domande nel merito e portare una correzione alla limitazione intro• dotta dall'Autore a proposito del1' oggetto di Genesi, cui abbiamo precedentemente accennato. Come si evince dall'elenco, Genesi è un'opera che spiega il maoismo, la rivoluzione-restaurazione Meiji in Giappone, culti australiani, melanesiani e polinesiani, l'ascesa e la caduta dell 'I• slam: com'è possibile sostenere che si tratta soltanto del "mondo occidentale"? È ben vero che, data la sfericità del pianeta, andando sempre verso occidente si compie il giro: ma perché una premessa (cfr. F. Alberoni, Genesi, cit., pp. 15-38) che mette fuori strada il lettore circa l'effettivo contenuto del libro? In realtà la ragione c'è, ed è molto seria. Esiste un fenomeno che sfugge alla formidabile cate· goria dello "stato nascente": il buddismo (più precisamente, il buddismo antico: il buddismo mahayana sembra nuovamente rientrare nel dominio deJla deduzionealberoniana; cfr. F. Alberoni, Genesi, cit., p. 166). L'Autore dedica una buona parte del libro a questo problema (cfr. ibid., pp. 91, 162-166, 332-335): evidentemen· te, egli lo avverte come un grasso scacco teorico, ciò che Io conduce a presentare le proprie conclusioni in una forma eccessivamente riduttiva. Un'altra ipotesi-se ci è consentito proseguire in queste sommarie considerazioni di "psicologia deJla conoscenza" - è che una esaustività parziale, quale quella espressa dalla formula "lo 'stato nascente• spiega completamenJe la storia del mondo occidentale", risulti in qualche modo più tranquillizzante di una universalità monca, quale queJla espres• sa dalla formula "lo 'stato nascen• te• spiega tremila anni di storia del mondo tranne il buddismo antico". Quest'ultima formulazione, comunque, a parer nostro è più corretta. Ma torniamo agli lndices e ai loro criteri di formazione. Un'ulteriore difficoltà è emersa neJla compilazione dell • /ndex Autoritatum: di nuovo, una peculiare caratteristica dell'argomentare alberoniano ha suggerito di ricor• rere a parametri speciali. In questo caso si trattava di tenere nel debito contoilfattochel' Autore-come risulta evidente fin dal primo approccio alle sue opere-mostra di conoscere direttamente soltanto una parte delle auctoritatum citate: una parte, tra l'altro, percentualmente abbastanzapiccola. Il casonon è certonuovo,nelcampo degli studi filologici,anche se è piuttosto raro riscontrarlo nella letteratura scientificacontemporaneiLFrancescoAlberoni,in effetti,ha caratteristichevicineagli autori più antichi:la culturaorale (ossia queJI~acquisitaper sentito dire)prevaiedigranlungasuquella scritta (ossia derivanteda una lettura diretta dei testi).Una strana "inattualità", quasia dispettodel- !' enorme "memoriaextracranica" (F. Alberoni, Genesi, cit; p. 523) accumulatanei supporticartaceie magnetici dell'evoodierno. L'AFA ha suggerito di compilare duedistinJ/Ai , unoper le "fonti primarie"(volgarmente, letturedi primamano)eunoper le "fonti secondarie"(conoscenzedi seconda, terza, ennesimamano, comunque acquisite).Questasoluzione può apparireovvia, ma occorre tenercontocheessacomplica leprocedureeaumentanotevolmente lamoledilavoro.Anche questa parte della ricerca è stata avviata, e già compleli!taper Genesi. E anche in questocasopossiamo anticiparealcuni risultati dovuti al CALDO: l'IA "fonti primarie" conta, in Genesi, 55 testi sicuramenteletti,almeno in parte, dal]' autore (di cui 1O sono addirittura scritti dal!'Autore, e possono perciòconsiderars"ifonti super-primarie'ì. contro i 187 testi citati perconoscenzaindiretta che costituisconol'IA "fonti secondarie". Che si trattidi cifresignificaDisegnodi JoosSt warte. tive, risulta di tutta evidenza. Tuttavia, vogliamo allontanare dal lettore l'idea che