TEATRO È una contraddiziondcheBeckett riconosceimplicitamente attraversola rarefazionedel materialenarrativoe drammatico (brevitesti,costruitiintornoa unasola immagine)e lararefazione dellastessaproduzioneletteraria,soprattuttoa partire dallametàdegli anni Sessanta.Mapersino negli ultimissimitempi, ormaiottantenne,Beckett ha ancorasaputoregalarcidei lampi di straordinariapurezzae diformidabileintensità,comenel bellissimo Stirrings Stili di cui diciamo qui a fianco, e chepresto usciràin traduzioneitaliana. PerAdorno la grandezzadi Beckett stavanel rifiutodel realismoe nellanegativitàassoluta,unicomodopossibileper l'arte del nostrotempodi rappresentareilpresentedenunciandone l'inaccettabilità. Ma, nonostante l'apparente paradossalità, è forse ancorpiù convincentefohn Calder quandospiegache la negativitàdi Beckett è unantidotocontroil cinismo,l'avidità, i reaganismie i thatcherismidei nostri tempi.Insiemea quelladi Proust,diKafka,diloyce, l'operadiBeckettsiponecomeunodei massimi esempi di comunicazionedell'esperienza nell'epoca delladistruzione del 'esperienza; ma lasuanegatività,in unasocietàarrogantee cialtrona,adoratricedel denaroe del successo a qualunquecosto,desiderosasoltantodi essereconfermata nelleproprie volgari ed egoistichecertezze,rappresentaaltresì unodei contributipiù alti epiù ricchi di laicaspiritualitàofferti dallaletteraturadi questafine del millennio. -EMBARASSINGMR. BECKETT JohnCalder traduzione di Sara Coccolo fohn Calder è l'editore inglese-oltre che amico per.sonale-di Sjlmuel Beckett. Questa che presentiamo è la sua prefazione a una raccolta di saggi pubblicata nel 1986 in occasione dell '80" compleanno di Beckett e intitolata As no other dare fai/ (Come nessun altro osa fallire). ComeVladimiro, gli ammiratoridi SamuelBeckett sono incapacidi tacere.C'è un impulso,un "obbligoa esprimere"che in realtànon è altro che il riconoscimentodi un debitodi gratitudine, non solo per le intuizioni che tutti noi dobbiamoal Beckett scrittoresullecondizionidi vita su questopianeta,maper qualcosadipiùprofondoepersonale:la forrnulazionedi un'etica e di una prospettivache è direttamentein contrasto con i valori che stannoavvelenandola societàin cui viviamo, valoribasati sull'avidità, sull'indifferenzaversolarealtàe le sofferenzedeglialtri, mentre il fatto che la nostra società diventi semprepiù criminale fa sembrareanacronisticie ingenui coloro che preferisconovivere con onestà e comprensioneper gli altri. C'è un forte elementodi avidità in tutte le società,ma la maggior parte dei paesi europei non ha raggiunto gli estremi dell' Americadi Reagan o dellaGran Bretagna dellaThatcher,che scoraggianocontinuamenteogni spazio della fantasiae ogni forma di altruismo.Beckettci diceche il mondoè semprestatocosì eche pocoimporta; siamogià abbastanzasfortunatiper il fattodi essere nati, ma la vita è sufficientemente corta per poter essere sopportatae il fallimentoindividualeè soltantounapiccolaparte del fallimentodell'umanità nel superare la crudeltàdella natura che ci circondae la nostra stessanaturaumana, la quale,è chiaro,non soltantononèperfettibile,ma inogni casoèdestinataaesserepresto sostituitada un'altra specie,dalle macchinecostruitedall'uomo e dall'intelligenza artificiale. L'accettazione del fallimento ci solleva dal senso di colpa, specialmenteda quellodi mancanzadi ambizione:non è importante"avere successo",anche se lo vogliamoe cerchiamodi raggiungerlo."Fallor ergo sum", le parole cheBeckettfa dire al vecchio Cartesio nella sua poesia Whoroscope del 1930,_vengono fuoriinvarie formenei suoidrammi, romanzie poesie.E inquel1 'accettazionedel fallimentoche risiede la nostramigliorequali- .tà. È da quella frase limpidae bellissima, _citata ncheda Martin Esslin, del dialogo traBramvan Velde e Duthuit,che questo volumeha tratto il suo titolo;un dialogo che sottolineal 'ineluttabilità del fallimento e il disgusto di Beckett per la banalizzazione dell'orrore dell'esistenzaumana:"La mia tesi...èchevanVelde... è il primo ad ammettereche essere un artista significa fallirecome nessun altro osa fallire, e che il fallimentoè il suo mondo." Credoche questosensoonnipresentedi fallimentosia centrale in quello che reputo sia il più grande dono fatto da Beckett ai suoi lettori. "La tigre scattaper difendere i propri simili senza la minima esitazione" perché quello è il suo istinto naturale, mentre gli uominiuccidono,rubanoe si distruggonol'un l'altro, spesso con la massimacrudeltà, solo apparentementeper istinto. Siamotrascinatiriluttantisuquestomondodauna forzamalignache 69
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