ILCONTISTO Perché ·al Sud non c'è azione collettiva? Una domanda e qualche risposta Raimondo Catanzaro È considerazione largamente condivisa che nel Mezzogiorno vi sia, rispetto ad altre aree del paese, in particolare quelle del centro-nord-est, una carenza di forme di aggregazione sociale e di solidarietà non primaria (differente cioè dai reticoli ristretti di tipo familiare, parentale o amicale). I movimenti collettivi nella media sono stati e sono sporadici ed effimeri; spesso il carattere localistico della politica tende ad assumere l'aspetto della sommossa, della ribellione, sfuggendo di mano ai partiti e ai sindacati (si pensi alle rivolte per la questione della capitale regionale in Calabria, o, più di recente, ai movimenti a favore dell'abusivismo edilizio). I movimenti, quando vengono in essere, sembrano lasciare poche tracce, non si cristallizzano in tradizioni organizzative stabili di comportamento. Sorgono spesso, al pari ehe in altre aree del paese, come forme di critica violenta alla politica istituzionale, ma a differenza dei luoghi in cui i reticoli della politica sono collegati in modi robusti alla società, tendono ad assumere subito la forma di soggetti non solo politici, bensì tendenzialmente partitici, che scavalcano i partiti e negoziano direttamente con lo Stato o con le autorità regionali e della politica locale. Questo carattere di esplosione improvvisa, ma effimera quanto ai precipitati istituzionali che è destinata a lasciare, tipico delle forme di aggregazione collettiva e solidaristica nel Mezzogiorno, è una spia del persistere di quella che tradizionalmente è stata, considerata come la debolezza di una società civile contrassegnata dalla scarsa presenza e dal basso peso delle organizzazioni secondarie degli interessi, e del fatto che si tende a riutilizzare i reticoli di relazioni parentali e amicali come risorse da spendere nell'.agone politico. Quali le ragioni di questa persistente discrasia tra Mezzogiorno e resto del paese ·sul piano dei comportamenti? Oggi che la parte più attenta degli osservatori delle cose meridionali pone l'accento sulle condizioni politiche, sociali e amministrative del ritardo nello sviluppo economico vale la pena suggerire alcuni spunti di riflessione a proposito delle condizioni non economiche dello sviluppo, e tra queste al tema dell'azione collettiva e delle forme associative. Qualche anno addietro avanzavo l'ipotesi che la carenza di azione collettiva nel Mezzogiorno fosse stata determinata da quello che avevo definito come il "salto di una fase" nella storia meridionale. Tale fase è qùella dell'edificazione e dell'affermazione di una società individualistica di mercato, quale è venuta in essere nei paesi che hanno vissuto l'industrializzazione. Nel Mezzogiorno viceversa non si è mai affermata una società industriale, neanche a seguito della politica di industrializzazione per poli del secondo dopoguerra. Il Mezzogiorno è quindi passato da una fase di economia agricola e arretrata ad una in cui, nel breve vo)gere di pochi lustri, è diventato una società a occupazione prevalentemente terziaria; e per sovrammercato con un terziario non legato ai servizi all'industria, avanzato, ma di piccole dimensioni, spesso ai limiti della sussistenza, ovvero- garantito dallo Stato e con i privilegi di stabilità e non licenziabilità propri del settore pubblico in una situazione storicamente improntata a disoccupazione e precarietà del lavoro, 4 A differenza delle società che sono state segnate dall'esperienza dell'industrializzazione; nel Mezzogiorno non si sono realizzate le condizioni di durata della forma di lavoro dipendente nell'industria che hanno consentito storicamente la piena affermazione dei principi individualistici, in base ai quali ciascun soggetto è considerato artefice del proprio destino e la ricchezza o la povertà non sono considerate conseguenze di un ordine sovrannaturale, ma premi o sanzioni conseguenti all 'agirc.individuale. Com'è noto, è proprio con l'affermarsi di una tale concezione che viene meno la fine del dovere morale, sanzionato dal costume, di protezione e assistenza dei ricchi nei confronti dei poveri. Perché una tale concezione possa affermarsi pienamente è necessaria la completa mercificazione del lavoro umano e la frattura del rapporto paternalistico tra classi superiori e classi inferiori. L 'af-. formazione del prinèipio individualistico, cioè l'atomizzazione sul mercato, è il requisito necessario perché, spezzato ogni vincolo di solidarietà primaria naturale e sociale, emergano gli interessi e le loro aggregazioni orizzontali. In questo senso l'individualismo di mercato è il presupposto Sotto: ragazzi di Matera in una foto di Carlo Garzia . A destra: Spaccanapali in una foto di Guido Giannini.
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