Non c'è limite al peggio Ah, i vecchi d'oggi! Ritorno a casa alle dieci di sera su un tram invaso da una banda.di nerovestiti, debitamente torvi, stivalati e sferraglianti. Mi siedo di fronte a loro sperando che scendano prima o dopo di me. Alla fermata successiva sale un uomo anziano, con sotto braccio l'Unità. Lo guardo speranzosa, confidando il lui in caso d'emergenza. Viene a sedermisi accanto, guarda la banda di androidi con scaglie e sibila: ''Tutti in campi di lavoro e subito!" Ho già accennato qui a tre caratteristiche poco amabili dei giovani e giovanissimi d'oggi: il turpiloquio, la rumorosità e l'andar in giro con zaini roteanti quando non con borchie e spunzoni, che li rendono pericolosi androidi con scaglie. Mi riferivo soprattutto al genere maschile; ora vorrei accennare a quello femminile, anagraficamente collocabile tra i 14-18 anni. A parte l'altezza - Sono fin dall'asilo delle vichinghe -. E a parte il vestiario fatto di capi sovrapposti di lunghezza diversa (ma lo straccio sopra deve sempre essere più corto di quello sottostante), parlano, pardon urlano, anche, cosa nuova, di sport e cosa meno nuova di affari di cuore (anche seinunmodounpo' diverso da quello di antan. Ad esempio ho sentito una vichinga sbraitare a un'altra: "Finalmente ho castrato l'Andrea!". Il povero Andrea, vien fatto di pensare, ma chissà vedendolo...)e soprattutto ridono a squarciagola, in coro, piegandosi in due o in quattro, crollandosi reciprocamente addosso squassate come sono dai singulti. Per carità, che siano arcicontente lo si può capire: non hanno avuto a differenzà della maggior parte di noi un' educazione cattolica o repressiva o un' educazione tout court, e gli scornati genitori non ci provano neanche a farle credere in qualcosa: così militano solo nello svago. · Quanto ai loro rapporti con i predetti genitori, ho sentito un'altra di queste vichinghe (non si creda che io stia lì tutt'orecchi: il fatto è che, ripeto, non parlano ma ur.Jano) dire alla madre che stava per scendere dal tram: "Ciao, vecchia''. (avrà avuto sì e no quarant' anrti) "non farmi fare come al solito brutta figura". E così succede che quella madre sventurata, cui avranno rivolto la stessa esortazione (ma mentalmente) i suoi genitori, ora se la sente ripetere ad ILCONTESTO Mt. tvE, F~EG. Hf.RE.\---------- lìl -ro-r10-E. c>l --nrr-n, MA HO ?Aù~A O\ FARE. lL.ColOCOD_\ QVA\..CùOO. .,; 8_ ·5 o .:e Ol I o u alta voce dalla figlia. A quei tempi noi, con risposta sempre mentale (poco si parlava tra padre e figli e poco o niente si rideva), dicevamo: "Gliela farò vedere io!". Al ' proposito Igor Strawinski raccontò a Robert Craft: " ... Quando mio fratello maggiore morì improvvisamente e mia madre non trasferì alcuno dei suoi sentimenti da lui a me, emiopadrenondivenne meno distante, decisi (una decisione che prima o poi prendono tutti i bambini) che un giorno gliela avrei fatta vedere io. Ora che quel giorno è venuto ed è anche passato, non rimane nessuno a cui 'farla vedere' abbiasenso.Qualsiasicosa sia rimasta da far vedere, io sono l'unico testimone superstite". La vergogna televisiva A chi parla della crisi del libro è stato replicato: "Attenzione! Dirlo (scriverlo) troppo, può provocare un ulteriore calo della lettura!". Giusto rilievo che mi auguro invece funzioni aproposito della Tv, di cui oggi si scrive, quasi ci se ne accorgesse all'improvviso, che è una gran noia dato che gli italiani teledipendono di meno da "Fantas~co" (la micidiale trasmissione per masochisti del sabato sera). Lietta Tornabuoni ("La stampa", 25 novembre) dopo aver controbattuto che non è stata registrata globalmente diminuzione alcuna di telespettatori (anzi, un qualche aumento), osserva che il fatto nuovo è semmai che, come già accaduto in altri Paesi, "è possibile stia finendo il fanatismo per la Tv, il consenso acritico", per cui si stava ipnotizzati a guardarla qualsiasi cosa ci propinasse. È possibile, continua la Tomabuoni, che