Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

STORIE/MO YAN Il sole di un-rosso tenero si alzò,finalmente, efu svegliato da un canto che non aveva più niente di umano. sembrava che ci fosse anche il cagnolino giallo-,- avanzavano lungo il letto del fiume dai riflessi d'argento, e venivano verso di lui senza odio né rabbia. Percepiva già il rumore dei loro passi e vedeva spiegarsi le loro grandi ali nere. La visione delle ali nere gli fece prendere coscienza che stavapenetrandonel mondo "dei venti e dell'acqua ... " Si misea calpestare la gelata mattutina, andava su e giù nell'acqua scivolando fra le anguille fini come vermicelli. Le scostò e sprofondò in una stanza nera come la fuliggine. Quel pomeriggio, era appoggiato al muro di malta e guardava tremantesuopadre chepasso dopopasso avanzavaversodi lui. Il giorno illuminava la sua alta statura e il viso dove si leggeva l'angoscia. Lo vide avanzare zoppicando, unpiede i_nuna scarpa, l'altro nudo.Lo prese per il colletto, sollevandolo lentamentecon la destra, mentre nella sinistra teneva l'altra scarpae lo lasciò cadere con forza. Per la -terzavolta il bambino si sentì sollevato in aria. Si rialzò completamente stordito, suo padre gli sembravaancora più grande, l'ombra smisuratariempiva tutto il cortile. Il padre e il fratello si stagliavano comeombre cinesi e oscillavano nel crepuscolodi un rosso sangue.La suola spessa dellavecchia scarpa si abbattè dapprima sulla testa, inchiodandogli letteralmente il collo fra le spalle. Poi i colpi cominciarono a piovere sulla schiena con più o meno forza, la suola si assottigliava in una nuvola di polvere. -Niente potrà fermarmi! Speciedi bastardo!Volereo no, sei mio figlio!- Un'acredine profondaemanava dallesueparole.La sua mano, mentre parlava, non si era fermata un secondo e quel che restava della suola dava al bambino un pizzicore sulla schiena ad ogni colpo, e più andava avanti più la suola risuonava di un suono vuoto. Non riusciva più a controllare la sua rabbia, il cuore era come una palla di cannone. Un desiderio folle di parlare lo attanagliava, più i colpi cadevano più questo desiderio diventava violento:sentì lapropria vocelacerarsi inunurlo:-Stronzo!__: Il padre restò stupefatto, la scarpa cadde al suolo senza rumore. Gli occhi del padre erano pieni di lagrime, le vene del collo si torcevano come vermi. li bambino strinse i denti e gridò di nuovo: - Sporco stronzo! --' Il padre soffocò un grido,poi prese dal tetto una corda di canapa ben dura che bagnò nella salamoia ritirandola poi lentamente e allungando le braccia per sgocciolarla; ne colò un'acqua disgustosa. -Levagli i pantaloni!-ordinò il padre al fratello. Il fratello emerse da una luce smorta, tremando dalla testa ai piedi e si fermò, evitò lo sguardo del bambinoe balbettandocon pena guardò il padre:- Ti prego lascialo...- li padre rifiutòcon un gesto categorico: - Ti ho dettodi toglierli, non possiamo permetterci di rovinare i pantaloni.- Lo sguardo del fratello sfiorò rapidamente il volto pietrificato del bambino, poi il petto dove gli si scorgevano le costole, poi si fissò sui pantaloni. Il fratello si abbassò, il bambino senù un aria ghiacciata passargli fra le gambe, i pantaloni scivolarono come una nuvola e si fermarono ai suoi piedi. Il fratello·gli prese la caviglia sinistra e fece scivolare una gamba dei pantaloni, poi ripetè l'operazione con lacaviglia destra e li tolsecompletamente. Il bambinosi sentì scorticato vivo e guardando allontanarsi l'ombra impaurita del fratello, urlò di nuovo - Stronzo! Il padre alzò la corda. Questa danzava nell'aria descrivendo degli arabeschi, minacciando le natiche del bambino; bruscamente si irrigidì, e risuonò di un rumore secco. Il bambinosi lasciò scappare un gemito, l'ingiuria, divenutagli ormai familiare fuoruscì fra i denti stretti. Il padre gli diede quarantacolpidi frusta senzainterruzione, il bambinoripetèper quarantavoltela stessa cosa. Ali' ultimo colpo, la corda si piegò e si abbattèesanguein unarabesco.Il grido del bambino si infranse senzaforzainunrantolodi dolore. Il padre, senza fiato, gettò la cordacheavevacambiato colore ed entrò dentro casa. La madre e il fratellolo seguirono, la ma9Cesi rivolse al padre, colma di rabbia:-Cosa aspetti a regolare il conto anche con me, che viviaino a fare! Vai, falla finita con tutta la famiglia mentre ci sei! La morteè più dolce della vita. È tutta colpa di quell'imbecille di tuopadre,che sapevamoltobeneche icomunisti sarebberoarrivati,chebisognoaveva di comprare questi venti mu di terra in una cunettadové nemmeno i conigli sarebbero venuti a fare i loro bisogni?E così siamo stati classificati contadini medio-ricchi e viviamoda allora questa vita da cani! -E tu come mai hai voluto sposare un contadinomedio-ricco? A quell'epoca i contadini poveri non mancavano!-ritorse il figliomaggiore. La madre scoppiò in singhiozzi, i gemitidel padre si mescolarono ai singhiozzi della madre. La corda era là come unverme che strisciava,quaformavaun nodo, là si arrotolava comeun guscio di lumaca.Albambinovenne bruscamente la pelle d'oca e i muscoli si tirarono, approfittò di questa forza per alzarsi in piedi e restò pensierosoqualchesecondo in mezzo al cortile, immerso nel crepuscolo, poi bruscamente saltò verso il portone e sgusciò fuori da-unadelle aperture... Un po' prima dell'alba si riprese, non aveva nemmenola forza di àlzare la testa per guardare la luna livida. Sentì le grida lacerantidellamadre: "Hu ...Hu...Hu...Hu...Hu...Hu..." lavocerotta dalla tristezza, "Mio povero piccolo" singhiozzava. Le grida penetranti ridestarono. una sofferenza ancora viva. Provava, il bambino, lagioia di chi haappagato la sua vendetta.Lanciòunur-. lo, un bruciore gli trafisse la bocca dello stomaco, un rumore di carta secca stracciata rimbombò nella sua coscienzae subitodopo, unventogelido, atroce, si impossessò bruscamentedi lui.Sentì infine il rumore della suacaduta in una cavernaghiacciata,I'acqua freddissima gli lanciò dei ghiaccioli e lo pietrificò. Il sole di un rosso tenero si alzò, finalmente, e fu svegliatoda un canto che non aveva più niente di umano. Sembravache un uraganosi stesse abbattendo su una foresta millenaria,i rami secchi, le fogliemorte e tutto ilputridume erano sollevatidal lettodel fiume e vorticavano nel cielo.L'uragano passò, si installòun silenzio strano e opprimente. Il sole sgorgò di nuovoe si alzarono improvvisele note calde di unamusica che gli accarezzavanodolcemente le natiche striate di colpi. Una scintilla si accesenel suo cervello, tutta gialla, poi rossa e infine verde, semprepiù piccola. Vacillò un po', poi si spense. Quando lo trovarono, era già morto... Il padree lamadreavevano l'occhio fisso come pesci... I volti di quelli delvillaggioerano aridi come un deserto, guardarono le natiche del bambino, splendenti nella luce del mattino... · Come se fosserounbel visodi bambino, comesefosseilmio... (da Le radici lrasparenli,1985) 59

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