Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

IL CONTES'.1'0 Famiglia, stato, società Incontro con Paul Ginsborg a cura di Marcello Flores Il libro di Paul Ginsborg da poco apparso in libreria (Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi 1943-1988,Einaudi, due voll.,pp. 622, Lire 40.000) rappresenta un avvenimento editoriale e culturale di tipo particolare. Si tratta infatti, come hanno mostrato i riconoscimenti e le critiche che ha suscitato, di una interpretazione della recente storia d'Italia che interessa fortemente anche il presente; gettando su di esso la luce di una ricostruzione attenta e problematica dei decenni di vita della Repubblica. Una ricostruzione che è incentrata, tra l'altro, sul riconoscimento di alcune peculiarità italiane che rendono lo scenario politico e sociale degli anni Novanta di più facile comprensione. I temi attorno a cui ruota la ricostruzione di Ginsborg sono quelli dello stato e della famiglia, dei movimenti collettivi e delle risposte istituzionali a essi: un fascio di problemi su cui occorrerà ritornare in sede di discussione storiografica, ma che è opportuno segnalare a chiunque sia curioso di comprendere meglio, attraverso il passato, anche il presente e il futuro. Per indicare ai nostri lettori l'importanza di questo saggio pubblichiamo un'intervista coli' autore accompagnata da una risposta dello storico Piero Brunello.alle poco convincenti obiezioni mosse al libro da Rossana Rossanda. Il tuo libro sulla storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, oltre ad avere, come sembra, un buon successo di pubblico, ha suscitato un dibattito sulle interpretazioni di fondo che suggerisce. Uno dei temi centrali del tuo libro è quello del ruolo della famiglia nella storia d'Italia, un tema che è stato visto da qualcuno in modo riduttivo e da altri forse in modo troppo enfatico. È una tematica innovativa nel campo storiografico, ma il rischio è che si appiattisca in una sorta di ripetizione di un luogo comune, quello appunto dell'eccesso di "familismo" nel nostro paese. Mi ha fatto piacere che molti abbiano privilegiato questo aspetto e sottolineato questa chiave interpretativa, ma vorrei aggiungere che si tratta di una delle chiavi, non dell'unica. Mi è dispiaciuto, invece, che qualcuno vi abbia visto solo una ripetizione dei luoghi comuni sul familismo, deJle idee di Banfield, il sociologo americano che negli anni Cinquanta ha studiato il paese di Chiaramonte, in Basilicata. Qual è allora, in sintesi, il discorso-che hai voluto fare sulla famiglia, quanto deve a vecchie interpretazioni e quanto ti sembra invece originale? Il caso italiano, secondo molti, per esempio Tullio Altan, è caratterizzato da un familismo accentuato, al punto da mettere al priino posto il valore della famiglia a esclusione di altri, come la solidarietà o la partecipazione collettiva. lo ho cercato di dire che non c'è semplicemente un familismo lineare, univoco, e che anzi è necessario cercare di analizzare il contesto storico dei vari momenti della storia recente italiana. Se si guarda con attenzione alle varie regioni del paese e ai diversi decenni, ci si accorge che non sì tratta solo di familismo amorale ma che in moltissime occasioni famiglia e collettività si può dire che marcino insieme. In più punti, ma specie negli anni che riguardano la riforma agraria o quelli del boom e dell'emigrazione operaia al nord e delle lotte degli anni Sessanta, intrecci in modo abbastanza continuo una visione economico-sociale con gli aspetti che riguardano lafamiglia. Paradossalmente, ti si è rimproverato di non avere una visione di classe e di sopravvalutare l'interpretazione allaAltan,per intenderci, quando invece ciò che manca a quel discorso.prevalentemente antropologico, èproprio la relazione dèlfamilismo con la dinamica della società. Mi sembra che tu, comunque, non abbia scelto una interpretazione, ma piuttosto tre-quattro momenti forti di interpretazione che hai cercato di connettere uno con l'altro. Se posso tornare al discorso sulla famiglia, non c'è dubbio che in Italia ci sono forti legami familiari, e molti osservatori lo hanno riconosciuto. La domanda da porsi è: da dove viene questa peculiarità? Non voglio dire che non ci sono familismi anche in altri paesi, qualsiasi storico dell'Inghilterra sa che anche in Inghilterra la famiglia è importante, però nella storia d'Italia questi legami sono particolarmente forti. Ci sono due spiegazioni: una è di dire che si tratta di una caratteristica nazionale degli italiani, rifluire come spiegazione nella specificità nazionale; un'altra, quella che io ho cercato di dare, è di vedere le radici storiche di questo fenomeno, di collocarla in un contesto storico. Osservando questo fenomeno si affaccia subito, così, un'altra chiave interpretativa del libro, quella che riguarda lo stato. L'altro grande filo conduttore del tuo libro è lo stato, la mancanza di una riforma dello stato. Attorno a questa mancata riforma, l'incapacità riformista complessiva che le classi dirigenti, anche quelle di opposizione, hanno mantenuto per tutta la storia del dopoguerra. Che rapporto c'è tra questa mancanza di riforma dello stato, il fallimento del riformismo tout court, e il ruolo della famiglia? Sono aspetti legatissimi, e occorrerebbe forse andare ben più indietro di quanto non faccia io, che parto dal 1943, tornare perlomeno all'inizio dello stato unitario: uno stato con una unificazione malfatta e malriuscita, con Je classi popolari non rappresentate, spinge necessariamente le classi subalterne verso altre soluzioni: da una parte verso un'organizazzione di classe, dall'altra nel ripiegamento sulla famiglia. C'è un intreccio continuo in cui a volte prevale la solidarietà • di classe, in altre fasi invece l'aspetto del ripiegamento familista ... È proprio quello che ho cercato di rintracciare nelle varie regioni e in diversi periodi dal dopoguerra a oggi. Dal 1943, proprio questo rapporto non riuscito, tra stato e cittadino, per mancanza delle riforme, questo rapporto deformato, che è un' altra peculiarità italiana, conduce a lotte e solidarietà anche grandiose, sia nel sud negli anni Quaranta che nel nord negli anni Sessanta e Settanta, ma porta anche a una forte accentuazione del familismo. Non pensi che aver accomunato nel fallimento delle ipotesi riformatrici innazitutto le classi di governo ma anche quelle di opposizione, il movimento operaio e il partito comunista, possa aver contribuito afar sottovalutare quest' aspetto del tuo discorso? 9

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