Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

i:i!Ili:;:il::l::::i:i::iilii!!l 1 ! 11 ! 111 !ll ll l ! 1 i 1 : :!;1!:::11:11:1!! 1 !!I 1 :f =it==\',:t:f=········ .. \t.:.:-: . ·.;. CONFRONTI più rivelatore un altro ritratto, questa volta di fanciulla, nato forse dai processi di ~'identificazione proiettiva" dell'io narcisistico: è la descrizione di una "ragazzina" che si stacca luminosa dal gruppo di amiche, rimaste nel buio. La figura di lei è invece chiarissima, è bella, con viso luminoso e arguto,due trecce nere annodate sulle tempie. Allegramentesta proponendo alle sue compagne qualche burla e intanto rin.!,aneseduta a mezz'aria, reggendosi inequilibriosullepiantedeipiedi.Accuratamente si abbassasui ginocchi la vestema io abbassandogli occhivedo fra le sue gambe il suo sesso scoperto, dischiuso a causa della posa larga delle gambe, ed esso mi appare simile ad un piccolo campo grigio, un po' vizzo, con un lievissimo alone giallo. (p.14) Il procedimento stilistico forse più caro alla scrittrice, la similitudine, si incarica di approfondire e nel contempo accrescere lo spessore semantico dell'immagine iniziale: ad essere rivelati sono i turbamenti penosi, la tristezza colpevole che la sessualità induce anche entro la dimensione solare dell'adolescenza. Infine il ritratto della madre. La descrizione pare condensare tutti .i connotati affettivi nell'astrattezza del "pallore" e della "stanchezza", veri soggetti del discorso: Più tardi, ed eroysemisveglia,si accostò ame chino sullamia testa il pallore di miamadre.Nonpossochiamare altrimentiquel visod'ombra, conpochi capelli scendentie bianchi.Ma era consolante,dolcissimo( ...) Stanotte ho sognato la sua stanchezza. Io, o mia sorella, seduta a un tavolino facevo il compito, e c'era vicino mia madre, c·o1viso stanco di certevolte, la carnepestae bianchissima,violaceasulleguance,gli occhi azzurrismortie unpo' febbrili,i capelli grigi, corti indisordine,le labbra pallide. (pp.23/24) Siamo così giunti a un motivo centrale del Diario: per I' Andreini, "la figura della madre prende un rilievo tale da contrastare quella stessa di Moravia, sottolineando emblematicamente, in un accostamento oppositivo dei due, l'antitesi fra consolante generosità femminile e cieco egoismo maschile" cui s'accompagna il "vagheggiamento in proprio di un ruolo fisiologico di natura" (pp.IX/X). Non c.'è dubbio che il problema della maternità e più ancora il groviglio di sentimenti che esso sommuove nell'inconscio femminile, siano un elemento decisivo della narrativa e della stessa scrittura morantiana; anche qui, una citazione tratta da Menzogna e sortilegio basta a chiarirne la portata non solo contenutistica ma propriàmente espressiva: L'erede Cerentano, infatti, a un primo sguardo, sembrava impersonare tutti i difetti che i moralisti severi imputano alla viziata gioventù della sua casta. Ho detto a unprimo sguardo, però, e non senzamotivo: poiché l'aspetto d'Edoardo era cosiffatto da poter ispirare sentimenti diversiogni volta che lo si guardava, soprattutto se lo si riguardava con occhi non di giustizia, ma, per così dire, di maternità. (Menzogna e so~tilegio, p.167/8) Un atteggiamento questo che, lungi dall'affievolirsi, si intensificherà nel corso degli anni, se è vero che La Storia si può considerare, per tono, intreccio e articolazione del sistema attanziale, "un grande affresco materno" (Fofi). Ebbene, le note diaristiche, se non dispiegano la ricchezza delle rappresentazioni romanzesche, ci aiutano nondimeno a cogliere la multiforme complessità che il .,>èrsonaggio della genitrice assume sempre nell'universo immaginoso della Morante: accanto, infatti, alla figura materna soccorrevole e pietosa se ne intravede