IL CONTHTO che univoca Spontaneità dei sentimenti d'appartenenza, orgoglio della propria terra e prudenza si mescolano rendendo il quadro confuso. A Berlino, nei giorni festosi del Muro, una nota redattrice del TG2 chiedeva a bruciapelo ai visitatori orientali se si sentivano "tedeschi" o (più) "cittadini della DDR". Quasi tutti gli interpellati rispondevano di sentirsi "ovviamente tedeschi". Forse per scrupolo professionale, la nostra intervistatrice si asteneva dal commentare, sicura che il telespettatore itallano avrebbe trattò da solo le conclusioni circa la preferenza degli intervistati. In realtà la dichiarazione.di "sentirsi ovviamente tedeschi" da parte della gente della DDR non è sinonimo di desiderio di diventare cittadino della BRD (come si potrebbe sospettare in una semplicistica visione occidentalista). E piuttosto la riaffermazione di "essere già tedeschi" - il che pone in una luce nuova il problema dell'unità nazionale. Attorno a questo genere di sentimenti e alle loro difficoltà di espressione si articolerà la politica tedesca dei prossimi mesi. A Bonn la prospettiva "confederata", abbozzata dal cancelliere (il 28 novembre 1989) è stata ponderata iri modo da ottenere anche l'approvazione dei socialdemocratici. Ma il piano governativo è sufficientemente ambiguo da coprire strategie operative· che potrebbero vanificare questa convergenza. I socialdemocratici danno la priorità alla maturazione democratica interna autonoma della DDR, senz.aricatti e senza forzature verso una riunificazione frettolosa che creerebbe problemi nella solidarietà europea e irrigidimenti internazionali. I cristiano-democratici, invece, nel complesso hanno assunto toni "tedesco-nazionali" (per resistere alla concorrenza elettorale dei Republikaner), ma .sono divisi sulle strategie da adottare, soprattutto circa le condizioni politiche da porre alla controparte orientale. Per molti dietro l'obiettivo palese della confederazione si cela l'obiettivo latente dell 'egemonia della repubblica federale su una DDR-a-tempo. E c'è anche chi, puntando sul ricatto economico, ritiene d'avere in mano la carta vincente per la riunificazione a brevissimo termine. Sono coloro che ripetono di non voler "finanziare il socialismo" o di non tollerare una coalizione sotterranea tra socialisti di qua e riformatori di là. Ma il gioco è aperto. Da un lato in esso interferiscono le logiche degli equilibri militari mondiali (anche se tocca ai sovie- . tici fare la voce grossa) e le preoccupazioni degli europei (francesi in testa). Dall'altro lato, nellaDDR non si sono ancora stabilizzati interlocutori politici sicuri. È vero che il piano di Helmut Kohl ha colto al volo l'idea di Hans Modrow della Vertragsgemeinschaft (comunità contrattuale o contrattata), ma il governo tedescoorientale soffrirà di legittimazione sino al giorno delle elezioni. 6. Le ragioni delle incertezze e delle resistenzè verso i piani di riunificazione a Berlino Est e a Lipsia sono serie. Che il gruppo dirigente più o meno riformatore non voglia sentire parlare di riunificazione è ovvio. Quarant'anni di Stato socialista non possono essere buttati, neppure sulla base di una sincera autocritica. Questa autocritica, se si vuole ancora socialista.non può intaccare le radici dell'autonomia dello Stato tedesco-orientale. Può rinunciare alla settaria e sistematica contrapposizione allo Stato capitalista occidentale, rivedere criticamente le ragioni storiche di tale contrapposizione - purché ci sia reciprocità e autentica pariteticità. Non meno serie sono le ragioni che portano alcuni oppositori a non ritenere urgente e prioritaria la questione della riunificazione, scorgendovi anzi il pericolo di un diversivo rispetto ai problemi più pressanti della democratizzazione. Sarebbe semplicistico vedere in questo atteggiamento solo la cautela nei confronti dell'URSS. Ci sono altri elementi. Innanzitutto agisce un riflesso condizionato di appartenenza al sistema della DDR verso il quale gli oppositori mantengono-una identificazione sia pure critica. È nella DDR-dicono-che si deve giocare direttamente lapartita 12 politica della democrazia, senza ricorrere all'aiutò dei fratelli separati d'occidente. Oltretutto il sistema della Repubblica federale non è mai stato visto come un modello ideale da imitare, nonostante i suoi indubbi vantaggi e pregi. Detto questo, è legittimo il dubbio che molta resistenza verso la riunificazione sia una sorta di autodifesa nei confronti del prepotente Stato occidentale. Queste difese cadranno nel caso le opposizioni fallissero nei loro obiettivi di democratizzazione. Allora la riunificazione si presenterebbe come una scorciatoia, a dispetto dei suoi rischi. Allora davvero l'identità tedesca entrerebbe in collisione con la identità-DDR e la annullerebbe. In attesa di questa prova, ricordiamo i punti di forza della identità-DDR. Innanzitutto c'è il permanere del riferimento ai valori di.socialità o "socialismo" (per chi questa parola non si è completamente screditata), che dovrebbero guidare la gestione dell'economia e della cosa pubblica. Quei valori erano teoricamente a fondamento della Repubblica democratica: il loro tradimento o perversione non sembrano aver intaccato il moralismo sociale che sottende le piattaforme sia dei riformatori che delle opposizioni. L'altro punto di forza dell 'identità-DDR sta, appunto, nella naturalezza del sentirsi· tedeschi, del non· percepirsi sminuiti dal fatto di non appartenere statualmente all'altra Germania. In questa ottica, se la riunificazione dovesse essere rimandata (magari perla prevalenza di ragioni di equilibrio internazionale) e si istaurasse una tranquilla convivenza e collaborazione tra i due Stati tedeschi, questa situazione non sarebbe senti,ta come una mortificazione del senso nazionale - come si sostiene in occidente. In fondo sarebbe la versione aggiornata - anche se non voluta-dell'antica condizione della nazione tedesca nella quale sono convissute da tempo immemorabile più strutture statali. Si obietterà che questa, oggi, è una visione antistorica: nel migliore dei casi è una benevola razionalizzazione di una situazione altrimenti inaccettabile. Eppure questa visione trova credito presso chi vede l'autentica Germania storica nella pluralità delle etnie regionali piuttosto che nello Stato centralizzato creato da Bismarck. I "tedeschi" cioè sarebbero in realtà i bavaresi, i sassoni, i turingi, i prussiani, i renani ecc. Se la vera radice storica comune dei tedeschi sta in questa pluralità etnico-culturale, allora uno Stato socialista-democratico che si insedia nelle regioni "più tedesche" della vecchia Germania, non ha nulla da temere nella Foto di Jean Claude Coutausse (Editing).
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