:•La Stampa" (18/10/89), con un articolo a firma di Maurizio Assalto, ha pubblicato ampi stralci di una recensione, molto negativa, di Salman Rushdie al Pendolo di Foucault di Umberto Eco (Balbettamenti e astruserie cabbalistiche, "Observer", 15/10/89). Perentorio e velenoso il commento del quotidiano torinese: "Colpito meno di un anno fa, nel modo più clamoroso e atroce, dagli strali di Khomeini, lo scrittore 'blasfemo' Salman Rushdie evidentemente ha voluto provare come ci si sente nella parte di carnefice.( ...) La sua requisitoria non si conclude, naturalmente, con il verdetto capitale, ma la vis polemica con cui maltratta il romanzo del semiologo ha qualche cosa di somigliante alle maledizioni pronunciate dal defunto ayatollah; con, in più, gli strumenti culturali del raffinato intellettuale che si è nutrito delle sottigliezze levantine". Parole pesanti, equazioni iperboliche. Impudicamente rimosso l'abisso che separa la stroncatura di un'opera letteraria dall'invito all'omicidio del suo autore. E poi c'è sempre un segreto compiacimento nello scoprire il lato oscuro e trasgressivo delle vittime: Rushdie, inguaribile iconoclasta, non ha appreso la lezione dei Versi satanici e, dopo i santi in paradiso, sfida adesso l'Olimpo degli autori consacrati di best-sellers. Confessiamo la nostra simpatia per chi ci tiene desti, con un po' di vis polemica, fra tante soporifere effusioni d'incensi. E nella convinzione, elementare, che Saiman Rushdie, fra le molte libertà perdute, conservi intatta quella di criticare chi gli pare, diamo a lui la parola, contenti che, dopo tutto, possa "continuare acantare". Ecco una poesia, sul 6 marzo 1989, per cominiciare: Ragazzo mio, certo che mi hanno chiamato con dei bei nomi ultimamente: mi hanno detto opportunista (pericoloso). Mi hanno detto ebbro di odio, megalomane, Satana, autodistruttivo e stridulo, il tipo che si pulirebbe il pianeta a ucciderlo. Mi ricordo appena appena il mio buon nome ancora. Dannazione, fratello. Hai visto cosa hanno fatto al mio volto? Cavato gli occhi. Sbattùto i denti fuori posto, conficcato sul corpo di un cane, fatto pendere da un gancio, scritto ogni cosa sulla mia fronte! Scritto 'bastardo'! Scritto Rushdie suEco. Una stroncatura SantinaMobiglia,GuidoFranzinetti Salman Rushdiein una foto di Jerry Bauer (G. Neril. 'delinquente'! Mi ricordo appena appena il mio volto.come era. Adesso, signori e sorelle, sono venuti per la mia voce. Se il Gatto mi afferrasse la lingua, guarda chi mai gioirebbe - i muftì, i politici, '_lamia gente', gli scribacchini. Eppure, senza nome e senza volto, comunque sia, ecco la mia scelta: di non star zitto. Continuare a cantare, malgrado gli attacchi, cantare (mentre i miei sogni sono trucidati dai fatti) lodi di farfalle spezzate su ruote di tortura." Ecco cosa ha scritto sul voluminoso romanzo di Umberto Eco: Circa venti anni fa le librerie sembravano piene di libri dai titoli del genere llluminatus, in cui si suggeriva l 'ideacheil mondo fosse retto da questa o quest'altra cospirazione occulta. In seguito all'assassinio di Kennedy, l'idea che la storia 'visibile' fosse una finzione creata dai potenti e che queste storie 'invisibili' o sotterranee racchiudessero le 'effettive' verità della nostra epoca era diventata quasi generalmente plausibile. L'unicoscrittore che sia mai riuscitoa trasmutarein arte il vile metallodei romanzidel genere IlJuminatusfu ThomasPynchon,che seppe creare le corrispondenze necessarietra i mondi occulti e quellipolitici,costruendouna ricca cornicemetaforicanella quale due gruppicontrapposti di idee eranoinlottaperlasupremazia del testo e del globo: da una parte l'Entropia(l'idea che le cose tendonoa disgregarsi,che possiamo chiamare'pessimismo', ma che è anchecollegata, in Pynchon, allo spirito profano, democratico), dal!'altraparte,laParanoia (l'idea che tutto ha un significato non manifesto,un Piano, che possiamochiamare'ottimismo' a causa dellasuaopposizioneali' assenza di senso,ma che è anche legato allospiritoreligioso,perfino totalitario, perché il significato, in Pynchon,èripostonellemanidegli adeptiocculti). QuelchedistanziavaPynchon datuttiglialtribalbettatoricabbalisticiera il fatto di essere divertente,capacedi crearepersonaggi vivi,amenie non spigolosi (Benny Profane,Tyrone Slothrop) e che la suaconsapevolezzadi storie effettivamenterimosse - quella del genocidiodel popolo degliHereronell'Africameridionale,oquelladellacollaborazione traindustrialsitatunitensie nazisti durantela secondaguerra mondiale- ha sempreispirato il suo modo di trattare le cospirazioni immaginariea,nchele più strampalate. Pynchonscrisseuna volta un racconto, Underthe Rose, il cui titolorendeiningleseil latino sub rosa. li pendolodiF oucault (Foucault's Pendulum), il nuovo e obesolibrodi UmbertoEco, tradottodaWilliamWeaver(Secker, London1989), è un romanro del genere Illuminatus da fine degli anniOttantau, nafictiondi cospirazionepost-modernache rigÙarda, immaginoi,l mondo sotto il nomedellarosa.Si tratta,mi spiace darneatto,di una Eco molto flebiledavverodi quei vecchi e giocosifrastuonialla Pynchon. È privodihumourn, onha carattere, mancacompletamentdei qualunque cosac_hreassomiglia un discorso diretto credibile, straborda vertiginosamente di ogni sorta di astruserie. Caro lettore: l'ho odiato. La trama del Pendolo di Fou- .,. cault (che ha inizio alla trecentosessantasettesima delle 629 pagi- •ne del libro) è straordinariamente semplice. Tre strani redattori, Belbo, Diotallevi e Casaubon ("Non era un personaggio di Middlemarch?"), sono impiegati in una società editoriale dalla doppia facciata, la Garamond/Manutius, la cui facciata visibile (Garamond) è quella di una casa editrice normale, di qualità, ma la cui vera natura (Manutius) è quella di una casa editrice a pagamento per autori a proprie spese (APS). Stanchi dell'incessante flusso di manoscritti assurdi su Templari, Rosacroce e sciocchezze analoghe, i nostri tre eroi decidono di elaborare la teoria della cospirazione finale, un'autonoma sintesi totale delle conoscenze occulte. Le loro invenzioni, la cattiva fiction ali 'interno di questa narrazione fantastica, sono immesse in un computer chiamato Abulafia, dal nome di un cabbalista ebraico. Quindi, in un finale assurdamente melodrammatico che coinvolge l'eponimo Pendolo (nessuna relazione, per inciso, con il filosofo) insieme a orde sterminate di mistici invasati, l'immaginario Piano comincia a realizzarsi... Edgar Allan Poe fa parte della miriade di riferimenti di questo libro, ma non aiuta. Questo Pendolo tocca davvero il fondo. Si può dire che dentro questa balena ci sia un simpatico pesciolino che sta cercando di uscire. Il mondo senza scrupoli dell'editoUmberto Eco in una foto di G. Giovannetti. 21
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