Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

c'è sicuramente la dolce Eco, donna bellissima ma scempiata da una chiazza squamosa che la deturpa, una macchia in perenne movimento sul suo corpo: un braccio, la schiena, amomenti il volto, e la rende allora orrenda e repellente. Ma Cypari, il proiezionista, possiede i segreti dell'arte cinematografica; a Limyra ci si arriva in autobus; la nave di Argo è a motore e Nasone parla a duecentomila romani davanti ad una selva di microfoni. Tomi è una città eterna, di ieri ma di oggi insieme; l'ossessione di Ransmayr si distende non più nello sconfinato spazio artico, ma nella profondità temporale che nasce nel mito e termina provvisoriamente nel ventesimo secolo. fu tal modo l' apologo rimanda alla nostra epoca, e narra dell 'in-· compatibilità fra libera creazione artistica e potere assoluto, allude a questioni morali attualissime, come la perdita di responsabilità individuale indotta dai macchinosi apparati amministrativi delle contemporanee burocrazie, considera quanto possa contare oggi la popolarità letteraria a fronte di quella conferita dalla televisione, e quanto sia perciò poco incisiva nelle sue prese di posizione critiche; argomenta in modo narrativo sul pericolo che ogni parola 'in vista' corre: l'essere strumentalizzata da parte tanto del potere quanto di forze eversive. E racconta il tramonto dell'imbattibile Impero romano presagito da Ovidio. · Una sintassi sapientemente mossa (a brevi periodi esclamativi e interrogativi, constatativi e descrittivi si alternano periodi avolte lunghissimi e retoricamente elaborati, enumerazioni, parallelismi e strutture frastiche architettonicamente impostate) vivacizza un lessico di notevole ampiezza e varietà, ricco di termini desunti da discipline naturalistiche: la botanica, la geologia, la zoologia soprattutto. L'estrema appropriatezza linguistica alla situazione rap-. presentata rende questa prosa sempre lucida seppur· molto varia, anche quando indugi su scene carnevalesche o su soggetti dalla fisionomia sfuggente, proteiformi nelle loro evolu- :z.ionimetamorfiche. Discende da qui quella caratteristica comune aL' orrore dei ghiacci, la lucidità visionaria di questa scrittura, un dettato 'evidente' che sa fissare gli oggetti nominati. La meraviglia del lettore accompagna dunque queste pagine, e in alcune memorabili immagini finisce per concretizzarsi: "Un rivolo di sabbia che era scivolato dietro alle pietre si rapprese. C'era di nuovo silenzio. E Cotta vide il tetto rimasto integro in mezzo alla devastazione, sul quale erano appollaiate le taccole, vide la casa tra le rovine. Si avviò in quella direzione, verso l'isolamento più estremo, e mentre si incamminava cominciò a gridare, gridò il suo nome e il nome di Nasone, di continuo, gridò che era venuto da Roma, da .Roma fino qui. Ma il silenzio non si spezzò. La porta che dava sul cortile interno era solo accostata. Egli la spinse e un attimo dopo rimase immobile, il braccio ancora teso in avanti, come colpito da un grande spavento: là, in un angolo illuminato del cortile, nel gelo di questa montagna, tra resti di neve e pozzanghere ghiacciate, si alzava un gelso teneramente verde; il tronco era calcinato a protezione dalla selvaggina, e alla sua ombra la neve era maculata di blu dal succo delle more cadute" (p. 12). L'immagine di un gelso difficile da dimenticare. CONFRONTI DickTracy,ieri. Oggi:Bilal, loustal ... Fumettid'autore Franco Serra Fuori gioco Data al dodici dicembre di un anno imprecisato del ventiduesimo secolo il momento della morte del calcio. "Era dicembre, il 12, il giorno in cui il calcio morl. Carcello è venuto a trovanni ieri. È un amico. Un vecchio fesso. Un po' meno vecchio di me, ma quasi altrettanto fesso. Lui ha un 'idea precisa della morte. Crede che sia un problema di razza ... Dice che qualche secolo fa i bambini si divertivano per strada a prendere a calci qualsiasi oggetto: lattine, frutti, stracci ... Enki Bilol: uno tavolo do Fuori gioco. Poi sono arrivate altre cose, e quel piacere è scomparso. Forse ... Ma c'era dell'altro ... Ed è di quello che mi ha parlato Delta Work 3. Volevano che partecipassi al loromensile. Sono al terzo numero. È un programma necrologio che va in onda alle diciotto. Hannogià realizzato La morte del cinema e La morte della musica. Adesso vogliono f,are La morte del calcio. Ottanta minuti per spiegare come e perché scompaiono i fenomeni di massa." Non so dire se quella data sia stata scelta coscientemente dagli autori, inriferimento a un altro dodici dicembre di un altro sistema spazio-temporale, il nostro, nel quale ha significato la fine di ben altri giochi e l'inizio di ben altre rovine. Fuori Gioco (Edizioni Dolce Vita, L.20.000) disegnato da Enki Bila! e scritto con Patrick Cauvin, realizzato come reportage durante i campionati mondiali di calcio in Messico del 1986, non è solo un libro sulla distruzione del gioco più popolare del mondo, ma anche-sulla morte dell'idea stessa di gioco e di divertimento. fu Fuori Gioco, sicuramentedaconsiderarsi "opera minore" (e occasionata da un avvenimento contingente, i mondiali di calcio, appunto), come del resto nei suoi altri lavori, tuttavia, Bila! tenta di andare un po' più a fondo; e così giustapposte le une alle altre e legate da un testo (per la verità non sempre ali' altezza), le immagini a poco a poco assumono valore di metafora di un gioco assai più pesante di quello del calcio: e lasciamo ai lettori immaginare di che gioco si tratta. li trionfo di Dick Tracy Su Dick Tracy (vedi ora: Chester Gould, Dick Tracy, Rizzali, L. 26.000), tra i lettori di "Linus" dei primi anni Settanta (meglio sarebbe dire tra i cultori di quelli che furono tra i pochi esempi di editoria a fumetti sensata, gli almanacchi e i supplementi di "Linus" da cui prese forma quello straordinario laboratorio di sperimentazione che per gli autori di fumetti europei fu "Alteralter") si aperse un'aspra polemica epistolare. La materia del contendere era tra chi sosteneva Dick Tracy come esempio unico di fumetto hard boiled e chine lamentava il carattere fortemente reazionario. Chester Gould, l'autore, lo pubblicò per la prima volta il 12 ottobre del '31 sul "New York Daily News". È da qualche mese in libreria la ristampa di alcune tra le storie migliori di quello che fu il periodo più fecondo dell'autore 43

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