Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

TEATRO Valeva anche per un fatto di ritmi, questa lettura, dopo il faticoso empirico tentativo di ritrovare, aldilà dei tagli, gli stessi tempi musicali e la stessa rontinuità di significati e di rapporti contenutistici, affidati a volte a una parola rimasta in sospeso di cui individuare una traccia confusa nella battuta che diveniva ora la successiva. Il rituale, poi ripetuto più volte e in più riprese anche alla compagnia riunita con Marion D' Amburgo e Sandro Lombardi, anche al fine di scatenare i dubbi e le domande, sarebbe stato sufficiente,-per esempio, per cogliere che B, nonostante la calibratura della riduzione, non avrebbe potuto sostenere una hmghezza omologa a A e C: e questo proprio per la tipicità di momento centrale e diverso dal "prima" e dal "dopo", non a caso definiti dal passaggio di Pim, assurto come Cristo a segnare il punto divisorio tra due epoche. Questo momento felice per il riconoscimento, o brutale per la congiunzic,medi "due estranei che si uniscono per i bisogni del tormento", avrebbe potuto condensarsi in un solo attimo prolungato di illuminazione, comunque in una sintesi fulminea, come decidemmo simultaneamente con Federico, sacrificando sull'istante la conquista calcolata di un equilibrio, a costo di incanalare la forza emozionante della rivelazione nella sua nudità episodica: perché scattasse l'equazione vis iva con un filmato che dal primo giorno il regista pensava di far passare a questo punto su uno schermo, visualizzando il testo, ma non rappresentandolo, e quindi su tempi diversi. Come dovesse avvenire questa visualizzazione non spettava al sot~ toscritto inferirlo, dopo aver personalmente manifestato e in qualche modo motivato una personale opzione per una quotidianità di oggi, in cui immergere quella di questo io o "non io", di questo Innominabile, prossimo alla "perdita di specie", questo "mostro delle solitudinì", come già avevo presunto potesse accadere per altri relitti umani confinati in deserti verbali apocalittici. Di questi altri testi del resto Comment e' est ritrovava, per rinvii più o meno diretti, una rete di riferimenti, assieme a nomi già usati, "cari numeri", tic, manie, argomentazioni, ambienti, leitmotiv, rivelandosi a sua volta, anch'esso una parte di quel tutto monolitico che è l'opera di Beckett. Ancora: se le citazioni (frequentissime e duplicate dall'essere l'intero romanzo citazione: "io cito sempre'') riandavano a altre citazioni di scritti precedenti dell'autore, gli squarci lirici di B, dischiusi nel nero del fango da una serie di mitici sipari, liberavano azzurrità atlantiche o gioiosi spazi descrittivi facilmente localizzabili nella natia Irlanda. E i flashback di A, ricalcandoL' ultimo nastro di Krapp, o Primo amore, o i Testi per nulla, a partire dalla culla o dall 'apparizione di una madre, nuotando nel bianco, tornavano ai primi ricordi personali dell'autore. E non vorrei dover cercare altre analogie del personaggio con la sua vita, per esempio nei periodi trascorsi da lui giovane al buio, in posizione fetale, rivolto al muro, col corpo solcato da orribili ascessi, affascinato solo dall'ozio come Belacquao dall 'autoannullamento come M urphy. Non è necessario arrivare a tanto, né sottolineare il vezzo che ha spinto il viaggiatore (o la voce per lui) a soffermarsi su tre suoi stati, sorvolando___:ma segnalando con civetteria l'omissione - il quarto, in cui lui stesso sarebbe figurato come vittima umiliata, e questo anche per evitare il lamento su se stesso, appena possibile sacrificato a favore della ricerca di "un po' di bellezza". Non è proprio necessaria una tale sottolineatura per identificare in questa summa della tematica di Beckett anche una ideale autobiografia, dove lo scrittore si ritrae come personaggio nello sbandamento, per approdare a una meditazione sulla condizione umana, fino a sistemarla in un universo matematicamente regolato, con la consueta esasperazione verso il puro gioco astratto del proprio gusto per le scienze esatte. Si raggiunge così o si delinea un ordine cosmico alla Giordano Bruno, basato su corsi e ricorsi alla Vico, tanto per nominare due "grandi" éhe, con il prediletto Dante e il maestro Joyce, formano i quattro vertici di una monografia giovanile scritta dal nostro poeta in omaggio alFi.nnegan:s Wake, il cui mondo circolare è considerato come un purgatorio incessante. L'onnicomprensività di questa visione speculativa estende il senso del1' autobiografia dall'autore a noi tutti, se è vero che "ciascuno di noi è nello stesso stesso tempo Bom e Pu:ncarnefice vittima istitutore allievo indisciplinato attore convenuto muto e teatro di una parola ritrovata nel buio nel fango". O forse non è vero: "No mai stato Pim né Bom no mai stato nessuno no altro che io nessuna risposta che io sì ma allora era vero sì di me, era una voce sì e come mi.chiamo io nessuna risposta COME MI CHIAMO IO urla be"'. Forse allora: '1"utto questo una balla ... sì". 82 I Se non sei a Milano ti manca ~ RadioPopolare Milano e provincia FM 101.500-107.600 Pavia e provincia FM 107.600 Como e provincia FM 107.900-107.600 Varese e provincia FM 107.900-107.600 Novara e provincia FM 107.600 Alessandria e provincia FM 107~00 Vercelli e provincia FM 107.600 Asti e provincia FM 107.600 Provincia di Tortno FM 107.600 Bergamo e provincia FM 107.850-107.600 Piacenza e provincia FM 107.600-91.500 Cremona e provincia FM 96.300-107.600 Brescia e provincia Ffyl 96.300-107.600 Provincia di Mantova FM 107.600 SERVIZIBOIBLIOTECHE • COMUNDEIMODENA DRAMATEATRIT·EATRVOALDOCA Bisogna essere assolutamente moderni (A.Rimbaud} SCUOLADI POESIA sette incontri mensili tenuti da Mi/oDeAngelis dal28gennaiaol24 giugn1o990 poeti ospiti: GiusepCpeonte MariLouzi PierBoigongiari BibliotedciSacienzdell'Educazione, viaSaragoz1z0a0M, odena Informazi-oDnRi AMTEAATRI, vi~SanGeminia3n,Mo odenteal.059/216800-2146442

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