Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

STORIE/MO YAN schiacciato dalla macchina, gli intestini trascinati nella polvere come una lunga corda. Il cane avanzava senza un lamento e sembrava rassegnato alla sua sorte. Vide il cagnolino trasformarsi poco a poco in coniglio e poi in un topo giallo , fino a scomparire completamente. Attorno, ma non riusciva a localizzarlo, si innalzava un fragore di bottiglie vuote. In basso si distendeva il mondo degli uomini. Lì in alto sul suo alberò non faceva né troppo caldo né troppo freddo, era rannicchiato come un verme che svernava in una cavità fra le foglie. Vide la cacca di un uccello cadere a picco sulla casa in mattoni. Non sentiva più le grida della bambina. Guardava con sgomento il cortile di fronte alla casa che non avrebbe mai potuto vedere se non fosse salito sull'albero. E questa bambina, dagli occhi neri come il carbone, che sta- , va giù ai piedi dell'albero? Veniva spesso a cercarlo per giocare e i suoi genitori gli avevano spesso detto che era proibito andare a giocare dalla Piccola Zhen (Piccola Preziosa). Questa bambina era veramente la Piccola Zhen? Non ne era per niente sicuro. A causa di quello sguardo sempre perduto nel vuoto che aveva, lo prendevano un po' per l'idiota del villaggio. Osservava il cortile: una larga grondaia in tegole lo circondava, un "muro degli spiriti" nascondeva l'entrata, lungo il muro, le rose perdevano le foglie lasciando solo i gambi di un rosso purpureo. I suoi occhi furono abbagliati per un istante dai raggi delle ruote di due biciclette, parcheggiate nel cortile, che gli rinviarono una luce tagliente come una lama d'acciaio. Un uomo, alto, usci dalla casa per pisciare rumorosamente contro la parete del muro, intravvide la faccia rossastra e si aggrappò all'albero, terrorizzato, tentando di trattenere il respiro. Conosceva quell'uomo, era lui che un giorno l'aveva preso per l'orecchio e gli aveva chiesto davanti a tutti: -Allora Picco- . lo Hu, mi sai dire quante zampe ha un cane? - Mordendosi gli angoli delle labbra aveva risposto: -Tre! - Tutti erano scoppiati a ridere. Suo padre e suo fratello erano anche loro fra la folla, il fratello era diventato rosso dalla rabbia, mentre il padre rideva insieme agli altri. Suo fratello avrebbe voluto picchiarlo ma il padre si era intromesso dicendo: -Al segretario piace giocare con lui, vuol dire che gli siamo simpatici e che ha un po' di considerazione per la nostra famiglia.- Suo fratello l'aveva lasciato e prendendo una focaccia di patate dolci gli domandò incollerito: -E questa cos'è?- Il bambino, stringendo i denti, aveva risposto: - Merda di cane! -Piccolo Hu, via sbrigati! urlò la bambina ai piedi dell'albero. Riprese lentamente l'ascensione verso la cima. Non riusciva più a controllare le gambe che si erano messe a tremare. Un fumo denso e biancastro uscì ali' improvviso dal camino della casa e si infiltrò fra i rami in direzione dei nidi. Le gazze e i corvi spiegarono le ali risplendenti per il sole e si assemblarono attorno al bambino squittendo a squarciagola. Afferrò il ramo robusto e lo tirò con tutte le sue forze, l'albero vacillò, ma il ramo resistette. - Tieni duro! - gridò la bimba,-1 'albero è solido, si dondola così solo per far paura. Tirò il ramo verso di lui, l'albero si piegò a due riprese a forma d'arco. Sentì un formicolio nelle bracc.ja e un intorpidimento nelle dita. Il ramo resistette, poi bruscamente cedè. Le gambe gli tremavano, si sentì preso dalle vertigini. la bambina aveva il volto sempre alzato verso di lui. Delle volute di fumo ribollivano 56 sotto