Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

TEATRO OMAGGIO A SAMUEL BECKETT ILCONTRIBUTODELLANEGATIVITÀ PaoloBertinetti A ben vederenel nostrosecolonon ci sonostate chedue solenuoveideedi teatro,entrambeantitetiche,seppureinmodidiversi,al teatronaturalisticoborghese:quelladiBeckett e quelladiBrecht.Gli altridrammaturghipartonotuttidi lì, oppuresi limitanoa riproporrein modipiù o menooriginalileforme del vecchioteatrotradizionale.PermoltiBeckettè soltantoquellodi Aspettando Godot: datoovviamenteparzialee riduttivo,ma che per unaspettocogliecertamentenel segno.Infattigià con Godot (il suoprimo testo teatrale,scrittonel 1949e rappresentatonel 1953)Beckettaffermapienamentelasuaideadi teatro,prendendoaprestito laforma teatraledominantesin dallafine dell'Ottocento,quella che Szondi chiama "dramma-conversazione",e svuotandoladal suo interno, riducendo la conversazionea un dialogofine a se stessoeprivatodellasuafunzione significante. Nei drammisuccessivi,apartire daquel Finale di partita che è laprovapiù alta dellasuaproduzioneteatrale,tale operazione vieneulteriormenteradicalizzatae ha iniziounaprogressiva rjduzionedegli elementicostitutividelfatto teatralecosi come vienecomunementeconcepito:l'abolizionedelmovimento,dell'azione,del luogo realisticamenteinteso, dellavicendae in un certosensodeipersonaggistessi lasciailpostoallasolaparola. Ma attraverso soluzionigeniali che mirabilmentesanno restituirciilfatto teatralenellasuapienezza. Quelloche invecevienespessoignoratoè chequestopercorso corrispondepienamentea quelloattuatodaBeckettnel/'operanarrativae che quest'ultimarappresentaunodei verticidella letteraturaeuropeadel Novecento.MentreAdorno afferma che il narratorenellanostraepocasi trovanellasituazioneparadossaledinonpoterpiù raccontarementrelaforma delromanzo esigenarrazione,Beckettaffermachenon ·c• è nienteda raccontarema chesideve.La suaèunaposizioneteoricasostanzialmentesimile,e apertaa uno sbocco nellapraticaartistica,che Beckett dà comenecessariopur senza definirlo:"non c'è niente da esprimere, niente con cui esprimere, nessuna capacità di esprimere,nessundesideriodi esprimere,insiemeali'obbligodi esprimere". li modoin cui l'obbligo di esprimereil nientesi attuaper il narratoreè illustratoda Beckett, com'è naturale,non insedeteoricama nellapratica letteraria:inparticolareapartiredai tre romanziscritti tra lafine del 1947e il 1950 e che in seguitovenneroindicaticomela trilogia: Molloy, Malone muore, L'innominabile. · Ilprotagonistaè unnarratoredi voltain voltasemprepiù decrepitoe le cuipossibilitàdimovimentosi riduconoprogressivamentesinoalt'immobilità.Ognunorappresentalacontinuazione ideale del 'altro: parte della condizionefinale in cui si trova il precedenteper proseguire sia verso l'annullamento della sua esistenzafisica sia verso l'implosionedellaparola letteraria.I narratoridella trilogiasono sempre conscidell'atto narrativo. Taleconsapevolezzaaumentaprogressivamentee semprepiù invade il corpodellanarrazionestessa, che vieneindagata,sezio68 nata,irrisae svelatanellasua naturadifinzione.Ma sempreaccompagnatadalla convinzionedella necessitàdel narratore,di quell'obbligo di esprimereche è per Beckettl'unico umanesimo possibilenellanostrarealtàdegradata. E tuttaviacon L'innominabile lapossibilitàdellaparola letterariasembratrovarelasanzionedelsuoesaurimento."lo continuo",.affermail narratore,ma questesono le sue ultimeparole,doponondiràpiù niente.Ci vorrannoannidi ricercatormentata,di Testi per nulla ( 1955), tentativononriuscito,comedisse Beckett,di usciredall'atteggiamentodi disintegrazionecon cui era culminatala trilogia,per approdarea unanuovaavventura dellaparola, a un ulterioreforma romanzescain cui calare la narrazione. Come è (1961)sarà il suo ultimoromanzo,ma nelle breviprose successiveBeckett sapràinventarenuovi territori narrativisemprepiù accentuandol'aporia giàpresente nei romanzi: l'esistenzadi una tensionetra laparola che vuole affermarsi,continuare,dire,e la consapevolezzache lametaultimaè il silenzio. STIRRINGS STILL Nel 1986, proprio nei giorni in cui Beckett compiva 80 anni, la Grove Press licenziò Barney Rosset che era stato da sempre il suo publisherinAmerica. Beckett, che ormai daqualche anno dichiarava di aver completamente esaurito ogni capacità e desiderio di scrivere, si rimise alla scrivania e compose una breve prosa di 1800parole, StirringsStill, che regalò a Rosset per consentirgli di riprendere la sua attività editoriale. Il testo uscì poi in coproduzione tra Rosset e l' editore inglese Calder in una lussuosa veste tipografica arricchitadalle litografie di Louis . LeBrocquy (fuBeckett stesso a fare il suo nome). La limitatissima tiratura di 200 copie, per un prezro unitario di lOOOsterline, cioè più di due milioni di lire, è già esaurita; ma il testo è stato poi pubblicato sull'inserto letterario del "Guardian", consentendo così a tutti di poter leggere quest'ultima generosa fatica di BecketL Stirrings Stili è scritto in una prosa essenziale, scarna, priva di virgole -e spesso anche del verbo e del pronome personale -, povera di articoli, avaranell' aggettivazione, fatta di una successione di parole brevissime, quasi sempre di una sola sillaba (com'è nella natura monosillabica della lingua inglese, ma con lin'accentuazione che non può non essere voluta). Il vocabolario è semplice e quotidiano; l'effetto è di grande poesia (come il Leopardi di "dolce e chiara è la notte e senza vento"). Incomincia così: "Una notte mentre sedeva al tavolo con la testa tra le mani vide se stesso alzarsi e andarsene. Una notte o un giorno. Perché quando la sua luce si spense non rimase al buio. Una specie di luce apparve allora dalla finestra in alto. Sotto di essa immobile lo sgabello su cui finché non poté o non volle più saliva per vedere il cielo. Il motivo per cui non si sporgeva per vedere cosa c'era sotto era perché la finestra non era fatta per essere aperta o perché non ' volevaononpotevaaprirla. Forse sapeva fin troppo bene ciò che c'era sotto e non desiderava rivederlo più". È proprio vero che la poesia è quella cosa che va perduta nella traduzione. (P.B.)

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