Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

CINEMA cineasta planetario per definizione, soltanto un ingenuo può credere che Stalker di Tarkovskij sia soltanto un film sovietico o che Yol di Guney sia un originale film turco: la loro origine è universale come i temi che affrontano. La nazionalità effettiva di un film e quella del suo autore, ci ha spiegato Welles, sono del tutto irrilevanti per la riuscita e l'interesse del film stesso. In questo senso mi sembrano insignificanti definizioni come "commedia all'italiana", "spaghetti-western", "horror di casa nostra" o "nuovo realismo poetico italiano": queste etichette, incoesistenti nei fatti, rientrano al massimo in una degenerazione del "made in Italy". . Rispetto al passato del cinema italiano il mio lavoro, come atteggiamento metodologiço, si situa nel· solco del cine'11a di Rossellini; la sua nozione di "cinema rubato" alla vita, al tempo e alle istituzioni cinematografiche industriali, mi sembra ancora oggi l'esperienza più stimolante ed interessante, una esperienza che i francesi, àlla fine degli anni Cinquanta, hanno saputo leggere e raccogliere nelle sue potenzialità estreme e che in Italia, invece, ha prodotto un grosso equivoco, riducendo il neorealismo ad un populistico e dilettan_tistico"cinema delle periferie". Rossellini, il meno neorealista del suo tempo, con il suo lavoro ha aperto la strada a diverse generazioni di cineasti; nella sua negata distinzione tra film per: la televisione e film per il cinema, nella concezione del realismo come forma della verità, nelle possibilità del film didattico sta tutto il nostro patrimonio di un cinema strappato alle tentazioni borghesi di una pretesa e metafisica artisticità. Questa è insieme la nostra scommessa e la nostra speranza: il cinema restituitoci innanzitutto come lavoro artistico. La poesia, se verrà, sarà soltanto una conseguenza delle nostre capacità di leggere senza imitare la realtà attraverso la caratteristica principale del cinema: l'artificialità. , Per il futuro non· sono particolarmente angosciato né falsamente ottimista. La situazione per il cinema, in Italia, tende ad aggravarsi: festival ovunque, premi a chiunque, film che non si fanno ( e quando si fanno, nov_evolte su dieci, meglio dimenticare). Il pericolo maggiore sta nelle rendite di posizione di qualche tardo autore che sopravvive ancora sugli allori di un paio di film fatti venti e più anni fa e che, pertanto, viene proposto come eroe nazionale. E poi c'è la mummificazione-istituzionalizzazione di tutti quei personaggi, in ogni veste e in ogni ruolo, che compongono l'ambiente cinematografico nostrano: autori, registi, falsi registi, attori, sedicenti attori, intrattenitori, profittatori che si alternano dietro, davanti, di lato la macc)Jina da presa. Intanto nessuno, salvo rare eccezioni, all'esterÒ vuole vedere i film italiani. Chissà perché ...?! Ecco, al di là delle manifestazioni esteriori, il cinema itallano attuale mi ricorda molto quelle fotografie della ex famiglia reale dei Savoia, i cui componenti, sempre sorridenti, si comportano come se avessero ancora il trono caldo: non si vedono ma ci sono! Per quanto mi riguarda, indipendente o no, il mio lavoro cercherà di assumere un respiro sempre più ampio, almeno nelle tematiche. Un film_infondo dovrebbe farsi per essere visto a tutte le latitudini-. Spero soltanto che il cinema del nostro paese si adegui prima della sua definitiva scomparsa. Non credo che esista un giovane cinema indipendente italiano, almeno nel significato che diamo al cinema indipendente americano, più robusto, motivato e organizzato. I motivi sono molteplici, ma negli Stati Uniti gli indipendenti costituiscono soprattutto una realtà economica, con canali distributivi, circuiti e molte sale. E poi ci sono le idee; per fare un esempio basterà ricordare che in un certo periodo il cinema indipendente Usa andava da Spielberg a Kramer, vale a dire da Due/ a Guns, per arrivare in tempi più recenti a Lynch, al fratello Cohen, a Lee. In generale, gli indipendenti rappresentano la punta più avanzata del cinema americano e i produttori non hanno nessun complesso ad affidare loro la realizzazione di un film a budget tranquillo. Tutto questo in Italia non avviene perché il nostro cinema è malato dalla a alla z; in queste condizioni lo sviluppo di un cinema indipendente è pura utopia. Tuttavia è possibile continuare a fare film in maniera autarchica, se non indipendente. Welles lo ha fatto per tutta la vita. Penso che oggi esista la possibilità di ricercare e sperimentare nuove forme di linguaggio cinematografico ma al di fuori di ogni pretesa di originalità e d'avanguardia. Le avanguardie artistiche, del rèsto, fanno ormai parte della storia: scimmiottarne i gesti, riciclarne le espressioni è patetico. Più interessante è cercare di capire l'origine dei loro linguaggi basati su una rilettura dell'antico, sulla memoria, sullo studio del mito. Mi sembra, quindi, che non ci sia nulla da inventare; quanto allo stile, si tratta di un falso problema. Lo stile esiste in funzione della cerimonia, è l'elemento superficiale, la pellicola esterna di un sistema di significati. Per cui l'unica sperimentazione possibile consiste nella lettura e nella rielaborazione dei linguaggi che il cinema ha prodotto nella sua storia:E in una progressiva educazione dell'occhio con un proce-. dimento di selezione nella costruzione dell'immagine; se è vero, infatti, che il mondo occidentale vive in un surplus di immagini tale da renderci paradossalmente ciechi e afasici, l'ultima risorsa risiede in una critica dell'immagine. In generale.credo che un cineasta debba ricercare nuove forme di espressione all'interno di un discorso individuale. Sono per lo scambio di esperienze; detesto le scuole di poesia e le professioni di avanguardismo. Ritengo che il giovruJe cinema italiano abbia espresso una necessità e una volontà di rinnovamento soprattutto nelle storie o nella loro assenza. Ma ·per quanto riguarda il linguaggio la situazione è tragica. Salvo due o tre episodi di reale riflessione e autonomia linguistica, ci troviamo nel grottesco e nell'assurdo. Siamo circondati da decine di tentativi di tanti piccoli Wenders, piccoli Herzog, piccoli Antoniani e _perfino piccoli Jarmush, dimenticando che il cinema di questi autori è già un cinema-limite Egidio.Eronico (foto di Fulvio Farassino). .., -------1 87

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