l'albero come delle onde. Il freddo lo penetrava poco a poco, dei capelli gli si drizzarono sulla testa, si rese conto di nuovo di quanto era salito in alto. Il ramo ben liscio era sempre là, che lo sfidava dall'alto. Strinse forte le gambe, allungò le braccia per prenderlo e lo tirò con forza vero il basso, il ramo cigolò e urtò contro gli altri ramicelli. Spinse con tutto il suo peso sul ramo, dimenticando completamente i piedi ancora aggrappati al tronco dell'albero. Più il ramo si piegava più sentiva un odio nascere dentro di sé, soffocò un grido e si dondolò con tutto il corpo. Il ramo cedette. Si ruppe con un rumore secco, ci fu un clic nel cervello, il suo essere affondò in una specie di voluttà. Il suo corpo spiccò il volo con leggerezza, seguito da quel grande lungo ramo. Planava nell'atmosfera limpida in mezzo alle volute bianche di fumo, nella luce arancione del crepuscolo. D'un tratto vide uscire di corsa, dalla casa in mattoni, divenuta improvvisamente piatta, una donna che indossava una giacca a fiori imbottita. La sentì lanciare un grido simile ad un nitrito. La bambina continuava a guardarlo con gli occhi sgranati, quel bimbo le sembrava attaccato all'albero come un frutto ben maturo. Era invidiosa di come lui potesse sentirsi così bene a suo agio, anche a lei sarebbe piaciuto attaccarsi all'albero. Poi improvvisamente tutto cominciò a barcollare. Il bambino e il ramo volteggiavano nell'aria in direzione del suolo, il corpo del bambino si allungava come un rotolo di seta bruna che si srotolava dalla cima dell'albero, mentre il ramo che lei stessa aveva indicato lo sferzava nel volo. Avanzò di un passo, tenendo sempre i vestiti del bambino, quando ad un tratto sentì un ramo frustarle la guancia ed il rotolo di seta abbattersi su di lei. Era duro come una roccia e si sentì letteralmente schiacciata da un rotolare di pietre. Si rialzò completamente stordito dallo choc, un dolore diffuso gli attanagliava il corpo, ma a parte questo sembrava illeso. Scorse subito la bambina stesa sotto il ramo, i begli occhi neri semichiusi. Un sottile filo di sangue fuoriusciva dall'angolo delle labbra. Le si inginocchiò accanto, allungò la mano attraverso irametti per sfiorare dolcemente il viso della bambina. Il viso era duro come un pallone troppo gonfio. La donna con la giacca a fiori imbottita piombò come una CO· meta dietro la casa, ingiuriandolo: - Piccolo mascalzone! Credi che andrai in Paradiso? Come hanno fatto i tuoi a generare un tale selvaggio? Ah! Mi hai rotto un ramo! Ti rompo una costola adesso io!-A queste parole si lanciò come una furia sul bambino accovacciato per terra, ma il suo piede si immobilizzò a mezz'aria. Il suo sguardo si riempì di stupore mentre una smorfia le torceva la bocca, si abbattè singhiozzando accanto alla bambina: -Piccola Zhenzi, mia piccola Zhenzi, bimba mia, che ti succede? ... Un gatto tigrato avanzava dolcemente sull'erba secca della diga, le zampe di velluto calpestavano l'erba silenziosamente. Si fermò impaurito davanti al bambino, gli occhi lanciarono dei lampi verdi, soffiò mostrando i denti e drizzando la coda come un 'antenna. Il bambino lo guardò con aria impaurita. li gatto non se ne andava, sentiva l'odore acre del sangue che chiazzava il corpo. Non potendo sopportare più a lungo la minaccia di quello sguardo fosforescente, a fatica si rialzò. La luna era adesso molto alta nel cielo, aveva sempre quella stessa lucentezza grondante. Le stelle brillavano come dei diamanti. li villaggio era adesso completamente nascosto dentro una

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