perché gli individui, di fronte alla forza distrutti va dell'economia di libero scambio, siano spinti alla ricerca di forme di difesa che trovano nell'aggregazione solidaristica e nella organizzazione· degli interessi le manifestazioni più rilevanti dell'azione collettiva. Nel Mezzogiorno non si è dunque mai realizzata una società di mercato in senso pieno, a maggior ragione se si considera che l'affermazione dei principi di mercato è avvenuta attraverso l'intervento della mano pubblica, cioè, negli ultimi quarant'anni, tramite il ruolo esercitato dallo Stato come attore dello sviluppo economico. La mancata-affermazione dei principi di mercato non è irrilevante sotto il profilo dei comportamenti. Il mercato è infatti, attraverso la pratica dellÒscambio, un fondamentale meccanismo di regolazione sociale, cioè uno dei modi attraverso cui vengono coordinati rapporti o attività, vengono allocate le risorse, e strutturati, composti o prevenuti i conflitti fra gli attori.L'impor~ tanza del mercato come meccanismo di regolazione sociale è evidente con riferimento a due aspetti: da un lato per la sua funzione come luogo della definizione degli interessi sulla cui base si organizzano i gruppi; dall'altro in relazione alle caratteristiche della competizione di mercato, che presuppone l'utilizzo di metodi formalmente pacifici, e quindi esclude forme violente di acquisizione delle risorse. . Insieme a questo, un altro meccanismo di regolazione sociale non si è pienamente affermato nel Mezzogiorno: il principio di autorità, che è un portato stòrico dell'organizzazione della grande industria, nella quale il potere del capitale subordina sotto il proprio comando il lavoro salariato, e dell'affermazione dello Stato moderno come detentore del monopolio della violenza legittima. IL CONTESTO Nel Mezzogiorno lo Stato ha sempre avuto grandi difficoltà di affermazione, sia sotto il profùo della penetrazione delle istituzioni nella società, sia sotto il profilo della legittimazione del su_o potere, sia infine sotto l'aspetto dell'integrazione sociale e politica della popolazione meridionale. . · . Di conseguenza, mentre per µn verso non s1 sono affermati pienamente principi "pacifici" di compet~ione s~iale, per l'altro in molti luoghi, ideali e fisici, l'imparziale autontà dello Stato è rimasta sulla carta. Ciò ha avuto molteplici conseguenze. In primo luogo l'incompleta affermazio~e del me,~ato ha ~~pedit? un tendenziale processo di omologaz1one degb mteress1. Sotto Il profilo delle disuguaglianze sociali la _situaz_i.one ès~~ sempr~ molto frammentata; da qui una forte dispersione degh mteress1, una loro frantumazione sociale che ha determinato la tradizionale e tipica situazione di una molteplicità di domande particolaristiche nei confronti della classe politica. Quest'ultima, di converso, di fronte al carattere particolaristico della domanda, ha reagito in due modi. Da una parte accentuando risposte in termini clientelari e non universalistici, dal! 'altro tentando di sosti~uirsi a una società civile debole, assumendofonzioni di organizzazione ?i reti solidaristiche e•associative. Ma questo ha avuto un 'ultenore conseguenza perversa sotto il profilo dell'azione ~ol!et~va; ha de~rmi: nato cioè una forte dipendenza delle assoc1az1om secondane dai partiti politici. . Per quelle di queste associazio~i ~~e appartene~a~~ _a11~ schieramento di governo ciò ha s1gmf1cato la poss1b1bta d1 pratiche clientelari tendenti a mantenere la dispè~sione ?egl! interessi. Per l'opposizione, viceversa, la costruzione d1 reti solidaristiche a partire dai partiti politici - e non viceversa come era stato nel centro-nord del paese a cavallo tra .l'Otto e il Novecento - ha significato una dipendenza dai partiti, e quindi . una mancanza di autonomia delle reti associative, e una loro immediata identificazione come espressioni di una parte politica e non coni e manifestazioni di forze autonome della società civile. Paradossalmente quindi questa funzione vicaria assolta dalle forze politiche di fronte alla debolezza dei reticoli associativi n?n ha determinato né una forza maggiore dello Stato, né una crescita dell'azione collettiva. Sotto questo profilo si sono combinati ulteriori fattori di complicazione nel rapporto tra interessi e azione politica, in particolare negli ultimi trenta anni. Infatti le funzioni di welfare assunte dallo Stato si sono innestate, nel Mezzogiorno, in un contesto nel quale le prestazioni venivano concepite non come il risultato dei diritti di cittadinanza, ma come il frutto della benevola e paternalistica attività dei protettori politici. Cosicché anche i diritti di cittadinanz~, .eh~ sono_ i) risultato di un processo di difesa dal mercato e d1aspn confhttt sociali, nel Mezzogiorno assumono il significato di un'attività redistributivo-paternalistica dell9 Stato. La mancata affermazione del principio di autorità e del principio di mercato come meccanismi di regolazio_nesociale: e, la forte presenza di meccanismi redistributivi det~rmman? prec1s~ atteggiamenti sul piano delle forme <l'.az~one~et ~o~gett1.~nf~tt1 il permanere di forme di aggregaz1om sohdarist1~he d1 tipo primario (famiglia, parentela, reti amicali) ~he, s1 i:adu.cono immediatamente e spesso senza alcuna med1az1one m dirette espressioni di tipo politico, e il persistere di a~regazi~ni ve1;!cali degli interessi,.tipiche del clientelismo, combmandos1 con I 1_de~ che Io Stato è qualcosa di lontano e diverso che assolve f~nz1om di redistribuzione sociale, costituiscono il fondamento d1quelle singolari aggregazioni di interessi eh~ hanno cara~ter~zato.~olte esperienze meridionali: l'alleanza d1 tutta la pe_nfen~ (le forz~ sane e progressiste della rinascita del Mezzogiorno ) contro Il centro. s
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