un'altra dai lineamenti ben più foschi. Nella prima apparizione notturna la s'uavoce denuncia i sentimenti d'odio che albergano nella famiglia, massime nei confronti del padre legittimo; nella nota immediatamente successiva, i suoi gesti "avari" sollecitano nella figlia una riflessione amara: Con un desiderio enorme fissavo uno di quei vasi e supplicavomia madre di darmelo. Ne aveva tanti! (...) Ma mia madre, con una piccola mossadirincrescimentosullelabbra,dicevadi no,nonpoteva levarsiuna pianta. (...) ~ i prendevaun tormentoacuto per questamancanzad'amore, e del sogno per ora non ricordo altro. (p.11) Un commento ulteriore, attento a spiegare la timidezza rabbiosa e sgarbata della sorella, getta luce indiretta sull'intluenza SÒffocante della figura materna: Subitomia sorelle si offende, si umilia. In realtà quest'adolescente è diventata di una timidezzaritrosa, sgarbata, con quel tormentosoe un po' rabbiosopudore della"propriacarneed esistenzache, forse, viene ai figli dalla presenza e dalla consuetudine di mi~madre." (p.33) Ma, forse, più che nelle allusioni a un vissuto autobiografico, drammatico quant'altro mai, è nella forza rappresentativa delle immagini oniriche che va cercata la sostanza tormentosa ~el rapporto filiale con il genitore dello steso sesso: Auncertopuntodi questi sogni,vedendonel riquadrodi unaf.inestra il corpo enfiato, il viso disfatto di mia madre, io, distesa a terra più in basso in una specie di cortile, avevo un terrore spaventoso della morte (...)La mortemi apparivacomeun corpo squallido,gonfioe viscoso. Un affettocupo mi attirava a mia madre, già possesso della bruttezza e del disfacimentoche preparanoper lunghi anni la fine dellamorte. In realtà la vitanon è che la morte,preparata con cura quasi artistica.Un corpo è giovanebello. (pp.48/49) "Il desiderio regressivo del ritorno al caldo grembo materno non è mai disgiunto dall'attrazione morbosa per il cupiodissolvi: ad essere raffigurata è l'ambiguità davvero freudiana del corpo della donna, sede privilegiata delle pulsioni vitali e delle spinte autodistruttive. Fulcro, più o meno celato, della produzione morantiana è la identità sessuale femminile, colta nei suoi risvolti più inquietanti: troppo ricca di slanci erotici per non essere vissuta colpevolmente e nel contempo troppo sublimata nell'istinto materno per non sottintendere schizofrenie pericolose. La contraddizione 'scoppierà con intensità allucinata nell'ultima opera, Aracoeli: ma, in realtà tutte le protagoniste morantiarìe nascondono il mistero conturbante della "duplicità senza soluzione" che plasma l'iò femminile: la fiduciosa dedizione all'altro nasconde l'egotismo più narcisistico, il desiderio di un corpo "bello" perennemente adolescente alimenta il rifiuto della maturità generatrice e insieme l'aspirazione a un eros innocente, capace di offrire protezione materna all'amante-bimbo (si legga il sogno che suggella il Diario); J' aggressività crudele, sempre sottesa alla_pulsione sessuale, nasce dall'ansia generosa di possesso pieno dell'altro e nel contempo si nutre del timore angoscioso di perdersi nell'unità indistinta dell'essere. La serie delle antinomie potrebbe continuare a lungo, ma per meglio comprenderne tutta fa modernità conviene accogliere la suggestione più feconda che proviene da queste pagine inedite: l'invito ~rileggere i grandi romanzi morantiani, dove domina non tanto I'" idea archetipica della femminilità intesa come solidarietà confortante e, nello stesso tempo, come principio della vita" (p.lX), ma la ben più arrovellata rappresentazione della "menzogna" e del "sortilegio" di cui è custode, perfido e consolante, l'io femminile. ·27

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==