SAGGI/CAPITIMI ve.Nonposso-negarecherestava,almeno, una tramalarghissima di amicizie, che non posso elencare perché occuperei pagine, e l'ho fatto,inparte, in altriscritti.Nel campointellettuale,nelcampo pblitico specialmentedei laici, dei socialisti e dei comunisti, avevoavutomoltissimicontatti,sia standoa Pisa finoal 1933,sia a Perugia o altrove dal 1933al 1944. Dal 1944,in poco più che un ventennio, dovevovalermi delle condizionidi libertà e di wtte le agevolazioniche avrei pob.lto incontrare,tra cui quelle venutemicon l'insegnamento universitario, prima come incaricatoa Pisa di fùosofia morale, e poi co- . me professoredi ruolo di pedagogia dal 1956,prima a Cagliari e poi a Perugia. Subito,dopo la liberazionedi Perugia, nel luglio 1944costituii il Centro di orientamentosociale (C.O.S.) per periodichediscussioniapertea tutti, su tutti i problemi amministrativie sociali. Fu un'iniziativa felice, che convocavamolta gentee le autorità (tracui il prefettoe il sindaco),moltodesideratadawtti per l' interesseai temi e per lapossibilitàdi "ascoltare e parlare";e si diffuseneirioni della città, inpiccolecittà dell'Umbria, e in città comeFirenzee Ferrara.Nessuna istituzione fa diffusee1amoltiplicò, e ilmio sognoche sorgesseunC.O.S. per ogniparrocchia,era moltoincontrastocon il disinteressee l'avversioneche, dopopochi anni, sorse in molti contro un'istituzione così indipendente, aperta,critica;né si potevadireche l'organizzazionene fossedifficile; ci sarebbe voluta b.lttaviauna virtù: la costanza.Quella fu la prima iniziativache presi per valermi della libertàe per preparare la "riforma" come la vedevoe la vedo. Tantoè veroche, dopo le difficoltàche portarononel 1948alla fine deiC.O.S.,anche dopo una breve loro ripresa nel 1957, ho svolto e svolgo lo stesso temamedianteun fogliomensile Il potere è di tutti, chepropugna lademocraziadiretta (o omnicrazia,come la chiamo),il controllo dal basso in ogni localitàe ogni ente, i consiglidi quartiere e i centrisociali, i comitatie leassemblee, la libertàdi informazionee di critica, permanentee per wtti. Il tema si riconduce,come diròpoi, a quella riforma che io propugno in nome dello sviluppodella "realtà di tutti". Non lo Stato antifascista,mamolto meno quelloche segul al 1948,erano in grado di valersi dei C.O.S. ed inserirlinella struttura pubblica ttaliana, ad integrazionedella limitatademocrazia rappresentativadel parlamentoe dei consigli comunalie provinciali.Né le forze dell'opposizione di sinistra, tese nella speranza di una presa del potere, si curarono di apprestareuno strumento così elementareper la convocazionedella popolazionee dell'opinionepubblica, anche in considerazionedella insufficientediffusionedei giornali. Si apò invece il periodo in cui le ricche destreavrebbero rovesciatosugli italiani, e specialmentesugli strati menopoliticizzaticomequellodelle donne, tonnellatedi periodici illustrati,sostanzialmentedi gustoantirivoluzionarioed evasivo. Un'altra iniziativa fu quella del "Movimento di religione". Nell'ottobre del 1946, d'intesa con l'ex-prete Ferdinando.Tartaglia,convocammoa PerugiaunPrimoconvegnosulproblemare- . ligioso attuale. Era una cosa nuova, insolita, inattesaper quanti non avessero percepito che nell'opposizione antifascista, nella tensionedi aggiornare l'Italia al mondo, c'era anche,più o meno esplicito,il tema di portare il laicismo al punto di produrrela sosa stituzionedi una nuova vita religiosa a quella tradizionale,derivante dalla Controriforma.Al Convegno venneromolti e diversi amici (Spini,Pettazzoni,Mazzetti,Marcucci,Assagioli,Binni ed altri).Le relazioni introduttivefurono di me e di Tartaglia: io indicai il lavoro religioso come consistentenella ripresa, nell'etica contemporanea,dei temi della mitezza, del perdono, della nonviolenza,e nell'aperturamassimaalla realtàdi tutti,alla compresenzadi tutti gliesseri;Tartaglialo indicònellatensioneaporre un "puro dopo" la realtà e le società attuali, in una tramutazione di tutta la nostra vita, nella creazione di "atti nuovi". Al convegnodiPerugia seguironoaltri fino al 1948;avemmoil mododi incontraremolti, di far gravitare su problemi vari, come quello della libertà religiosa in Italia e della siwazione degli ex-preti (provadella durezza illiberaledella Chiesaromana)e quello dell'obiezione di coscienzae della pace internazionale.Pubblicammo libri e articoli. Quando Tartaglia si volse al lavoro personale della ricerca speculativae sistematicasullesue ideereligiose(epromisedi darne conto in libri), io continuai il Movimentoper una riforma religiosain Italia per anni e anni fino al 1954.Un congresso tenuto a Roma nell'ottobre 1948,molto affollato e con la presenzadi molte forze del laicismoe del protestantesimo, si era voluto intitolare, a due anni di distanza dal Convegno di Perugia che era statodi assaggio,Congressoper la riforma religiosa,chenaturalmenteper noi,-perTartagliae per me, non era internaal Cristianesimo,ma su prospettivepiù larghe e indipendentidai temi tradizionali.Tartagliapoi si appartò,ed iocontinuaii convegni,specialmenteromani, presentando l'approfondimentodei miei temi dellarealtàdi tutti, dell'antiistituzionalismoreligioso,della nonyiolenza,e altri facendoaffluire i temi del laicismopiù deciso e più largo. Ma, francamente, l'interesse veniva declinando, e gli amiciormai si volgevanoad altri impegni o religiosi,o politici, o culturali. . Nel 1955l'uscitadel miolibroReligioneaperta,messoall'Indice da Pio XII, segnò il punto di arrivo della Riforma religiosa - ,- -
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