Linea d'ombra - anno VIII - n. 46 - febbraio 1990

IL CONTESTO della regione, e non soltanto quelli di Cuba e del Nicaragua, avevano condannato l'intervento militare statunitense. Non che fossero solidali con la dittatura in quel modo abbattuta né che gradissero i presunti loschi traffici del suo capo. Ma il comportamento da Rambo, se fatto passare sotto silenzio, potrebbe essere comodamente usato ogni volta che Washington volesse imporre la sua volontà contro qualsiasi opposizione o dissidenza (senza badare, poi, al prezzo in vite umane tra la popolazione civile: gli americani non hanno detto quanti panamensi sono rimasti uccisi dalla loro impresa "Giusta causa"). E se governi e movimenti politici latinoamericani potevano prima vedere nel Vaticano un mediatore affidabile in conflitti internazionali e nazionali - un ruolo caro al pontificato di Wojtyla ....:_l_a_c,onsegna di Noriega alle truppe assedianti della nunziatura- una resa malamente mascherata dai comunicati - ha compromesso la credibilità del vertice cattolico in questo senso. Ventiquattrooredopoche il capo del deposto regime panamense era stato rinchiuso in una cella provvisoria a Miami, da una base navale degli Stati Uniti salpavano una portaerei e diverse altre unità in direzione delle coste atlantiche della Colombia. Lo scopo era quello di intercettare, o semmai di scoraggiare, il narcotraffico in partenza via mare da quel paese in cui le potenti organizzazioni della droga stanno combattendo una guerra sanguinaria contro i nemici della loro prospera attività. Da Washington si precisava poco dopo che le navi avrebbero stazionato in acque internazionali, a scanso di equivoci sulla volontà di rispettare la sovranità territoriale colombiana. E quando però, nel paese sudamericano .s'è sollevata la protesta generale per questa presenza militare di fronte alle proprie coste, Bush si affrettava a negare di avere inaugurato una politica interventista-militare nei confronti dell' America Latina. Ma, anche se non fosse di per sé significativo il fatto che il governo di Bogotà non era stato neanche avvertito preventivamente dell'arrivo della flotta (''uno spiacevole errore di dimenticanza", è stato spiegato dal Pentagono), la gravità o la delicatezza estrema di imprese come questa è indicata se non altro dai rischi obiettivi: essendo presenti in Colombia, a parte i clan del narcotraffico, diverse organizzazioni antigovernative armate, basterebbe un eventuale scontro anche fortuito tra queste e le forze statuni tensi per coinvolgere automaticamtmte Rambo nel conflitto politico interno. Il problema della droga preoccupa i governi latinoamericani non meno di quanto preoccupi quello di Washington, a causa del potere enorme e crescente dei padroni del settore; si pensi al peso acquisito in Italia dalla mafia, la .camorra e la 'ndrangheta e si capirà quanto spazio ancora maggiore possono occupare simili associazioni in paesi più fragili del nostro. I latinoamericani contestano tuttavia la linea seguita da Washington di colpire la produzione al fine di ridurre il consumo. Le autorità dei tre paesi da cui proviene la maggior parte della cocaina del mondo (Colombia, Bolivia, Perù) sostengono, dati alla mano, che il narcotraffico è stato sensibilmente ridimensionato soltanto quando s'è riusciti a limitare la vendita ai consumatori (gli Stati Uniti sono il principale mercato di consumo mondiale). Il rovesciamento dei criteri nella lotta intrapresa, cioè gli sforzi concentrati sulla destinazione inveC(; che sull'origine, viene regolarmente e inutilmente sollecitato dai rappresentanti latinoamericani a ogni confronto sul tema con quelli della potenza consumatrice. Come si fa, poi, a bloccare la crescita della produzione laddove essa è diventata o sta per diventare il principale mezzo di sostentamento per la popolazione? La Bolivia rappresenta l'esempio più drammatico, con le sue miniere di stagno chiuse o da anni in atti vi tà ridotta (spesso si ricava dalla vendita del minerale sui mercati esteri meno di quanto costi la sua estrazione!) e con famiglie che si aggiungono continuamente a quelle che a migliaia hanno già trovato i mezzi per sfamarsi soltanto nelle piantagioni di coca ai 8 confini con il Brasile. Bolivia e Haiti