Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

ILCONTESTO Il muro è caduto "Viva la rivoluzione d'offobre ... 1989!" Paolo Hutter "Viva la rivoluzione d'ottobre ... 1989!" recita uno delle migliaiadi striscioni dellagrande manifestazionedel 4 noverobre inAtexanderplatz. Inquel corteo dove non si gridavanoquasi m~ slogan (per mancanza di abitudine - mi spiegano- più che per solennizzare col silenzio) gli striscioni hanno rappresentato un vero manifesto collettivo delle idee del movimento, e mi ricordavano un po' le scritte sui muri delle università nel '68 occidentale.In genere non c'erano però commistioni tra il genere serio - a volte persino filosofico e pignolo alla tedesca - esemplificabile da ''La democrazia esclude il monopolio del potere", e quello più allegro e ironico, dei giochi di parole su Krenz, o della proposta di "Asterix nel Politburo". Non sono riuscito a capire a quale filone appartenesse quel "Viva la rivoluzioned'ottobre '89", seali' ironia sullaretoricadell'Ottobre, o al comprensibile orgoglio per la grandezza di quanto stava avvenendo. Nei giorni successivi, vari commentatori ad Ovest come a Est hanno parlato di "Rivoluzione", la "prima vera rivoluzionedemocraticadal basso sul suolo tedesco":ma finoalla letturadi quello striscione, in quel sabato mattina in cui una folla di manifestanti senza polizia circondava pacificamente ostile i palazzi del potere a Berlino Est, avevo sentito solo parlare di Movimento,Dimostrazioni, Proteste per quantoriguarda ilbasso, e di Svolta (Wende) o Dialogo per quanto riguarda l'alto. Le definizioni sono cambiate in fretta, in una situazionecosì veloce. Ai primi di ottobre c'era ancora Honecker, ufficialmente tutto andavabene, ogni manifestazione indipendente eraproibita. A un mese di distanza, anche prima e senza la "storica" apertura delle frontiere, i cambiamenti sono già enormi, eppure il "riformista" - capo della SED del distretto di Berlino - Gunther Shabosky faticaaparlareinmezzoaifischiinAlexanderplatz.Ilcambiamento principale è il travolgente risveglio della soggettivitàdella gente. È questa, probabilmente, laRivoluzione ... È una situazione in cuiquasi improvvisamentenon si sopportapiù ciòcheprima si era sopportato, in cui la pazienza e la rassegnazione si rovesciano in impazienza.La sostituzionè di Honecker con unnuovo leader che lascia libertà di stampa, che autorizza le manifestazioni, che promette libertà di viaggiare non sarebbe stata neanche immaginabile il 7 ottobre, quando il vecchio Erich stava accanto a Gorbaciov. Quindici giorni più tardi, l'avvento di Krenz è troppo poco, e troppo tardi, per fermare il movimento. Si susseguonomanifestazioniin tutte le città, gli striscionicontestano ilruologuidadellaSED,chiedonolosmantellamentodell'apparato poliziesco capillare della STASI, libertà di stampa e di organizzazione, riforma della scuola, abolizione dei privilegi ai funzionari di partito, ma anche risanamento delle case fatiscenti, rIJisureecologiche e quant'altro. L'ondata partita daLipsia e Dresda coinvolgeBerlinoEst con un certo, relativo, ritardo. Ma quando i manifestanti invadono la mattinadel 4 novembre ilcentro storico dei palazzie dei ministeri, ladirettaTVconsacra l'evento quasi come un atto fondantedi una nuova coscienza nazionale. (Questa pomposa espressione - rifondazionedi coscienza nazionale- mi è suggerita soprattutto dal tono degli interventi degli intellettuali nei comizi sulla Alexanderplatz,di StephanHeym, CristophHein,Heiner Milller, 4 Christa Wolf, e dall'accoglienza che ricevono. L'aspetto e il comportamento dei manifestanti ricordano - almeno a un osservatore straniero come me - quelli della marcia pacifista a Bonn nell' 81, quando fu Heinrich Boli, il vecchio intellettuale, a prendere la parola in piazza e a parlare di nuova coscienza nazionale pacifista. Ma a Berlino Est la manifestazione del 4 novembre '89 può pretendere di rappresentare tutta o quasi la società. Non era così - ovviamente - il movimento tedescooccidentale contro i missili.) In uno dei momenti ancora montanti della grande spinta tedesco-orientale ho osservato a Berlino Est, alla vigilia della manifestazione, lo spirito interno di questo movimento. Una chiesa evangelica ospita l' assemblea di presentazione e formazione di Neues Forum nel quartiere di Friedrichshain. La chiesa è stracolma, molti giovani sono seduti per terra. A occhio c'è unpo' di tutto,magli operai sembranomenorappresentati; del resto siamo in un quartiere centrale della capitale, non nella periferia di Lipsia. Gli interventi di presentazione dei gruppi di lavoro sono coordinati da un animatore - quasi un presentatore come alla TV - che interloquisce con qualche battuta. Non ci si chiama "compagni", ma amici, colleghi, concittadini... La gente applaude, ride, sta attentissima. Qualcuno ogni tanto interrompe con questioni procedurali, tipo "non rileggete il volantino che ci avete già distribuito" oppure "è inutile che prendiate i nomi per il serviziod'ordine di domani, perché lo dobbiamofare tutti." I temi propostiper i gruppi di lavoro sono vasti e acuti: economia (come . conciliare produttività e stato sociale, ecologia ovvero risparmio energetico per diminuire l'inquinamento da carbone), servizio civile, stato di·diritto, questione delle abitazioni, scuola, mass media, sindacati - (creare nuovi sindacati o riformare quello esistente), revisione della storia della DDR ecc. Al termine dell' assemblea, il promotore di ognuno dei gruppi di lavoro si mette conuncartello inunpuntodellaChiesa,per reclutaregli interessati a collaborare. Klaus Hartung, marxista occidentale, uno dei commentatori della "Tageszeitung", ha scritto: "Le masse in movimento nella DDR non solo parlano una nuova lingua, un nuovo tedesco pieno di ironia, fantasia e dolce radicalità; non si esprimono solo cenni di democrazia di base che non ha nessun esempionell'Occidente. È anche possibile che il movimento parta da presupposti più favorevoli:Può darsi che il fallito burocratismo politico celi in sé potenziali di autodeterminazione e organizzazione nelle scuole, nelle università, nel sistema sanitario, nelle fabbriche. Le masse in movimento nella DDR parlano in modo così naturale in categorie sociali, come noi all'Ovest pensiamo e parliamo nelle categorie del mercato. Il socialismo reale fallitonon ha lasciato il vuoto: gli uomini sono stati divisi da privilegi e da oppressioni, ma non dal capitale." Anche se la tesi di Hartung mi sembra un po' enfatica, posso citare unelemento a suo favore. Senella prima fase del movimento i luoghi e le occasioni di aggregazione sono statiquelli finora usati dall'opposizione-essenzialmente chiese evangeliche, case private, reti di contatti individuali- quando il clima di ribellione e discussione è dilagato sono tornate utili anche le strutture tradizionalidalla fintae svuotatapartecipazione

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