Leutracce"di ErnstBloch. Ungrande libro finalmente tradotto Stefano Velotti È impossibile uscire indenni dalle pagine di Bloch (Ernst Bloch, Tracce, a cura di Laura Boella, Coliseum, pp. 320, L. 34.000); accade infatti che proprio nel momento in cui il lettore vorrebbe prenderne le distanze, chiamarlo mistico e metafisico, sognatore e visionario, infantile e impaziente, si accorge che, da qualche parte, si è riaperta una vecchia ferita, e le cicatrici che avevano rimarginato gli stupori di anni lontani tornano a tendersi. La maturità di cui avremmo voluto farci forti si rivela un invecchiamento mal condotto, un continuo tradimento. Per questo lé reazioni alla filosofia di Bloch si stabilizzano difficilmente sul piano dell'argomentazione razionale, e sono, piuttosto, eccessive, lo eccedono con un surplus di emotività. Questa eccedenza emotiva non •è però un accidente, un epifenomeno indesiderabile,ma un elemento programmatico della filosofia di Bloch: la "corrente calda" del marxismo è stata storicamente perdente, salvo prendersi le sue tarde, ma non trionfalistiche, rivincite.Bloch accusava il marxismo "freddo", che rivendicava per sé lo statuto di scienza, di avere, tra l'altro, lasciato in balìa del nazionalsocialismo intere masse di piccoli borghesi insoddisfatti e di contadini, di aver abbandonato chi, al.contrario del proletariato, non veniva considerato all'altezza del proprio tempo, di avere tradito le grandi masse che vivono ai margini della storia, lontane dalle correnti centrali, in acque lente, torbide e stagnanti, o in ruscelli limpidi ma esili; e di aver sopravvalutato intellettualisticamente una razionalità monolitica e verticistica, abbandonando all 'irrazionale le spinte autentiche del pensiero, che non sono mai innanzitutto logiche. Nato nel 1885 a Ludwigshaven (città industriale tagliata fisicamente e socialmente dal Reno) da genitori di ceto impiegatizio, Bloch inizia giovanissimo apubblicare saggi filosofici. A diciotto anni intrattiene uno scambio epistolare con Mach, Lipps, E. von Hartmann, Windelband. Studia filosofia, musica e fisica e si laurea con una tesi sulla teoria della conoscenza in Rickert. A Berlino stringe amicizia con Lukàcs: nel 1912 partono insieme per Capri. È difficile descrivere l 'atrnosfera rovente di questi anni, che accomuna la maggior parte di quelli che diverranno imaggiori pensatori del nostro secolo: la filosofia accademica è dominata dai neokantiani, ma anche da Simmel, daWeber; però gli autori che appassionato il giovane Lukàcs e il giovane Bloch sono mistici tedeschi come Eckhart, filosofi come Kierkegaard, romanzieri come Dostoevskij. Nonostante le diverse posizioni, i diversi destini, non è difficile trovare in Bloch e in Adorno, in Benjamin e in Rosenzweig, in Scholem e in 32 Bloch in una foto di Brigitte Friedrich. Buber, nel giovane Lukàcs e in Heidegger e in Anders una serie di punti di riferimento e di problematiche comuni. Tra questi, la componen_teculturale ebraica (non per Heidegger e poco per Lukàcs) gioca evidentemente un ruolo fondamentale. Del 1918 è la prima edizione dello Spirito dell'utopia, opera espressionista e barocca, visionaria e musicale; nel 1923 ne esce una seconda edizione, ma la stesura risale in gran parte, come anche per Tracce, agli anni della guerra. Negli anni 1920-21 Bloch lavora alla monografia sul "ribelle in Cristo"Thomas Miinzer. Del '30 è la prima edizione di Tracce, del '35 quella di Eredità del nostro tempo. Tre anni dopo, l'emigrazione, che durerà per Bloch undici anni, durante i quali scriverà la sua opere maggiore, Il principio speranza e il saggio su Hegel. Al ritorno Bloch