quandoil silenzio non è d'oro Grazia Cherchi Sia Romano Bilenchi che Elvio Fachinelli, morti il novembre e dicembre scorso, sono stati sepolti con rito civile. Prima della tumulazione, molti amici sono convenuti a Firenze e aMilano per un ultimo saluto, come si usa dire. Dopo essersi fermati in silenzio davanti alle bare e aver abbracciato i familiari, se ne sono infine andati. Molti di loro con una sen- · sazione di scontentezza mista a disagio per la sbrigativa rapidità -che rasentava lo squallore -di questo ultimo incontro. Piergiorgio Bellocchio, che era accorso all'ospedale Fatebenefratelli alla notizia della morte di Fachinelli, a un'amica che lamentava la rapidità e silenziosità di quest'ultimo . incontro, ha replicato: "La laicità ha i suoi prezzi". Ben detto, anche se basterebbe poco perché questi prezzi fossero meno elevati. Ad esempi.o, per Romano Bilenchi, comunista glorioso e ostinato, sarebbe bastata una bandiera rossa sulla bara - e chi più di lui se la meritava?-equalcheparòladetta da uno degli amici presenti. È forse da condannare questo bisogno di un minimo di ritualità? Io non lo credo proprio (ameno che, ovviamente, non ci siano indicazioni contrarie in proposito). Un ferroviere piacentino aveva lasciato detto - e allo scopo aveva provveduto a mettere da parte la cifra necessaria - di voler essere accompagnato al cimitero da una . piccola banda che suonasse l'Internazionale. E che al momento della tumulazione lo si salutasse col pugno chiuso. Ignoro se questo sia poi avvenuto (mi auguro di sì). Il bisogno, ripeto, di un minimo di ritualità nei momenti più importanti dell'esistenza - _e la morte è l'ultimo e il più importante di questi - credo sia profondo in molti di noi che forse, a differenza dell'amico proletario di cui ho detto, non lo esprimiamo per pudore o perrimozione o per altro. Spetta agli amici, più che ai congiunti, provvedere: basterebbero, ripeto, poche, sobrie parole. Perché ci si pensa sempre troppo tardi? Mai dopo i quarant;anni "Se prescindo dal denaro che re~ano, le premiazioni sono quanto di più insopportabile esista sulla faccia della terra, e lungi dall 'esaltare la persona come pensavo quando ancora non avevo ricevuto il mio primo premio, esse mortificano la persona, e in modo tra l'altro che non potrebbe essere più degradante. Solo perché pensavo costantemente al denaro che mi avrebbero portato, sono tiuscito a tollerare le premiazioni, solo pet questo motivo sono entrato intant~ antichi palazzi municipali ein tutte quelle sale di ricevimento di pessimo gusto. Fino aquarant' anni. Fino ad allora mi sono in effetti sottoposto all'umiliazione di ricevere dei premi. Mi sono lasciato cagare, in testa nei municipi e nelle sale di ricevimento, perché il conferimento di un premio è solamente cacca, cacca che ti arriva in testa. Accettare il conferimento di un premio non significa che lasciarsi cagare in testa perché in cambio si è ottenuta una certa somma di denaro. Io ho sempre vissuto le premiazioni come l'umiliazione più grande che si possa immaginare, non cer - to come qualcosa di esaltante.· Perché un premio viene conferito sempre e soltanto da persone incompetenti che hanno una gran voglia di cagare in testa a qualcuno e che in effetti cagano abbondantemente in testa a colui che accetta un premio dalle loro mani. Ed essi hanno tutti i diritti di cagaIL CONTESTO re in testa a questa persona che è stata così abietta e spregevole da accettare quel premio dalle loro mani. Solo in caso di estrema necessità, quando la vita e la sussistenza sono in pericolo, e comunque non oltre i quarant'anni, uno ha il diritto di accettare onorificenze o premi di qualsiasi gene- ' re ..." (fhomas Bernhard, Il nipote diWittgenstein, Adelphi, pagg. 8788). Tormenti d'oggi È noto che, quanto a linguaggio (sul resto sorvolo), siamo ormai uno dei paesi più volgari del mondo. Di qui il bisogno irrefrenabile di recarsi, nelle vacanze estive, all'estero, dove ovviamente si pratichi una lingua sconosciuta. Onde riposare l'udito offeso. 'Ma per il resto dell'anno? Si può solo cercare, per esempio nei mezzi pubblici, di mettersi accanto a neri e financo a giapponesi, evitando in primo luogo i gruppi giovanili. Ma anche i vecchi, pardon gli anziani, ormai non sono da meno. Recentemente ero su un bus semivuoto che ad un certo punto è rimasto bloccato da un incidente tra due auto. Ero seduta vicino a un uomo canuto e ricamato da rughe. Co~tui ha preso a inveire. Cosa non è uscito da quella bocca! La parola più amabile è stata "merdoni". Dopo, urr paio di minuti mi sono stancata e l'ho pregato di piantarla, dato che tra l'altro il suo sfogo aveva principall!ente me come beneficiaria: gli autori del- !' ingorgo erano impossibilitati a · sentirlo. Il turpiloquiante si è allora vieppiù infuriato e con rinnovata lena è passato a sfornare apprezzamenti irripetibili su di me e sul mio sesso, col quale aveva evidentemente dei conti in sospeso (spero da perdente). A questo punto, laddove i pochi altri uomini presenti fingevano di non sentire (i vigliacconi), l'autista, momentaneamente in ozio, si è invece girato e lo ha seccamente redarguito. Quando, dopo le prime sconce parole di replica, è stato minacciato di denuncia per offese a pubblico ufficiale, il nostro ha deciso di lasciate l'autobus - le portiere erano aperte. Scendendo mi ha comunque lanciato un ultimo saluto: da par suo. "Vecchio infatuato e malvissuto" gli ho gridato. È rimasto sbigottito, letteralmente a bocca aperta, chiaramente in difficoltà circa il significato delle mie parole, tra il mozartiano e il moralistico. Ne discende che il vocabolario d' antan; non più noto nemmeno a persone d' antan, ha . acquistato oggi una sua potenza intimidatoria. 15
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