Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

AffRAVERSO DUE TERZI DEL SECOLO Aldo Capitini Il testo che segue - utile anche per comprendere molti riferimenti presenti nelle lettere di Capitini che pubblichiarrw nell'inserto di questo numero-venne spedito dall'autore all'amico Guido Calogero, il 17 agosto 1968, perché ne considerasse la possibilità di pubblicazione sulla rivista "La cultura" (dove apparve nel n. VII1968) che Calogero dirigeva. Nella lettera che ne annunciava l'invio, Capitini parlava di "una sintesi molto sommaria di ciò che ho fatto, con cose, in parte, mai dette. Potrebbe essere utile a qualcuno, nel caso che non facessi poi altri scritti ... " Capitini stava per essere ricoverato nel reparto di patologia chirurgica di Perugia, dove poche settimane dopo doveva morire, il 19 ottobre 1968. · Sononato a Perugia il 23 dicembre 1899, ih una casanell'interno povera, ma in una posizione stupenda, perché sotto la torre campanariadelpalazzocomunale,con lavista,soprai tetti,della campagnae dell'orizzonte umbro, specialmentedel monte di Assisi, di una bellezza ineffabile.Mio padre era un modesto impiegato comunale, e custode del campanile; suonava anche le campanecomunali,e tutti noi incasa sapevamofarlo.Miamadre, che veniva dal vicino villaggiodi Brufa, lavorava instancabile per la casa e come sarta, per altri. Avevo un fratello,maggioredi me. I primi venti anni dellamiavita si sono svolti secondounmodello tipico.Precoce come sensibilità, riflessivitàe interesseper la letturae anche per la poesia, non avevo nessunaguida, sicché mi fu una grande scossa l'incontro con la letteratura futurista, i suoimanifesti,i suoiprogrammiinnovatori,chemipreseroper un po' di tempo, dal 1913 al 1916,associandosi al nazionalismodi adolescente(leggevo fin da piccolo i giornali),e in contrasto col fondodel mio carattere, che invecepreferiva letteratie poeti meditativi e moralisti, come Boine, Slataper, Jahier e specialmente Ibsen.Fu il periodo dei molti amici, delle esperienzevarie e anche troppovarie e sciocche,dellamescolanzadi poesiae di grossa polemica, finché mi avviavoalla "conversione" che avvenne neglianni 1918-19:dallavitadi "esperienze" ali' austerità,dalnazionalismoall'umanitarismo pacifista e socialista, dalle letture contemporaneeallo studiodelle lingue e letteraturelatina e greca, checominciaicon la massimatensione nel 1919da zero,visto che,per povertà,ero statoindirizzatoagli studidell'istituto tecnico. Autodidatta accuratissimo, in condizione di povertà per le grammatichee i classici che compravoad unoad uno, sottoponevo la mia gracile costituzionefisica (che mi aveva risparmiato il serviziomilitaree la guerra) ad uno sforzo chemi portòall 'esaurimentoe allecontinuedifficoltàdel sonnoe delladigestione;così oltre il classicismo letterarioe quasi filologico, la conoscenza dellaBibbiae la vicinanzaalLeopardi,acquisii inqueglianni anche l'esperienza della finitezzaumana, del dolore fisico, dell'inattività sfinita in mez~oalle persone attive, un'esperienza che con la componentedella costruzioneclJ!turale,era la componente dellaricerca etico-religiosa,già da anni indipendentedalla religionetradizionale.Sapevobene gli erramentiche avevo lasciato alle spalle,che furonoanchequelli del primoventenniodel secolo in Italia.Avevo imparatoperché il "classico", il "morale", le . beatitudinievangeliche, la democraziae il socialismo,erano dei valori,ci eroarrivatodopol'eversione, il disordine, il dannunzianesimo,ilmarinettismo,le"parolein libertà".Avevounsensocosì serio, umano e autenticodelle "strutture", che il fascismonon mi prese minimamente, e se non partecipai attivamentealle iniziativepolitiche opposte fu soltanto perché ero tuttopreso dalla mia costruzioneculturalee dai miei malanni. Oggi mi pare qua- . si impossibileche né la "Rivoluzione liberale", né i socialistiné Gramscimi abbianopreso, tra il 1921e il 1924,e io lo attribuisco ancheal fatto che la fragilitàdella salute mi aveva indottoad andare in campagnaper rimettermi (facevo il precettore),e questo mi staccòdalle ripercussionidirette della politica, che pur seguivo.O forsesipotrebbedirecheiodovevo"fare" soloquandoavrei potutodare "aggiunte" singolarie diverse, e in quegli anni veramentenoneroancoracapacedi darequalche cosa,chedovevainvecematurareper successivimomenti. Nel ventenniodal 1924al 1944ho potutomettere à fruttoquel sensoetico-cl~sico dei valori e della vita, in un modo che indicherei mediante quattro punti: · 1. negli studi universitari a Pisa dal 1924, letterari all'inizio secondo l'impulso del primo ventennio e della conversionedel 1919, passai sempre più agli studi filosofici, specialmente dal 1933,che meglio mi servivano per costruire le giustificazioni dell'opposizioneal fascismoe della costruzionelibero-religiosa; 2. allaposizionedi intellettualeassociai, dopolaConciliazione e la vista del tradimentodel Vangelo, il lavoropratico di propagandadi idee, di cercarealtri,di formaregruppi,lavoroche cominciaiallaNormaledi Pisa,doveero segretario,nel 1931e continuai con Claudio Baglietto(mortopoi a Basileanel 1940,esule e obiettoredi coscienza),uniti nel diffonderenuoviprincìpi di vita religiosa, teistica, nonviolenta (avevamo conosciuto la non collaborazione di Gandhi), antifascista; da allora io sono principalmenteil ricercatorèe il costitutoredi unavitareligiosa, in contrastoconquella tradizionale,leggendaria,istituzionale,autoritaria, e compromessafino al collo con la guerra, i privilegi, le oppressionidelle societàattuali;da allora ho sempremegliochiaritopermee per gli altri che cosa significasselapiùprofondaaperturaa tutti (sono stato colui che più ha usato nel periodo fascista il terminedi "apertura", anche riei libri allora pubblicati); 3. presa da Gandhi l'idea del metodo nonviolentoimpostato sullanon collaborazione,potevo avere una guidaper dir di "no" al fascismo(quandoGiovanniGentile mi chiese la tessera fascistaper'conservarmiil posto nellaNormale), e soprattuttounmodoper realizzareconcretamentequel certo francescanesimoa cui tendevoda fanciullo, col vantaggioche SanFrancescoera prima dell'Illuminismo,mentreGandhi veniva dopo il Settecen~o.con la serissima applicazione dei princìpi della libertà, fratellanza, eguaglianza(più che non abbiano fatto i borghesiche li avevano annunciati),e del valorefondamentaledella ragionecriticae della coscienzaanche inreligione;per oppormi alleguerrecheMussolinipreparava,presi la decisione vegetariana,nella convinzio55

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