la formazione degli IA rappresenti un lavoro di mera quantificazione. Al contrario: i rigorosi criteri adottati dal1' AFA, allo scopo di dare alla distinzione tra "primarie" e "secondarie" la necessaria certezza, impongono che ciascuna fonte venga non soltanto rintracciata e collazionata col testo alberoniano, ma anche intimamente analizzata e compresa. Da questa attività di approfondimento provengono acquisizioni di grande importanza. Citiamo, per tutti, un risultato particolarmente rilevante in quanto concerne la fonte dello "stato nascente", categoria importante dell'ultima opera alberoniana. Come abbiamo visto, "stato nascente" è senza alcun dubbio, nel contesto alberoniano,. categoria in senso forte, ossia, aristotelicamente, predicato ultimo e più generale che si può attribuire a qualsivoglia cosa. Occorre tuttavia precisare che raggiunge tale statuto attraverso una lunga distillazione concettuale. Lo "stato nascente" compie un complesso percorso definitorio, attraverso prime approssimazioni (ed è "esperienza emozionale straordinaria", "uno sguardo commosso, vibrante": F. A,lberoni, Genesi, cit., p. 17), metafore tratte dalla vita quotidiana ("alla mattina ci sentiamo freschi, contenti", ibid., p. 39; "due persone scoprono di amarsi", ibid., p. 42), definizioni preliminari (''una esperienza di morte e rinascita a livello individuale", ibid., p. 40; "un vissuto che non dipende da un particolare tipo di società", ibid., p. 135), elaborazioni condotte col metodo della "differenza tra figure affini" (nel primo capitolo apprendiamo che non è "esperienza dell'essere", non è "irrazionalità". non è "emozione", non è "conflitto", non è "millenarismo", non è "utopia": cfr. ibid., p. 4357). Solo nel terzo capitolo approdiamo alla definizione categoriale vera e propria: astraendo dalle "diverse esperienze concrete di stato nascente", ossia dalle diver- - se "forme che organizzano il contenuto empirico specifico di certi soggetti in certe società" è possi-, bile definire una "Esperienza Fondamentale di stato nascente" che ha il valore di un "a-priori di Kant" (cfr. ibid., p. 90). Come si vede, la categoria di "stato nascente" si forma attraverso un procedimento faticoso, che richiede capacità di astrazioni e doti dialettiche notevolissime. Eppure l'Autore, mostrando una volta di più la sua incredibile modestia, attribuisce la paternità dello stato nascente aMax Weber. La nota 1 recita testualmente: "Ho preso l'espressione stato nascente da Max Weber che lo ha utilizzato per definire il carisma nella sua fase iniziale fluida, instabile" (F. Alberoni, Genesi, cit., p. 16). II controllo del testo weberiano cui la nota rinvia sconcerta ulteriormente (riportiamo il passo. di Weber dall'edizione italiana utilizzata da Francesco Alberoni): "Anziché operare in modo rivoluzionario, (... ) come allo statu nascenti, esso (il carisma, n.d.r.) opera ora al contrario come fondamento giuridico dei 'diritti acquisiti"' (M. Weber, Economia e società, Edizioni di Comunità, Milano 1961, p. 443). Come si vede, nel contesto weberiano lo "stato nascente" non soltanto non è una categoria in senso forte, ma neppure un abbozzo di concetto. Non è predicato, non è soggetto; non definisce nulla, si limita a introdurre una precisazione temporale: è una mera locuzione avverbiale, perfettamente sostituibile da espressioni come "inizialmente", "in un primo tempo", "dapprima", ecc. A che scopo, dunque, attribuire a Max Weber upa categoria che egli non si è mai sognato di costruire, e che è tutta alberoniana? Si possono formulare, in tal senso, diverse ipotesi. Può essere che Francesco Alberoni abbia voluto tributare un omaggio al "padre 37
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==