Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

Giovanni Gentile in una fato Luxardo. Sotto: Martin Heidegger. stessa sicurezza e passione della prima ... Se ciò è vero la demarcazione tra storia e mito non è mai definitiva." Così, gentilianamenle, Natoli presenta il farsi, l'accadere, della sua rivalutazione di Giovanni Gentile. Il modo della rivalutazione è inizialmente interno, nasce cioè da una presentazione attualistica della filosofia: "La filosofia accade nel ' movimento dell'origine e al di fuori di tale movimento non sarebbe in alcunmodo possibile. Ma l'origine è essa stessa il movimento: veramente il'Caos diviene." In principio era il Caos. Poi venne Hegel, e con lui l'Europa. "In questo senso basta essere seriamente hegeliani per essere europei." Se per giunta "si comprende la dimensione epòcaledell 'idealismo ... allora ci si porta all'altezza del proprio tempo e ci si rende capaci di individuare un passaggio di civiltà. Questo è il posto di Gentile". Poi la rivalutazione si rivolge all'esterno: l'autorità dei maestri (Spaventa) e dei discepoli (Garin) e, soprattutto, il rapporto con Gramsci e l'affinità con Heidegger. In pratica alla facile valutazione negativa che discende dalle valutazioni di Gentile fascista, viene sostituita l'accettazione piena e non ulteriormente dimostrata della tesi sostenuta da Del Noce ne// suicidio della rivoluzione. È proprio dal confronto con Del Noce che si percepisce però pienamente la superficialità, la scarsa problematicità del libro di Natoli: Del Noce infatti poneva drammaticamente gli autori di cui parlava, Gramsci, Gentile, Heidegger, davanti ai risultati pratici, politici, inseparabili per i teorici dell'atto puro e della prassi del pensiero, di ciò che avevano detto e fatto. E la gentilianità di Gramsci la dimostrava proprio, non la dava per scontata. Non dimostrava invece abbastanza l'affinità con Heidegger, si limitava ad affermarla. Per qualcuno l'affermazione dell'identità funzionale e sostanziale tra il pensiero di Heidegger e quello di Gentile era una sorta di cortocircuito, una scorciatoia che consentiva di cogli ere affinità prima oscure, non ben formulate, almeno tra qualche aspetto 34 CONFRONTI di Heidegger e Gentile. Per altri invece I' affermazione di Del Noce non faceva scattare proprio nulla, anzi se mai faceva scattare un meccanismo di rigetto e di elencazione di differenze. E se si voleva ribattere alle differenze, bisognava cercare argomenti nella propria testa perché né Del Noce né la letteratura disponibile ne fornivano. Intendo dire che mentre si può ritenere legittimo non ripetere la dimostrazione del rapporto Gramsci Gentile perché più ovvia, nota e rimossa, e poi dimostrata ad abundanJiam da Del Noce e diventata luogo comune, dell'altro, se lo si vuole usare, non guasterebbe portare qualche prova. Del Noce, in ogni caso, si muoveva proprio nel nodo drammatico, teorico e pratico, degli anni venti e trenta, della guerra, del fallimento nella distruzione e nel sangue, dei fascismi, della esplosione dei nazionalismi, della debolezza intrinseca dei tre autori della cui somiglianza era convinto. Natoli vola alto su tuttequesterniserie(esu qualche miseria aggiuntiva che ha appesantito il conto del pensiero autogenerantesi degli stati . etici e della guerra come fondamento della politica, in questi anni) e sembra interessato solo a un facile gioco di prestigio: Gent_ile è uguale a Gramsci ed Heidegger e omologo a Cari Schmitt, Gramsci è santo, quindi anche Gentile è santo, ed anche il fascismo avrà almeno un po' di santità, dato che "si poteva essere fascisti alla maniera di Gentile". Heidegger del resto, oltre che adottato a sinistra e quindi un po' santo, è il maggior pensatore europeo del novecento, perciò, oltre che per le origini hegeliane, Gentile è filosofo europeo. Perciò alziamo pure le bandiere dell'attualismo che "non è che una" delle "grandi correnti della filosofia contemporanea" ma che "non ci ha posto fuori quota rispetto ad esse". Gentile non è mai stato smentito e perciò è vero (buona metà del libretto ha la struttura di una lunga citazione gentiliana seguita da un "se questo è vero" che fa da ponte verso una lunga catena di deduzioni); non resta che citarlo per ristabilire la verità. Viene perciò ribadita come ovvia la positività della espunzione da Marx della economia (che qui è una metafora del mondo, di tutto ciò che esiste al di fuori del pensiero autocritico) da parte di Gentile, e di Gramsci; viene ristabilita la solida fondazione della politica sulla guerra, sulla violenza, sulla intolleranza, con cui Gentile si avviava a sostenere fino in fondo le gloriose giornate in cui tra il '40 e il '43 le forze di terra di mare e di cielo, agli ordini del Duce fondatore dell'impero, resero glorioso nei secoli il nome d'Italia. Come si concilii la rivalutazione totale di quel pensiero con la facile affermazione che le due guerre mondiali siano state una "guerra civile europea" non si capisce. Certo la guerra dei trent'_annitra il' 18e il' 45 è stata una guerra civile: lo è stata come lo sono tutte le guerre da che esiste una concezione universalistica degli uomini, non limitata ad una razza o ad una religione; da quando esistono le dichiarazioni dei diritti dcli 'uomo e del cittadino. Gentile e Schmitt le demoplutocrazie le volevano proprio sterminare e la teoria totalitaria della guerra, lacohcezione del nemico come fondamento della propria identità, come alterità totale, come colui che deve essere ucciso e cui si può far grazia della vita se si sottomette, riguarda proprio chiunque sia esterno al proprio stato nazionale. Non è certo la tarda e debole Teoria del partigiano, in cui iJ partigiano è sempre colui che combatte in nome del sangue e del suolo, contro lo straniero invasore, in cui non sono classificabili come "partigiani" gli anarchici di Catalogna, perché erano atei e cosmopoliti (oltre che schierati dalla parte del governo legittimo) a costituire una seria limitazione della teoria della guerra totalitaria. E la guerra totalecoine fondamento della politica, per avere una qualche forza ha bisogno di una teoria della razza e di un Fuhrerprinzip. Il nemico deve essere defini Looggettivamente; noto. Altrimenti che senso ha questa, sempre orribile, licenza di uccidere, applicata indiscriminatamente a destra e a manca, per dissensi magari minori, come quelli che separavano Ezio Tarantelli dai suoi assassini? Per fortuna l'Europa era un po' più larga, geograficamente e culturalmente, di quanto non continuino a immaginarla gli epigoni di Giovanni Gentile, che dicono Europa ma pensano più o meno alla Grande Germania, debitamente depurata degli esuli e degli uccisi. Era grande abbastanza per ospiLarealtre e più vitali tendenze culturali (né gramsciane, né gentiliane), per ospitare il diritto e le scienze positive,

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