STORIE/MACHADO Aveva davvero laforma di un campo sportivo, più che di un camposanto. Come faranno, adesso, i ragazzi? Per tutti, io ero un defunto immenso e diffuso, che presiedeva la notte di Arraiàl. Per la verità, non ho trascorso neppure un minuto vicino al mio corpo. Ad accollarsi questo incarico erano state la maestra e la vecchia. Fluttuai sopra i tetti, penetrai di soppiatto nelle case. Mi trattenni accanto a varie creature, le seguii nei loro gesti più intimi. Com'è semplice questa gente, a porte chiuse! Ad alcuni che dormicchiavano toccai lievemente la nuca. Un semplice tocco, giusto per apprezzarne il fremito di paura. Nessuno mi vide. Mi spiaceva di non poter presentare il mio volto sotto forma di vapore, come ai tempi in cui si credeva ai fantasmi. Non riuscii nemmeno a spegnere le lampadine accese a causa mia. Forse perché i miei fluidi si stavano infiacchendo, forse perché il mio corpo si stava disintegrando. Eccomi al lumicino, pensai. Posso tuttavia fare una capatina fino al cimitero, dove mi installeranno nel pomeriggio. Il cancello è stato sistemato, i muri sono stati dipinti a calce. la fossa è aperta. le porte per il calcio sono state tolte. Peccato. Aveva davvero la forma di un campo sportivo, più che di un camposanto ..Come faranno, adesso, i ragazzi? La campana comincia a suonare. I cani si mettono ad abbaiare. ·sta arrivando il momento. Mi ritiro dov'è il mio cadavere per assistere all'uscita. La maestra non si è mossa. (Ma lei non mi molla un attimo, signora maestra!) Ah, potessi articolare le parole! Che occhiaie, che maniera sospetta di guardare un corpo morto. Ora mi stanno trasportando. C'è aria di festa. Tutti mi vengono dietro, tranne il Fundador. Con il pretesto di dovere castrare dei tori sul monte, ha lasciato Dona Maria malata e gravida nel letto, ed è scomparso. Della morte non vuole saperne; dice che a lui il cimitero non piace. Neanche a me, piace. Soprattutto perché sto per venire sepolto, con quell'orribile scampanìo che pare il suono di uno strumento a percussione, confuso, privo di ritmo. Non ho mai sentito suonare a morto così male. La popolazione mi segue con relativa compostezza. Perlomeno, fa del suo meglio. I ragazzi sono arrivati, finalmente. Molto freddi. Sotto le gramaglie, le signore nascondono un certo entusiasmo. Alcune quasi sorridono. Sono vicino, e vedo. Di quando in quando si ricordano, simulano costernazione. Costernazione autentica, invece, regna dietro, vicino alla banda dove i ragazzi continuano a deplorare la perdita del campo sportivo. In compenso, fanno il filo alle ragazze. - Non qui, dice una. Guarda il morto! - Lascialo fare, lascia che ti stringa, ragazza, le soffio nell'orecchio. Non preoccuparti di quello là davanti, non è altro che un corpo abbandonato, la messa in scena di vecchie che pensano solo alla morte. La ragazza sembra darmi retta ... Il corteo oltrepassa il cancello di ferro. La mia cassa viene deposta vicino alla sua sede definitiva. Il ruolo cui mi hanno costretto comincia ad annoiarmi. Ridestare tante idee tristi in un villaggio così spensierato ... Non esigo nessun rispetto per il mio corpo. Che adesso stia già per scivolare giù nella tomba? Un momento. Permettetemi di volare sin là... · Il sacerdote stava concludendo il sermone in latino. Poi fa riferimento al significato della cerimonia, di consegna ai futuri morti di Arraial Novo della loro vera dimora; ed esorta il popolo "a pensare sempre alla morte!" Quando finisce, tutti hanno lo sguardo basso e fingono tristezza. Poi si è sentita la bella voce del consigliere distrettuale. Ha detto che lì si seppelliva uno degli ultimi mulattieri del nostro amato sertao, "una razza che va estinguendosi dinnanzi all'avanzata progressista dei camion"; che mi aveva conosciuto (dove? come? Ma se non mi ha mai visto, se non ho mai votato!) e aveva un'importante dichiarazione da fare: - lo non ero un defunto estraneo al luogo, io lì c'ero nato ... ~ Tutta demagogia ... ma se Arraial esiste da meno di trent'anni! I ragazzi hanno sorriso e, a voce bassa, decidono di allontanare dalla squadra il tizio giallastro che si è prestato al ruolo di becchino. La maestra si fa avanti e impartisce istruzioni. Le ragazze mi attorniano e io mi sorprendo in un'onda di indefinita allegria; per l'aura di gioventù che esse emanano. Che fare di tanta primavera non utilizzata? I miei fluidi sfiorano i loro seni. Solamente i fluidi. L'invisibile carezza fa accapponare loro la pelle, mentre sotto gli alberi risuona un motivetto triste. Cos'è successo che le ha fatte arrossire? Alcune rabbrividiscono e incrociano le braccia o si stringono nello scialle; altre si nascondono, turbate, in mezzo alla gente. Per me è il momento di scendere sotto terra. E chi mi appare su li 'orlo della buca? La mula e le sue ceste! Ah, piccola mula, non ti sei dimenticata del tuo vecchio padrone; poverina! Sei un po' malconcia, come un giocattolo abbandonato ... Subito dietro, sorridendo coi suoi bianchi denti, la metà del corpo mangiato dall'ombra, chi vedo? Isabela! -Ricordi, negretta, quel bagno nel fiume? l'unico momento bello della mia vita. Ah, adesso non posso, mulina ... adesso non posso, lsabela ... Non vedete che sono occupato a inaugurare? · I ragazzi esplodono e le vecchie gongolano, ma non riescono a piangere. E lanciano frenetiche sul mio corpo una pioggia di petali, e poi giù, zolle di terra come se fossero pietre. Si abbracciano e si congedano, felici. Avevano ormai una sede per le loro spoglie. Il cancello venne richiuso. E io rimasi lì dentro, come un uovo da richiamo. In attesa dei morti che verranno ... Rimasi, si fa per dire; uscivo sempre. All'inizio l'idea del corpo sepolto quietò i miei fluidi e durante giorni persi la memoria: un'interruzione, forse un tuffo più prolungato nel vuoto. Ma in seguìto riapparvi; e non è molto che ho fatto un giretto fino alla piazza. · Là c'è del verde dove mi piace sostare. Una ragazza passava vicino e si fermò di botto, spaventata, guardando verso di me senza vedermi. Tornai velocemente al cimitero, e fu un bene. Un cane randagio, lo stesso di quando ero arrivato, quello che in chiesa aveva abbaiato più forte é che aveva uggiolato per tutto il tempo della sepoltura, il cane di sempre, stava scavando con furia il mio tumulo in direzione delle ossa. E io, pensando ai suoi denti, provavo un malessere simile a quello che in vita si chiama_Paura. In fin dei conti, appartengo al mio corpo; non m1 devo allontanare molto da lui, se no rischio di dissolvermi per sempre. Francamente, quel che non mi vaè d'essere l'unico a usufruire del posto. Una rondine non fa primàvera - avevano detto i ragazzi- e una sepoltura non basta a fare un cimitero. Al corteo 73
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==