capiti come col cinema: prima si andava al cinema, ora si va a vedere quel determinato film, "esattamente quello, che incuriosisce o interessa". Insomma, I 'italica gente sta ancora seduta per ore davanti alla Tv, ma scegliendo un po' più di prima cosa vedere, in modo un po' più critico e personalizzato. Un'osservazione. Appartengo alla minoranza che della Tv riesce a fare quasi completamente ameno (dipenderà anche dal fatto che sono ;ingle: mi par proprio che la gran parte dei programmi della Tv li si possa vedere solo intercalando commenti). Ma, mentre ci sono minoranze trattate con aperto disprezzo (ultima arrivata quella di chi si ostina a fumar sigarette), quella dei non televisivi o televisivi a scartamento ridotto può andare a testa alta: chi ha mai sentito qualcuno gloriarsi di guardare la Tv? Di aver passato la serata in casa a seguire uno o due programmi? Anzi, è tutto un far precedere il commento a uno spettacolo o un flash televisivo da scuse e attenuanti: "L'altra sera, non so perché, ho acceso la Tv e ..."; "Ieri pomeriggio mentre aspettavo una telefonata, ho guardato un momento la Tv ..." "Ero a letto con la febbre e ho visto allaTv ...". È tutto un vergognarsi, un tentare di far credere che solo per caso, disattenzione omalattia la si è guardata e il più delle volte solo negli interstizi della giornata. Chissà che a forza di proclamare che ci si vergogna di averla accesa, non si arrivi infine a lasciarla spenta. Direbbe Tadini: "Se son rose, sfioriranno". Infine; un fatto su cui si sorvola: guardare laTv più che annoiare causa depressione. Dopo mezz'ora, un'oradiTv si è inevitabilmente scontenti: di tutto. Si dovrebbe esserlo anche di sé e passare coerentemente ad altro. Ricevuto l'ordine, arriva Il contrordine È questo un detto che orinai si può applicare in ogni campo: · ecologico, economico, sociale e, dulcis in fundo, medico. Abbiamo ad esempio letto sulle gazzette che il caffè decaffeinato fa male, o comunque è più nocivo del caffè "intero". E il tanto temuto sale fa benone (ai miei tempi il cibo non salato adeguatamente era definito "sciocco"). "In effetti in questo campo si afferma tutto e il contrario di tutto", ha dichiarato al "Corriere" del 17/11/89 il cardiologo Cesare Fiorentini in un articolo dal titolo per una volta azzeccato E un giorno ci diranno. c,he vivere fa male. "È preferibile una tazza di caffè genuino a ,unadi decaffeinato, ma dieci espressi al dì stroncano. Esagerare coi grassi animali significa attentare alle coronarie, ma nutrirsi nevroticamente di solo pesce o di sole verdure è assurdo. Le mode sono nocive quanto la sregolatezza." Il problema di fondo per quasi tutti è il colesterolo, uno dei pochi incubi dello spensierato presente. Al proposito sarà bene andarsi a leggere .il divertente e profetico racconto di I.B.Singer L'albergo (in La morte di Matusalemme, Longanesi) in cui due uomini non ancora sessantenni sono costretti da un infarto a una dieta rigidissima ("tutto ciò che gli piaceva era vietato, ovvero pieno di colesterolo ..."): "Di notte - racconta uno dei due - me ne sto sveglio a pensare a un bel niente. E poi, quando ci si alzl!, si ha fame. Mia moglie è andata da un ferramenta per vedere se è possibile mettere un lucchetto al frigo. Ma tutte queste diete fanno più male che bene. Come si viveva una volta? Ai miei tempi di diete non ce n 'era. Mio nonno, riposi in pace, come stuzzichino si mangiava un piattone di cipolle e grasso di pollo. Dopo di che passava al brodo, su cui galleggiavano altre gocce di grasso. Poi via con un pezzo di carne bella grassa. E concludeva il tutto con una torta. Dove stava il colesterolo a quei tempi? È arrivato a ottantasette anni ed è morto soltanto perché un inverno è caduto sul ghiaccio. Se lo lasci dire: un giorno o l'altro scopriranno che il colesterolo fa bene. Lo prenderanno in pastiglie come oggi si prendono le pillole di vitamine". 17
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