pi" (p. 9). Come per Benjamin, anche per Bloch si tratta di prendere le cose e la storia "contropelo", ma non tanto per aprirvi delle "illuminazioni", quanto per scorgervi il germe del non ancora compiuto, di una promessa non mantenuta. di un risarcimento futuro. Se progresso c'è, non è quello lineare dello storicismo, che si ricollega al punto più "alto" della storia, quello raggiunto dai vincitori. Il progresso è in Bloch semmai il riscatto del passato, gravido di speranza come l'attimo oscuro del presente, che non cogliamo mai come tale, perché propriamente ancora non siamo. È questo il senso del mono che apre Tracce: "Come? lo sono. Ma non mi possiedo. Per questo innanzitutto diveniamo". Un'affermazionechepotrebbeapparire fin troppo hegelianà, se non sapessimo che per Bloch il singolononsidissolvenell 'universale, e l'attimo oscuro che non riusciamo a vivere pienamente non si dissolve in certezze di ordine superiore. In Bloch la dialettica si complica, non ha nella manica la gar~zia di una conciliazione- "ciò che ci ha portati violentemente fuori non sempre ci riconduce a noi stessi", p. 132-, perché indugia a raccogliere gli scarti della storia, i residui: "oggi c'è molto da raccogliere tra i rifiuti" (p. 10). Per questo ciò che a Lukàcs apparirà decadenza sarà per Bloch (e per Benjarnin, per Adorno), materia in fermento, in cui, "rimescolando qualcosa", bisognerà cogliere le tracce che portano a superare questa nostra preistoria, all'instaurazione dell'umano. A una premessa "programmatica", fanno seguito in Tracce quattro sezioru: Situazione, Destino, Esserci, Cose. In "Situazione" respiriamo l'aria della Repubblica di Weimar. Che non ha poi un sapore tanto diverso dal nostro, tant'è che queste storie ci sono del tutto familiari. Abitiamo ancora nella preistoria: si è ancora "costretti a scegliere tanto stupidamente tra una buona coscienza e un buon boccone" (p.14), "il capitale prende sotto le sue ali anche i più riluttanti, e ad alcuni questo praticamente appare come una promozione" (p. 19) e "esser poveri è la massima disgrazia" (p. 13). La sezione "Destino" contiene alcune storie degne di lunghe meditazioni: poiché la vita non ci offre più, o forse non ancora, la possibilità di avere un destino nostro, un'esistenza sensata, degna, Bloch racconta, per esempio, storie di impostori. Ma la solita morale della favola (l'impostore è smascherato e rimesso al suo posto) non è necessariamente la più feconda: mentre l'arrivista- "il suo campo d'azione preferito è la borghesia, la libera circolazione, il capitalismo; è un tipo che prospera ai nostri giorni" - "si limita a installarsi più malamente nelle vecchie posizioni di forza, come un parvenu", l'impostore (nella fattispecie il falso "conte Mirabeau") non vuole ingannare, bensì correggere l'inganno, sia pure in modo singolare; lo fa indubbiamente in maniera infantile e illusoria, ma in ogni caso corregge la falsificazione e il detestabile esser situati nei quali la maggior parte della gente è costretta a vivere. Il destino ha soffocato le loro voci". Bloch enuncia in questo modo un principio messo in atto da molta letteratura (e pittura, e teatro) del Novecento, che rimescola le carte della polemica sul realismo e l'avanguardia: deformare per constatare. L'impostura (o la deformazione) in una realtà che è frutto di imposture (e di deformazioni) deve essere compresa nelle sue motivazioni profonde, più che essere smascherata: "L'impostura rimane qualcosa di molto curioso: essa indica la gloria a cui gli uomini aspirano, e che spetta a tutti. Anzi, solo all'impostura e alla fiaba (che è piena di cavalieri di ventura che fanno fortuna) si deve in realtà l'esistenza dei principi e delle principesse che ne sono il modello e la prefigurazione" (pp. 3236). Adorno scrisse un saggio durissimo in occasione della seconda edizione di Tracce nel '59. Oltre ai dissapori con Bloch, sospettato di plagio ai danni di Benjamin, Adorno non può tollerare questa "filosofia orale", che a suo parere non tiene conto delle mediazioni storico-sociali e di quelle concettuali. Bloch non si limita infatti adif endere con discorsi "adulti" }e promessenonmantenutedell'infanzia(inquesto si troverebbe spesso vicino a Adorno), ma talvolta le cede la parola e la fa propria, convinto che c'è qualcosa nella sua