Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

TRE RACCONTI CINESI La generazione del trenta-quarantenni, del dopo-Mao e di piazza Tien-An-Men FUMO Acheng traduzione di EdoardaMasi I Zhang ha avuto una bambina. Bene, dice Zhang: purché da grande non mi assomigli, non riuscirei a maritarla. - Perciò ha nome Bella. Cognome, naturalmente, Zhang. Non che ci sia qualcosa di male a chiamare una Bella, dicono i colleghi di università, però è un po' comune. Uno come te, che ha studiato: non sai inventare niente di più fine? Dice Zhang: Che male c'è se è comune? È positivo, che altro vuoi al giorno d'oggi? Qualcosa di solido. E i colleghi: Solido? Allora, chiamala minerale, roccia ignea, roccia acquea. Questo conosciamo di solido. - Zhang studia geologia. II Zhang ha un debole per la bambina. È un fumatore. La moglie ha detto: Devi pensare a smettere di fumare, se vuoi avere un figlio. Il libro dice che il fumo degli adulti può danneggiare i geni dell'embrione. Zhang ha fumato ancora mezza sigaretta, poi di colpo l'ha buttata per terra e l'ha calpestata - finito. Dopo che la Bella è nata, ha comprato un pacchetto di sigarette. La moglie ha detto: Vuoi far diventare neri i polmoni di Bella fin da adesso che è piccola? Zhang ha assunto un'aria desolata. Va bene, fuma, ha detto la moglie, basta che non fumi accanto a Bella. III È arrivato l'autunno. Bella è un po' cresciuta, sa indicare le cose con la mano, indica mamma, indica papà, sa anche afferrare l'orecchio, tira i capelli di mamma, tira il naso di papà. Un giorno la moglie di Zhang ha la bambina in braccio: Zhang lì accanto stringe le ciglia, fa gli occhiacci, e Bella eccitata ride e agita lemanine. La moglie avvicina Bella al viso di Zhang, e la sua mano si tende verso la bocca di papà. In un baleno, Zhang alza la mano e dà un colpo da far barcollare madre e figlia. Zhang è nel dipartimento di geologia, è abituato a maneggiare e battere le pietre, ha la forza di cinquanta chili nelle mani. Presa alla sprovvista, la moglie cade. Ma è una madre, e così sdraiata a terra si gira a prendere Bella e la stringe al petto. Bella scoppia a piangere. Dalla testa della moglie scorre il sangue, e lei, che non ha mai insultato nessuno, ora si mette a maledire Zhang. Lui è irrigidito, trema per tutto il corpo, gli manca il respiro. Il St!doregli scorre dalla testa sul collo. . E all'ospedale. Solo dopo due giorni e una no_tteha parlato. IV Era il 1960, c'era la carestia, si moriva di fame; se si eccettua lo Yunnan, tutto il paese ne soffriva. Quell'anno mi ero diplomato e facevo lavoro sul campo, ricercavo minerali in montagna. E poi, mi smarrii; avevo la bussola, ma non mi servì. Avevo fame, fame. Ero turbato, sconvolto, in ansia. Sono pur capace di riflettere, ma stavolta ero fuori. Da tanto non mangiavo a sufficienza, le forze mi mancavano, gli zuccheri nel fegato erano esauriti, letteralmente. Poi cominciai a sudare, poi non sudai più. Non osavo pensare a nulla, a usare il cervello avrei finito di consumare il calore. Sdraiato, l'acido cloridrico dello stomaco era così corrosivo da disciogliere i denti. Poi, dal ventre cominciò un calore, le piante dei piedi, il collo, le punte delle dita si facevano sempre più ardenti. Non l'ha scritto Andersen della Piccolafiammiferaia? È proprio come scrive il vecchio danese, prima di morire di fame l'uomo ha caldo, e passato il caldo, è la morte. Io non sono morto. Se fossi morto, come avrei potuto sposarti? E come avremmo avuto Bella? Quando mi sono svegliato, solo dopo un bel po' sono riuscito a vedere chiaro. E ho visto, lontano, un fumo. Allora ho avuto un solo pensiero, se c'è fumo cuociono da mangiare, trascinarsi fin là. Non ti dico come mi sono trascinato. Arrivo, c'è una casa. Mi inchino sulla porta, dico, Salvami la vita, dàmmi da mangiare un boccone. - Nessuna risposta. Bene, forse la mia voce è troppo bassa. Entro. Appoggiato alla cucina c'è un uomo, magro che gli sporgono i denti, una luce terrificante negli occhi. Dico, Dàmmi da mangiare un boccone; - solo dopo un pezzo l'uomo scuote la testa. Dico, Tu sei mio padre, tu sei il mio nonno, dàmmi da mangiare un boccone. - L'uomo scuote ancora la testa. - Vuol dire che non ne hai? Allora, che cosa cuoce su quella tua cucina? Dàmmi almeno un sorso d'acqua calda. -Cominciano a scorrergli le lacrime. Dice, Ti servo un orecchio della nonna ... Non gli bado più, allungo la mano e tiro su il coperchio della pentola. Il vapore si diffonde, guardo, nella pentola bolle una mano di bambino. (dalla rivista "Anni '90", Hong Kong, luglio 1989) 51

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