sceglie Lipsia, dove, nonostante i riconoscimenti ufficiali, non avrà vita facile. Il sogno del socialismo reale si sgretola, lasciando irrealizzato "il sogno di una cosa". Nel 1959 esce la seconda edizione di · Tracce. Due anni dopo Bloch viene sorpreso, durante un soggiorno nella Repubblica federale, dalla costruzione del muro di Berlino. Decide di non tornare a Lipsia e di accettare l'invito rivoltogli dall'Università di Tubinga. Nel '72 e nel '74 escono rispettivamente Il problema del materialismo e Experimentum mundi. Bloch muore nell'agosto 1977. Spuren - cioè Tracce, che l'editore Coliseum di Milano pubblica ora a cura di Laura Boella, e a cui seguiranno i volumi de Il principio speranza - ha avuto per la precisione tre edizioni, nel 1930, nel 1959 e, come primo volÙme delle opere complete ordinate dallo stesso Bloch, e arricchito di nuove pagine, nel 1969; il testo italiano riproduce quest'ultima edizione. È un libro composto di storie, favole, aneddoti, divagazioni, che attingono al patrimonio di favole ebraiche, orientali, tedesche. Come sottolinea giustamente Laura Boella nel saggio introduttivo, questo materiale narrativo si oppone alla forma narrativa moderna del romanzo, o almeno del romanzo inteso come donazione di senso, trama costruita dall' intenzione di un singolo. Il genere di narrazione proprio della favola ha invece per Bloch (e per Benjainin, per Buber ma anche, sia pure in modo diverso, per Brecht e per Anders) una propria forza dirompente. Rappresentauna sorta di montage storico-naturale (a differenza di quello "costruito" di Dos Passos o di Doblin, o delle avanguardie artistiche), dove si intrecciano dimensioni temporali diverse, stratificate, dovute al lento formarsi della narrazione, dove ciò che è cronologicamente contemporaneo si rivela profondamente asincrono, "anacronistico" (ungleichzeitig è uno dei termini-chiave del pensiero di Bloch). In queste storie, inoltre, Bloch rintraccia quell"'artigianato di ordine superiore" che aveva "cantato" nello Spirito dell'utopia, quel1'ornamento che- a differenzadell' arte applicata moderna, semplice "supplemento d'ani: ma" ai prodotti "lavabili" dell'industria - è promessa "dell'incontro con il Sé", presentimento di una conciliazione tra interiore ed esteriore, tra uomo e natura, allegoria del "sentirsi a casa propria" su questo mondo. Tracce è dunque .un libro apparentemente di facile lettura, diverso in questo dal linguaggio "gotico", impaziente e ai limiti dell'irrappresentabile di altre opere. Queste storie richiedono però al lettore pazienza e attenzione: "Qui di seguito si tenta di narrare, e di far notare come alcune di queste cose colpiscano; con attenzione- da amatore - nel narrare, e avendo di mira - nell' attenzione - ciò che si vuole narrare" (pp. 9-10). L'attenzione psicologica richiesta è solo il mezzo di un'altra attenzione, quella vigilanza cristiana per l'attimo che apre all'avvento del regno di Dio, per l'arrivo improvviso dello sposo promesso, o del ladro che viene di notte, o, nell'ebraismo, per l'arrivo del Messia. Certo, "c'è anche la vecchia passione di ascoltare storie buone e insignificanti, di tono diverso, di epoche diverse, storie curiose" che però "non si concludono, quando arrivano alla fine, se non rimescolando qualcosa" (p. l O).Infatti, "storie di questo tipo non basta raccontarle, è come se in esse scoccasse un'ora, bisogna tendere l'orecchio: a che punto siamo? Dagli avvenimenti scaturisce un 'bada!' che altrimenti non sarebbe tale; oppure, un 'bada' che era già là prende degli eventi insignificanti per tracce ed esem-
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