voce che il concetto non può mediare: "È buono? chiedevo. Al bambino tutto piace di più in casa d'altri. Solo che anche lì capiscono subito ciò che non va (...) Essi sentono presto, sia qui che là, che molto potrebbe essere diverso" (p. 4). Dei propri otto anni restano "cose assolutamente ridicole, che non fanno parte di nulla se non di ciò che resta sempre in più dopo che avremo numerato tutto il resto" (p. 61). Una piccola storia della terza sezione, "Esserci", sembra riassumere bene ciò che si è detto: ''Quando riusciamo ad avvicinarci a noi stessi? A letto, in viaggio, a casa, dove tante cose al ritorno ci sembrano migliori? Ognuno conosce il sentimento di aver dimenticato qualcosa nella sua vita cosciente, qualcosa che è rimasto a metà strada e non è venuto alla luce. Ecco,perché spesso sembrat:uitoimport'.11:1t~ ciò che si voleva direpropnoora che c1 e sfuggito. Quando si lasciaunac_amera incui si è vissuto a lungo, ci si guardamto~? ~tranamente, prima di andarsene.Ancheqme 1:111as10 qualcosa, che non si è afferrato. Lo s1porta comunque con sé per icom~ciarealtrove:•(p. 96). Si chiariscono il mottod1saporehegehano posto in apertura del volume,l'attimooscuro, la latenza, la speranu- Il libro è montato in modo tale che le storiechesi succedonosi interpre~o a vicenda,e cosìle riflessionidi Bloch. Verso la fine(nellasezione"Cose") si riflette sul suo inizio, e sull'inizio di ogni filosofare: "Quasi nessunfilosof?prol~ga lo stupore interrogativo oltrela pnma nsposta, nessuno ha commisuratocostantementequesto stupore a 'problemi' chesipresentano in concreto": questo domandareradicale, questo "problema non costrUibile"(~me si dice in Spirito dèll'Utopia) è ineffetll 1:" Bloch_con:i-- misurato direttamenteaproblemiconcreti. È m questo commisurare "illl:"1ediato" eh~r!sie~e la radicalità del suopensieroe anche11nschio dei cortocircuiti che gli rimproveraAdorno. Ma nello stesso brano,Blochanticipaunadifesa: "Ad ogni modo, filosoficamentenon si è mai potuto liquidaredel tuttol'in!zio;la_s~a eco persiste signific~ti~amen~nei gr~d1 si: sterni, ed è ciò che distingue il metafisicodai semplici contabili dellaspiegazionedel mond .. o. Può darsi che la filosofiadiBlochproceda per cortocircuiti (Adorno);cheil s~o_pe~iero faccia parte di quellecose anacrorust1cheche . esso si proponeva di "salvare:•(Benj_ai:nin), e che tutto ciò prospettiuncompitoverllgmosoe difficilmente percorribile,e che!"fin_eil suo principio speranza dovre?~ l_asc1~e il ~sto, nell'era atomica, al prmc1p10d1speraz1one (Anders ). Sarebbe facilerelegare_ . l'insegnamento di questostraordmar10puer senex tra i "sogni diunvisionario".Sempreche farlo non equivalgaa rinunciareaognisogno. Fantasmi,errori, terrori. Unlibro per rilanciareGentile Francesco Ciafaloni Chi si aspetti da Giovanni Gentile filosofo europeo di Salvatori Natoli (Bollati Boringhieri, Torino 1989, L. 16.000)un libro di filosofia o di storia della filosofia non capisce perché sia stato scritto un saggio di così funerea, compiaciuta e apologetica superficialità. Forse è semplicemente sbagliata l'aspettativa, o la classificazione. Non si tratta di storia della filosofia o di riflessione critica sulla cultura contemporanea: si tratta di un pamphlet politico, pubblicitario, di un rilancio di un prodotto in oggetto. In genere del materiale pubblicitario tutti sappiamo cosa fare e certo non lo leggiamo fino in fondo. In questo caso però i problemi toccati e gli argomenti usati (il fascismo, la teoria schmittiana della guerra e della politica, i-1 pensiero di Heidegger e_il s~o rapporto o mancato rapporto col nwsmo 11r~pportotr~ Gramsci e Gentile) sonomoltounportanll, arumano vecchi fantasmi,risuscitanovecchi terrori; e poi in politicalapropaganda,l'i~:o: logia sono strumentidi~o corr~nte;perc10s1 legge sino in fondo e s1cer~ad1vederese le connessioni usate sono sohdee soprattutto, qual 'è il contenuto realedel messaggiotrasmesso. "Parechenellastorianullariescaveramente a concludersi"."Paredunqueche nel lungo volgere del temp<_> ogn_uno, at~o, ~ssa aver ragione e torto cnca 11modom cm ha giudicato ilpassatoecheilpassatopossaessere alternativamente rivalutatoe abbandonato. Tutto ciò rende possibilii ritornie i rifiuti che possono essere ogni voltapronunciaticon la 33
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