MUSICA LA GENERAZIONE DEGLIWHO INCONTRO CON PETETOWNSHEND a curadi Roberto Gatti "Ormai la gente parla solo per etichette invadenti, sono ebeti, hanno il marchio del Nuovo stampato in testa come regola di vita o di morte. Un telecomando innestato nel cranio gli cancella -istantaneamente ogni memoria, gli lascia solo il-tilt segnaletico delle ultime novità. Non distinguerebbero una polifonia seicentesca da un concerto discoregge, però loto vogliono sempre musica nuova. I miei amici di Chicago pensano che non bisogna inventare nessuna musica nuova. Bisogna cambiare la funzione, ecco il punto. Non cambiare la musica, ma la funzione". Potrà sembrare strano introdurre una lunga intervista con Pete Townshend, leader storico degli Who, con una citaz_ione di Gianni Celati: splendidantente architettata, una decina d'anni fa, a propositq di un disco di_Archie Shepp, presumibilmenteBlase. Potrà sembrare strano - dicevo - ma mi pare anche assoluta- · mente necessario. . Perché, in un recente numero de "L' Espresso", dissertando a proposito del ritorno sulle scene di Townshend & soci, Franco Bolelli non ha perso l'occasione per seminare zizzania: "L'ultima operazione degli Who?", si è chiesto. "È presto detto: terrificante. Assolutamente cimiteriale. Dovevano tener presente il modello di Greta Garbo;una che conosceva l'arte di ritirarsi nel momento giusto, e uscir di scena a diciott'anni". Ora, io non vorrei entrare in rotta di cÒllisione con Franco Bolelli: lo conosco da anni, siamo amici, so perfettamente che sempre (o quasi) ha avuto la bella intuizione di schierarsi "dalla parte giusta". Ma so anche .che, da che è nato, e sono ormai quarant'anni abbondanti, lui appartiene a quella categoria di "fanatici del Nuovo" di cui disserta Celati: e in nome di questo Nuovo (o presunto tale) è disposto a sacrificare tutto, dagli articoli' scritti su "Gong" fino ai dischi di J3rianEno, dal "gancio-cielo" di Kareem AbdulJabbar fino ai misteri delle voci bulgare. Niente di male in tutto questo, intendiamoci: solo agli stolti è dato il dovere di fare, sempre e comunque, indefessa opera di tetragona coerenza. Però quel che non mi va giù è l'acidità del tono con cui condisce i passi salienti del suo discorso, e quel suo modo di trattare gli Who quasi fossero la fotocopia degli Stones: questi, sì, sempre pronti a rivedere, i loro progetti di scioglimento non appena si stagli all'orizzonte un impresario ben provvisto di dollari sonanti. Parliamoci chiaro: in,fin dei conti, "anche" di questo si tratta. Se, in nome del Nuovo trionfante (ma quale, poi?),_-nonvogliamo avere alcuna pietà di simili brontosauri; se ci-paiono ininfluenti, per non dire ridicole, le categorie del "propedeutico" e del "didattico" sempre spese per giustifieare (di fronte ai nuovi teenager) operazioni del genere; se, magari, suona un po' azzardato utilizzare un giudizio speso a favore di Archie Shepp per imbastire una difesa d'ufficio.degli Who (ma la "funzione" di cui parla Celati non conosce, per fortuna, latitudini "di valore"), si abbia almeno il buon gusto di tracciare una netta linea di demarcazione fra chi conosce i pregi dell'onestà intellettuale e chi, al contrario, queste "virtù" non sa neppure dove stiano di casà. Quasi inutile aggiungere, a questo punto, chePete Townshend mi pare giudiziosamente collocabile nella prima categoria di pensiero; e Mick Jagger, inveèe, negli inferi della seconda. Per 90 . . questo l'intervista riguarda Pete, e non Mick. Per questo siamo disposti a difenderlo a spada tratta: almeno fino a prova contraria. Mister Townshend, che cosa si prova a riproporre Tommy a tanti anni di distanza dalla sua ultima apparizione? Beh... è stato interessante ripeterlo ... ed è stata una vera sorpresa constatare come sia riuscito a sopravvivere in maniera . tanto egregia ai guasti del tempo. Per dirla in altre· parole, mi sembra che Tommy sia quasi diventato un "classico" della Musica Giovane. Io, però, non sono certo la persona più adatta a giudicare un'opera del genere. Non tanto perché l'abbia scritta, tanti e tanti anni fa. Ma piuttosto perché sono io che ancor oggi ne controllo in toto l'edizione: e dunque sono talmente coinvolto dai suoi meccanismi interni, dagli arrangiamenti e.dalle partiture, da aver perso qualsiasi senso critico nei suoi confronti. Devo dire, però, che la risposta del pubblico-sempre così entusiastica e "calda", in-tutti i luoghi che abbiamo frequentato da luglio a oggi - mi ha fatto un piacere enorme. Dunque non avete avuto alcun tipo di problema? Beh, sì... di problemi ne abbiamo avuti molti: sempre limitati, però,'a singole persone. Roger Daltrey, per esempio, ha avuto enormi difficoltà con la gola: di conseguenza è stato molto nervoso per tutta la durata della tournée. John Entwistle non ne voleva sapere di dover suonare in una maniera più tranquilla e controllata, in questa dimensione così insolita per lui. E quanto a me... anch'io mi sono dovuto forzare per suonare in maniera meno nevrotica: perché il tinnito auricolare che mi perseguita da svariati anni mi costringe a utilizzare un amplificatore schermato, non mi consente di muovermi con la libertà cui ero abituato. E questo, per me, .è un problema non da poco: non vorrei perdere il controllo della band, per via delle mie orecchie malandate .... Non le pare un po' paradossale, questa sua ultima affermazione? . Beh, sì, è vero ... forse un pochino lo è. Ma tenga conto che anche per questo nell'attuale versione di Tommy ho voluto coinvolgere soltanto amici fidati, da Patti Labelle a Elton John, da Stevie Wonder a Billy Ido! e Phil Collins: da loro- è chiaronon dovevo attendermi "tradimenti" di sorta .... Passiamo ad altro. lei, recentemente, ha dato alle stampe un altro lavoro solistico, un altro musical: "The iron man", tratto da' una favola di Ted Hughes. Ritiene che questo lavoro possa diventare il ''Tommy" (ola "Quadrophenia") degli anni Novanta? È difficile rispondere a questa domanda: perché - devo ammetterlo - tutto quello che h'ofatto ... non l'ho fatto coscienteinente. Voglio dire ... quando mi sono messo ali' opera, ho notato che non avevo nulla di particolarmente importante e urgente da dire. Non avevo angosce personali dal le quali fuggire, non avevo problemi personali o casini interiori da risolvere. Non voglio dire con questo che fossi folle di gioia, o particolarmente soddisfatto ... Ma, certo, tutte le mie sensazioni più profonde erano già state
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