Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

CINEMA a tensione espressionistica) un vero barbone drogato e schizofrenico nei suoi vagabondaggi allucinati e ironici di ultimo imperatore di "una città senza più impero e senza più dignità". E una Roma pasoliniana, di borgate e di rovine, non però ideologica: non di vitalità e angoscia preistorica, ma di "follia" come essenza. D'Alessandria usa un linguaggio di un realismo minuzioso, variato nell'iterazione e sorretto da un bianco e nero incisivo senza estetismi, che non si disperde in empirismo e in assenza di direzione per forza di un'idea e di una rappresentazione (forse, al contrario, con qualche ombra psicanalitica di troppo). Come già sapeva Bloch, un "conoscere importante" deriva talvolta da ciò che è ai margini. TESTIMONIANZE RIFLESSIONI NEL DISORDINE SilvioSoldini Un intervento con un capo e una coda mi è in questo momento difficile. La maggior parte delle mie energie è ancora impegnata nelle ultime fasi di montaggio ed edizione del film che ho girato quest'estate, di cui devo ancora girare due scene invernali e che non ha ancora un titolo che mi soddisfi. Da un lato, quindi, credo mi manchi quel minimo di distacco che sta alla base di ogni riflessione; dall'altro devo ammettere che mi sento in una posizione piuttosto scomoda perché so che il mio vero intervento, quello che darà forza, convaliderà oppure smentirà ogni mia parola, è il film di cui sopra, che per ora nessuno ha visto. Ad aggravare ancor più le mie già scarse capacità dialettiche c'è anche la confusione di questa fase di montaggio - quella in cui ormai il film lo si sa a memoria e la facoltà di capire cosa •si è realmente prodotto è in buona parte annullata. Ecco la ragione di questi frammenti. · "Tutti vedono le cose del mondo meglio del cinema. Ma il_ vantaggio del cinema è chef~ vedere ancora le cose del mondo." Avevo messo questa citazione di Flaiano a chiusura di un "videotrailer" che mi era stato commissionato da Salso Film Festival nel 1988. Il trailer era un po' sui generis, se non altro per il fatto che il filmda cui il trailer (o "prossimamente") era tratto non esisteva ancora. Esisteva solo un'idea vaga, qualche pagina di appunti, una ventina di scene abbozzate. Un anno dopo, nel maggio '89, ho iniziato le rfprese di quel film. Riuscire a fare il filmchesihain testa,diquesti tempi, in Italia, è a dir poco arduo (e quando ci si è riusciti bisogna poi trovare il modo di farlo arrivare al pubblico nèlle sale!). Per questo, in fondo, non posso che considerarmi un fortunato. Il film è stato prodotto con soldi svizzeri e, dopo lunghe attese e viaggi a Roma, italiani (solo una parte di quelli che cercavamo, in realtà). È stata quindi una coproduzione tra la società che avevo fondata dai tempi di Giulia in Ottobre con alcuni miei stretti collaboratori e una società svizzera: Non credo che sarei riuscito in nessun altro modo a fare questo film. Ma la cosa per cui mi considero fortunato è prima di tutto l'aver trovato attorno a me delle persone (alcune delle qùali, ad .esempio Luca Bigazzi che firma la fotografia, collaborano con me da anni) che ancora credono che si possa (e si debba) fare un cinema che abbia un senso - o che per lo meno tenti di trovare un senso - e che parta da idee produttive nuove 84 (per lo meno in Italia, sic!). Delle persone che hanno accèttato di. lavorare in condizioni non facili ed economicamente certo non allettanti, e che hanno portato al film qualcosa di fondamentale e di raro nel mondo del cinema: l'entusiasmo .. Ne.I periodo in cui non avevo· ancora perso le speranze di trovare la totalità dei soldi che ci servivano per produrre il film mi sono rivolto oltre che alle televisioni anche a dei produttori romani. Cercavo un coproduttore, in linea' di massima, o una prevendita televisiva. Già sapevo che la cosa non sarebbe stata semplice, ma quello che non sapevo è che il mio era un film "sperimentale". "È difficile fare deJ cinema sperimentale in Italia", mi è stato detto chiaro e tondo in un paio di occasioni. Perché sperimentale? Perché i nomi degli attori che proponevo non erano famosi, perché la storia non è facilmente riconducibile ai soliti schemi, perché ci sono non due ma quattro protagonisti (che addirittura non si conoscono tra di loro), perché il regista non è famoso, ... e forse anche perché l'intento di fondo- al di là dei vari accadimenti, dell'intreccio, delle storie dei singoli personaggi e delle loro traiettorie che a poco a poco si incrociano - era, per dirla con Flaiano, "di far vedere ancorale cose del mondo". Così ho scoperto che quando vado al cinema quello che amerei vedere più di ogni altro è un film "sperimentale". E ho anche scoperto perché di italiani non ne vedo praticamente ~ai. Un amico mi ha chiesto di recente cosa mi spinga ancora a tentare di fare del cinema, cosa mi possa far credere che sia possibile fare dei film -al giorno d'oggi, in Italia-che abbiano un senso e che allo stesso tempo arrivino a un pubblico abituato a ben altro. Probabilmente ho ancora la fiducia (un po' idealista?) che esista un pubblico anche per dei film che si interrogano. Anzi, sono convinto che esista unpubblico per un cinema che esca dagli schemi triti e ritriti del cinema italiano: bisogna solo riuscire a far sì che siano dei veri film e non dei balbettii, dei film con un peso, che riescano a investire, a scalfire. Lo so che i pochi esempi da citare sono solo stranieri, e che altrove in fondo le cose per un certo cinema vanno sicuramente meglio che in Italia- ma questo è quanto. Sono convinto che uno spazio esista, bisogna solo essere capaci di conquistarselo. Ascoltando e leggendo quello che si dice attorno a q1e, ogni tanto ho l'impressione di sognare. Il cinema italiano - così pa.re :....__sta rinascendo! Anzi, esiste addirittura un nuovo cinema italiano, con tanto di premi conquistati a qualche festival e un buon afflusso di pubblico nelle sale. La crisi, la famosa crisi, è quindi finita? I segnali inviati da questi nuovi film italiani (quelli che arrivano alla distribuzione, per lo meno) purtroppo non sono affatto rincuoranti. Ultimamente solo in un caso (Mery per sempre) ho avuto l'impressione di aver visto un film che valesse la pena di vedere - anche se in fondo, sotto altri aspetti, mi aspetto di più da un "nuovo" film italiano. Per il resto; nella migliore delle ipotesi, vedo film così detti "ben fatti", o "carini", e in fondo ·mi sento preso in giro perché c'è sempre qualcosa di non detto, non affrontato, e di fasullo. Sono comunque molto rari i film dove storia, personaggi, situazioni non siano così lontane dalla realtà ... da dover per forza sfociare nella gag e nel comico per conquistare almeno il pubolico meno esigente. Ma... e il "nuovo", in tutto questo? In un mondo così impestato e infestato da immagini prevalentemente pubblicitarie, l'esigenza di fare dei film nasce, nel mio caso, paralle!amente ali' esigenza di trovare delle immagini diver- . .

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