TEATRO l'etica di Beckett, mai lontana dalla superficie, appare evidente: la collaborazione, l'antitesi della nostra società competitiva, e la sua molla tanto disprezzata; la bontà, diventano così elementi chiave per un'esistenza vissuta stoicamente. Senza fede o speranza, o senza l'accettazione codarda dei valori cosmici e delle promesse di una società dominata dalla pubblicità e dall'industria dei mass-media, è possibile vivere un'esistenza soddisfacente, in cui la brama di potere è sostituita e sublimata dall'operare per il benessere degli altri. Se questo ricorda un po' troppo le dottrine di un altro amante della semplicità e degli animali, San Francesco d'Assisi, pazienza. Il fascino che i loro ammiratori riconoscono in entrambi ' ·.·... sta nell'identificazione e nel disgusto per la corruzione, per il modo in cui l'uomo ha insudiciato il proprio nido, sciupato il suo intelletto, perso ogni interesse nella ricerca della verità, e soprattutto perso la capacità di sentire compassione e di condividere il dolore degli altri. Se Beckett dovesse fondare un ordine, o prendeFoto PIC. non siamo in grado di capire o definire (e che probabilmente non comprende la propria malignità, vedi L'innominabile) e siamo obbligati ad "accettare la vita e a camminare", a proseguire, "avanti", obbedendo con diversi gradi di sottomissione al comandamento di vivere il nostro calvario, fino a quando, come la vecchia di Mal vistomal detto, veniamo liberati e possiamo accettare la no~tra salvazione e "conoscere la felicità". Ciò che è più significativo dell'opera di Beckett, ora che possiamo avere davanti agli occhi la sua intera produzione, è l'unità straordinaria dei suoi scritti: i nuclei tematici erano già tutti presenti all'inizio, molto prima della famosa rivelazione sul molo di I)un Laoghaire, teatralizzata nell'UltimonastrodiKrapp, per cui egli avrebbe trovato ispirazione nella tempesta e nell'oscurità. La citazione chiave, da Leopardi, che descrive il suo sfinimento creativo dal quale, paradossalmente e miracolosamente, emergono i suoi scritti, vien fuori perla prima volta nel Proust (1931): "In noi di cari inganni/ non che la speme, il desiderio è spento." La frase riappare in M olloy e, forse, da qualche altra parte, ma Beckett la usa ancora oggi nella conversazione quotidiana, principalmente per spiegare la mancanza di lavori recenti conclusi,. ;, parte gli adattamenti televisivi. Ma che straordinaria produzione letteraria ci ha dato, ciononostante! Liberati dal bisogno di "riuscire" e dall'ambizione stessa verso tale obbiettivo, la vita diventa niente altro che la necessità di soddisfare desideri semplici ma necessari. Ed è a questo punto che 70 re una posizione politica, i suoi seguaci sarebbero numerosi come i libri scritti su di lui. Fortunatamente sappiamo che ciò non accadrà mai e che il suo messaggio, poiché ha un messaggio, non subirà le perversioni e le distorsioni toccate alle minoranze. Beckett dimostra la forza del mutuo conforto, la possibilità che lo spartire una patata o una carota sia un piacere per noi come per gli altri, per l'orgoglio che possiamo provare e la dignità che possiamo riconquistare nel rappresentare "degnamente", ogni tanto, "la mala genia alla quale un destino crudele ci ha consegnato". Non è certo un piccolo regalo quello che ci offre nel renderci capaci di stare in disparte a osservare la corsa alla sopraffazione e alla prevaricazione senza lasciarci coinvolgere, e salutare le nostre peggiori paure con una risata. enface lepire jusqu'a ce qu'ilfasse rire Questa, la prima delle Mirlitonades a cui si riferisce Siegfried Unseld in un suo articolo, possiede, nei suoi brevissimi quattro versi e nelle sibilanti assonanze, una completa filosofia di vita e una sfida prometeica, e contiene quel coraggio umano al quale si riferisce Martin Esslin nel suo illuminante saggio. Col tempo questo straordinario gruppo di liriche entrerà sicuramente a far parte delle sue opere più conosciute. Un Festschrift come questo è, soprattutto per coloro che gli devono così tanto, l'occasione di dire grazie, non solo per il piacere supremo che abbiamo ricavato dai suoi testi e le illuminazioni che ci ha offerto sulle macabre realtà del "mucchio di letame" su cui viviamo, ma anche per aver formulato, poeticamente e praticamente, un'etica in base alla quale vivere. Samuel Beckett, il più modesto dei saggi, non ama libri come questo e spero che il presente volume non gli causi alcun imbarazzo. Ma, anche se così fosse, questo libro potrà comunque risultare di grande valore per coloro che, come a noi tutti accade, si trovano di fronte all'angoscia, alla delusione o alla tragedia: sia direttamente, sia sottolineando come i suoi scritti ci indichino il modo di affrontare l'umana esistenza, sia indirettamente, guidando un maggior numero di lettori verso la più straÒrdinaria avventura letteraria del nostro tempo. Questo libro è un omaggio non tanto perun compleanno, quanto a un realismo che ha avuto il coraggio di affrontare la nuda verità su un pianeta avvelenato che sempre più vive di menzogne e falsità, e dove le lacrime del mondo non diminuiscono. Morituri te salutanti Siamo stati fortunati ad avere un tale poeta tra noi in un'epoca come questa. Copyright John Calder 1986.
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