STORIE/CAN XUI LA CAPANNA SULLA MONTAGNA CanXue traduzione di Maria Rita Masci "CanXue, pseudonimo di Deng Xiaohua. Sesso femminile. Nata a Changshanel 1953.Livello di istruzione: licenza media. Ha fatto il medìco a piedi scalzi, l'operaia e la supplente nelle scuole. Nel 1980 lei ed il marito hanno appreso per proprio conto l'arte del cucito e ne hanno fatto unmezzo di sussis tenza. Nel 1983 ha abbandonato l'attività (continuata invece dalmarito) per dedicarsi alle faccende domestiche e alla letteratura. Nel 1985 ha cominciato a pubblicare i suoi racconti e a essere conosciuta anche ali' estero. Nel 1986 ha partecipato al secondo Congresso dei giovani scrittori cinesi. Aspira a diventare scrittrice per trasformare i pregiudizi di certuni verso il lavoro individuale." Con questa scarna autobiografia si presenta Can Xue in apertura della sua prima raccolta di racconti pubblicata in Cina nel 1988. La sua opera costituisce uno degli sviluppi più estremi e interessanti della letteratura cinese degli anni Ottanta, segnando la scomparsa di ogni relazione di tempo, luogo e spazio, e del contenuto narrativo. Can Xue è infatti una scrittrice onirica, "cucitrice" di immagini fantastiche, di frammenti attraverso i quali ricompone un "altro" mondo, nel quale ci si muove come sonnambuli che hanno perduto ogni punto di riferimento. Il mosaico che viene a comporsi è quello degli incubi, maniacali e persecutori: alberi escono dalle orecchie di uomini addormentati, creature allucinate sono rinchiuse in capanne abbandonate, colonne di ghiaccio precipitano dal cielo, balene immerse nei loro pensieri attraversano mari sensuali. Una delle novità assolute di Can Xue è che i suoi racconti, lungi dall'essere un eccentrico esercizio di stile o di esaurirsi in una magistrale creazione di immagini, hanno l'effetto di costruire una sensazione, un'emozione. Le immagini non sono significative di per sé, ma sovrapponendosi e accumulandosi danno vita a un'atmosfera che produce un'esperienza emotiva, per lo più del sentimento dell'angoscia: angoscia per la perdita dell'infanzia, per le persecuzioni della famiglia, per la solitudine dell'amore. Il modernismo di Can Xue è certo una delle forme più totali di emancipazione della scrittura non solo dai limiti.ideologico-propagandistici che si pensavano ormai retaggio del passato - e che stanno ora tornando in· piena forza, con un linguaggio caratteristico degli anni Settanta, che mette di nuovo sulla produzione letteraria l'ipoteca politica della lotta al "liberalismo borghese" - ma anche dalle consuetudini narrative della tradizione letteraria cinese. 52 Sulla montagna nuda dietro la mia casa, c'è una capanna di tavole di legno. Tutti i giorni a casa metto in ordine il cassetto. Quando non metto in ordine il cassetto, mi siedo in poltrona, poso le mani piatte sulle ginocchia e ascolto il lamento del vento. È il vento del nord che si abbatte violento sul tetto di tavole di pino della capanna. L'ululato dei lupi riecheggia nella valle. "Il cassetto non sarà mai in ordine" dice mia madre guardandomi con un falso sorriso. "Tutti hanno le orecchie malate", continuo soffocando la mia rabbia, "ci sono così tanti ladri la notte che alla luce della luna camminano attorno alla nostra casa. Quando ho acceso la luce ho visto che qualcuno aveva fatto innumerevoli buchi con le dita sulla carta della finestra. Il russare tuo e di papà nella stanza accanto era così forte che faceva vibrare le bottiglie e i vasi nella credenza. Facendo leva con il piede sul bordo del letto, ho girato di lato la testa gonfia e ho sentito quella persona rinchiusa nella capanna che sbatteva furiosamente contro la porta di legno. Il rumore è continuato fino all'alba". "Ogni volta che entri nella mia stanza a cercare qualcosa, mi fai tremare di paura". Mia madre mi fissa guardinga e indietreggia verso la porta. Una delle sue guance si contrae in modo ridicolo per la paura. Un giorno ho deciso di andare sulla montagna a vedere che cosa era accaduto. Quando il vento è cessato, mi sono incamminata. L'ascesa fu lunga. Il sole mi dava alla testa, le pietre scintillavano di piccole fiamme bianche. Tossendo mi aggiravo per la montagna. Gocce di sudore salate mi colavano negli occhi dalle sopracciglia, non vedevo nulla, non sentivo nulla. Tornata a casa, mi fermai fuori della porta, vidi nello specchio che le scarpe di quella persona erano coperte di fango e che allorno alle orbite dei suoi occhi fluttuavano due grandi aloni purpurei. "È una specie di malattia". Sento imiei che ridono nascosti nel buio. Quando i miei occhi cominciano ad adattarsi all'oscurità, sono ormai andati a nascondersi da un'altra parte, continuando sempre a ridere. Mi accorgo che hanno approfittato della mia assenza per mandare all'aria il mio cassetto, buttando a terra alcune falene e libellule morte, pur sapendo che sono le mie cose favorite. "Quando non c'eri, ti hanno aiutato a rimettere a posto il cassetto", dice mia sorella minore con lo sguardo fisso, il suo occhio sinistro diventa verde. "Ho sentito i lupi ululare" voglio metterle paura, "c'è un branco che corre attorno alla casa e certi arrivano a infilare la testa nella fessura della porta. Questo accade appena fa buio. Mentre dormi hai così paura che sudi freddo sotto la pianta dei piedi. In questa casa tutti quando dormono sudano sotto la pianta dei piedi. Basta vedere quanto sono bagnate le imbottite per capirlo". Il mio animo è turbato perché dal cassetto mancano delle cose. Mia madre finge di non saperne nulla e abbassa gli occhi. Ma io sento il suo sguardo feroce sulla mia nuca, e dove esso si posa, la pelle si mette a formicolare e si gonfia. So che hanno sotterrato la
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==