Linea d'ombra - anno VIII - n 45 - gennaio 1990

dagli anni dell'esordio, l'autore di La Storia non solo disdegna la dimensione spettacolare del fatto letterario, ma si colloca al polo oppostodelle poetiche avanguardistiche che praticanoe teorizzano, secondo un suo giudizio, "lo strano culto dell'informe": il senso della ispirazione creativa è iscritto unicamentenella "interezza totale" dell :opera artisticacui è affidato l'impegno arduo di trasmettere al mondo un messaggio di verità. Bensi comprende allora la difficoltà di rinvenire nelle pagine di un diario, pur steso negli anni decisivi dell'apprendistato narrativo, un sistema teoricodiffusamente articolato: le dichiara: zionidi poeticache "si accendono", per usare unverbotipicamente morantiano, fra una registrazione onirica e l'altra, rivelano il loro spessore critico solo se confrontate con le scelte espressive esperite nei primi racconti e soprattutto nel romanzo d'esordio: Che il segreto dell'arte sia tuttoqui? Ricordare come l'opera si è vis~ in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Ché forse tutto l'inventare è ricordare. (p.20) Si può dunque fare una Recherche anche nel territorio del sogno. Reminiscenze improvvise ci riaprono paesaggi ed eventi sognati e poi scomparsi dalla memoria. (p.12) Le connessioni con la strategia compositiva e strutturale di Menzogna e sortilegio sono evidenti: basta rileggere l'epilogo della Introduzione alla Storia della mia famiglia: Al declinare della notte, io cado spesso in un sonno leggero; e nei sogni incontro lemedesime persone e la medesima città dei miei ricordi. (...) io, levatami da letto, mi siedo al tavolino, e tendo l'orecchio all'impercettibile bisbiglio della mia memoria. La.quale,recitando imiei ricordi e sogni della notte, mi detta le pagine della nostra cronaca passata..." (Menzogna e sortilegio, in Opere, pp.33-34) Come nel "romanzo familiare" di Elisa, così nei brani più suggestivi del Diario, il tono fascinosamente ambiguo della scritturamorantiana nasce dalla mescolanza dei colori "arroventati" delle immagini notturne con i toni del criticismo analitico vol!oa rintracciarne la genesi nelle emozioni della vita giornaliera. E un' ossimotjéa tensionedi lucidità trasognata a percorrere la tramadelle visioni raccontate: "Mi sentivo piena di vigliaccheria e rimor~o... sentivo comemi odiava e ne provavo sordo martirio" p.17; "E già nemica e umiliata, lo vedo dal suo viso florido tutto rinchiuso in un rancore impotente, ribelle" p.8; "con la meschina aria soddisfatta di chi sa di fare un dispetto, ed è troppo umiliato dalla natura per esserlo di più:" p.9. In questo impasto di rigore interpretativo, attento a decifrare le sfumature di ogni comportamento,e di sensibilità percettiva che trasfigura sentimentalmente i dati di realtà, risiede l'originalità dello stile morantiano. I Più che paesaggi e creature, le visioni del sogno sono per me dei sentimenti. È il seritimento di un paese che,io sogno, il sentimentp di una persona: Per questo i tratti e i colori danno una commozione quasi dolorosa (p.49). La carica émotiva che sorregge"i razionalmenteappassionati romanzi di Elsa Morante" (Calvino) ha qui la sua origine prima, ma a essa, ed ~ ancora la scrittura diaristica a documentarlo, s'intreccia sempre il gusto "realistico" della rappresentazione concretaeprecisa. Adame conto, in questo "Libro dei sogni", non sono tanto quei brani che, commentando il ritorno del represso, gettano una luce gelidamente impietosa su una condizione quotidiana fatta di miseria autentica e di squallidi incontri mondani, quantopiuttosto la tecnicacompositivaadottata per delineare"gli 26 indicibili cammini, gli avventurosi viaggi" della notte. Tutti i sogni sono localizzati in uno spazio ben definito: dalla prima "stanza disabitata e chiusa" alla sala cinematografica~•sontuosae vuota",dal vagone ferroviariodi terza classe allegrandi cattedrali ricche di altari o alle piazze d'Italia metafisicamente sospese, l'attività onirica si sviluppa sempre entro uno scenariocircoscrit-· toche lanotazione diaristica subitorievoca con limpidaplasticità. Anche l'improvviso ricordo della visione notturna si configura come il riapparire di una scena: "A un tratto, in un lampo, ho rivisto il luogo e il pensiero del sogno" (p.1I); "Li ricordo come paesaggi in cornice" (p.25). . La grammatica duplice del linguaggio onirico allinea con nettezzametonimica i singoli "frammenti del mosaico", salvopoi evocarne il'senso ultimo con l'urgenza sfolgorante della condensazione metaforica ("il grande mare notturno e insieme mattutino, color madreperla" che appare nella nota del 2 febbraio). Con gli stessi procedimenti ambivalenti sono schizzate le fisionomie, precise e sfumate nel contempo, dei vari personaggi che popolano l'universo dei sogni: l'appunto del 25 gennaio si conclude con un'involontaria, illuminante prefigurazione. È uno di quegli uomini che, al pallore del viso, alla leggiadra elasticità del passo, denunciano un'anormalità segreta, quale la pedeiastia. Ma la coscienza di questo loro vizio, invece di abbruttirli come fa ·con altri, dà loro una noncuranza, una grazia, quasi una disdegnosa superiorità. Non dimenticherò mai quel viso volto in alto. (p.21) Difficile non scorgere dietro il profilo di questo anonimo francese, il cui "viso spicca fra la folla delle ombre" la silhouette effimera e cangiante del bel Cugino Edoardo. Altrettanto se non

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