Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

STORIE/MO YAN l'inganno. Sono molto eccitata e mi metto a lavorare di buona lena per tutta. la notte. Il cassetto sembra _quasi in ordine, ma poi ali 'improvviso la lampadina si fulmina. Nella stanza accanto mia madre ride. "La luce che proviene dalla tua stanza mi infastidisce al punto che le mie vene pulsano come un tamburo. Guarda qua", si indica la tempia~ sulla tempia sta strisciando un verme. "Meglio avere lo scorbuto. Tutto il giorno qualcosa mi batte dentro risuonando ovunque. Tu non l'hai mai provato. Per una malattia del genere, tuo padre aveva pensato al suicidio". Allunga il braccio e posa la mano paffuta sulla mia spalla, è fredda come se fosse congelata e gocciola di continuo. Qualcuno accanto al pozzo sta tramando qualcosa. Lo sento gettar giù il secchio ripetutamente, e il secchio sbaue rumorosamente contro le pareti. All'alba lo lascia cadere e fugge. Apro la porta della stanza accanto e vedo mio padre profondamente addormentato. Una delle sue mani, sulla quale noto i tendini scuri, afferra faticosamente il bordo del leuo; nel sonno manda gemiti strazianti. Mia madre, i capelli in disordine, spazza ora per terra. Mi dice che all'alba uno stormo di coleoueri dalle lunghe corna è entrato dalla finestra, si è schiantato contro il muro ed è precipi Lato a terra coprendo i1pavimento. Si è alzata per pulire, ma · mentre s'infilava le pantofole, un coleottero, nascosto in una di queste, l'ha morsa e la gamba le si è gonfiata diventando simile a una colonna di piombo. "Lui", e indica mio padre che dorme, "ha sognato che a essere morso era stato lui". "Anche nella capanna sulla montagna c'è una persona che geme. Il vento nero trascina foglie di vite di montagna." "Hai sentito?" Nella penombra mia madre si concentra e poggia un orecchio sul pavimento. "Battendo sul pavimento, queste cose sono rimaste tramortite. Sono precipitate dentro mentre albeggiava". Quel giorno sono salita di nuovo sulla montagna, lo ricordo perfettamente. Prima di mettermi in cammino, ero seduta sulla sedia a dondolo con le mani aperte sulle ginocchia. Poi ho aperto la porta e mi sono messa a camminare nella luce bianca. Mentre salivo sulla montagna, vedevo solo le fiammelle che lambivano le pietre bianche, non ho visto la vite selvatica né la capanna. (1986) IL FIUME INA.RIDITO MoYan traduzione di Danièle Turc-Crisà Mo Yan è un giovane scrittore legato alla corrente delle "radici" che attinge ali 'esperienza delle ex Guardie Rosse divenute "giovani istruiti in campagna". Questa generazione "perduta" della Rivoluzione Culturale (secondo l'espressione usata dal poeta Ai Qing), segna una rottura con l'Arte e la Letteratura impegnate nate con il movimento del 4 maggio. Questi giovani parlano-perché l'hanno vissuto, eMo Yanpiù degli altri per la sua origine contadina - dell'enorme periferia nella quale ritrovano una identità e l'autenticità di un paese che ha perso ogni riferimento culturale e ideologico. 54 Mo Y an è nato nel 1956 nella provincia dello Shandong, patria di Confucio, regione arida che vive al ritmo delle piene e delle carestie provocate dal Fiume Giallo. Lo scrittore sviluppa, a partire dal suo villaggio nel distretto di Gao Mi, tutta una visione dell'umanità cinese. Nei racconti di Mo Yan emerge la memoria di una civiltà millenaria non più idealizzata da una letteratura ufficiale che ha sempre proposto dei "modelli", ma vissuta nella propria brutalità, di cui og1ùruga evoca la crudeltà del destino. Ironia vuole che Mo Yan sia criticato per il suo "intellettualismo", troppo distante dal linguaggio contadino che gli intellettuali sono invitati a riproduITeper garantire un certo realismo. Ciò che di fatto colpisce in questo scrittore è lo stile "selvaggio" nel quale la rudezza delle parole arriva ad un linguaggio estremamente poetico e astratto. Mo Yan comincia a scrivere nel 1981 quando ha la fortuna di poter entrare nell'esercito, .sola via, allora, di emancipazione sociale per un "contadino povero". Nel 1984 è amni.esso all'Accademia delle Arti e Letteratura dell'Esercito a Pechin.o. Oggi fa sempre parte dell'Esercito, dove oltre a scrivere lavora per il dipartimento della propaganda. La pubblicazione di Radici trasparenJi nel 1985 lo pone ali 'attenzione della critica. Lo scrittore introduce nel realismo del suo racconto un mondo immaginario: quello di un bambino senza nome, senza età, vittima innocente di un mondo di violenza e di odio, dove la Rivoluzione Culturale è solo un episodio che annega in un mondo di oscurantismo. Il mondo dell'infanziache si ritrova in molti dei suoi racconti, fra cui Il fiume arido, è il paradiso perduto: l'autore lo descrive contaminando un realismo alla Faulkner con l'immaginario dei racconti della tradizione cmese. Nel romanzo Sorgo rosso, reso celebre dal film di Zhang Yimo premiato al Festival di Berlino nel 1988, Mo Yan fa rivivere la tradizione dei banditi in rivolta contro l'autorità, tema già presente nel famoso romanzo Shui hu chuan (tradotto in Italia presso Einaudi col titolo / banditi). Come nel romanzo Ming, il contadino dello Shandong si ribella contro i funzionari corrotti e despoti per riprodurre, come capo banda, un'autorità parallela, seminando il terrore nei villaggi. Mo Yan è un ribelle contro la famiglia specchio di una società inumana, dove l'uomo è distrutto senza pietà a vantaggio dell'ordine sociale; contro lo Stato che si sostituisce alla persona del padre, bestia feroce che uccide i propri figli. I suoi racconti sono un grido di rivolta contro l'ipocrisia di una società modellata da un umanesimo confuciano che privilegia il gruppo a discapito dell'individuo. Una lunà enorme, grondante di rosso, si innalzava ad est del villaggio, nel crepuscolo della pianura immensa. Le case, tinte del rosso lugubre della luna, sparivano dietro un velo sempre più spesso di nebbia e di fumo. Il sore era appena tramontato e una lunga nuvola purpurea sbarrava ancora l'orizzonte. Delle stelle piccole, tenui e tremanti si nascondevano fra il sole e la luna. Il villaggio scivolava lentamente nel mistero, non un abbaiare, un miagolio, né grida di anatre o di oche, solo il silenzio. La luna si alzava, il sole tramontava. Un bambino sgusciò via attraverso una palizzata mentre una stella si spegneva nel cielo. La silhouette del

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