figurano, nelle statistiche sullo sviluppo, agli ultimi posti. Le statistiche sono tuttavia fatte di medie e le cifre offerte da esse risultano a volte elevate dagli introiti enormi di gruppi minuscoli in mezzo a intere popolazioni affamate. La disperazione, insomma, è anche di quattro quinti dei 130 milioni di brasiliani, della grande maggioranza dei peruviani, e di equadoriani e honduregni e via dicendo. Questi popoli non troveranno da mangiare attraverso le svolte storiche in mezza Europa né li riguarda la prospettiv~ di un "movimento dei beni" che fa esultare il primo mondo. E anche probabile che il "maremoto" si faccia sentire prima o poi sul versante occidentale dell'Atlantico e spazzi via il regime cubano (ora appare davvero chiaro quel che c'era dietro l'esecuzione dei gorbacioviani guidati da Ochoa, ordinata dai fratelli Castro) ma non cambieranno neppure in questo caso le condizioni di vita dei latinoamericani. Non cambieranno se non si sostituisce con un sistema equo la distribuzione delle ricchezze del mondo così com'è gestita sotto l'egemonia degli Stati Uniti con la collaborazione di altri quattro o cinque paesi, cioè in modo da far guadagnare sempre di più le ditte di quelli e di questi. Neanche le forme democratiche, in tutti i casi migliori per le varie popolazioni nazionali delle brutali dittature militari degli anni scorsi, hanno modificato la drammatica situaziòne dell 'America Latina. Siccome si vota più o meno liberamente è cercata con angoscia un'alternativa attraverso le urne. Ci si affida in Brasile alla demagogia moralistica del liberale Mello de Collor (eletto presidente grazie al potere della televisione, anche se le elezioni hanno tuttavia indicato una spaccatura in due della nazione); in Uruguay si dà il voto alla sinistra per l'amministrazione di Montevideo e al candidato di destra per le presidenziali (soprattutto per fermare il principale antagonista perché amico dei militari della passata dittatura); tutto lascia prevedere che nell'imminente consultazione in Perù sarà preferito per la massima carica lo scrittorepolitico Vargas Llosa, rappresentante del blocco liberal-conservatore (perché le buone intenzioni e i coraggiosi gesti del socialista in carica, Garcìa, non hanno lasciato alcun risultato concreto a quella maggioranza che un tempo lo appoggiò). Lecosedovrannoin'qualchemodocambiareperché,comeama ripetere l'ex ministro argentino Caputo, "anche chi viaggia sulla nave in prima classe non può rimanere tranquillo se un passeggero della terza ha con sé una bomba". Certo, in un mondo interdipendente com' é quello odierno la pace st{lbileè nell'interesse di tutti, anche di chi vi si trova ottimamente. E probabile che i latinoamericani trovino in futuro nuovi mercati e nuovi soci tra quei paesi dal passato regime comunista ed è prevedibile a scadenza non lontana un inserimento di questi paesi nel blocco dei grandi debitori internazionali, che ne trarrebbe da ciò maggior forza contrattuale. Ma i latinoamericani non hanno molto tempo a disposizione per aspettare siffatti sviluppi politico-economici nel mondo. Per lo più mancando loro i canali di anni passati, i grandi movimenti di sinistra armati o senz'armi, oppure con quei movimenti oggi indeboliti, o con altri che sono sospetti quanto ai loro veri·scopi, potrebbero semplicemente finire per lanciarsi a prendere ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere e che gli viene negato, senza disegni politici. Si offrirebbero in questo caso le ennesime occasioni ai militari per prendere in mano il potere nelle varie capitali. Oggi, però, i militari sono in generale divisi di fronte a simile prospettiva ("costituzionalisti" contro "golpisti"): il termine "libanizzazione" è entrato a far parte dellinguaggio giornalistico in diverse aree latinoamericane, nelle analisi delle prospetti ve della rispettiva vita nazionale. Già l'anno scorso i venezuelani di Caracas sono usciti a cercare il cibo con la forza e hanno continuato nell'opera anche mentre accanto loro cadevano in molti sotto le pallottole; pochi mesi dopo gli argentini assalirono i supermercati in diverse città. Le bombe sono molte, nella terza classe, che è di gran lunga la più vasta. ·

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