Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

STORIE/CARPENTIIR unpunto di riferimento", dici, amaro. E ora, l'amore, una volta ancora; l'amore che non ha data. Come diceva una cantante francese: "Potrebbe venire la fine del mondo che noi non ce ne accorgeremmo". L'amore, in questa reclusione, in questo isolamento, in questo tempo senza tempo, mi dà una sensazione simile a quella dell'uomo che avesse fumato oppio in una casa sconosciuta e che, al risveglio, si comportasse come Elpenore, lanciandosi nel vuoto perché non sa dove si trova. Tuttavia, tu ami l 'Ambasciatrice- Cecilia si chiama. Le sue braccia bianche, profonde, ti sono necessarie. Trovi in lei, nella tua disgrazia, la tenerezza della madre, la devozione della governante, il calore dell'amante. Insieme a Cecilia stai tracciando il piano di lunghe operazioni finalizzate a eliminare il Signor Ambasciatore. L'arsenico, forse. Ma ... come ottenerlo senza richiamare l'attenzione? Il cianuro di potassio? Facile da usare, con un gioco appassionante aggiunto all "'eliminazione fisica" del soggetto: il veleno verrebbe mescolato con qualcuna delle pastiglie che il Signor Ambasciatore prendeva tutte le sere per la digestione. Si sarebbero agitate le pastiglie come i dadi in un bussolotto. E non ci sarebbe stato altro da fare che aspettare. Oggi non è stato. Sarà domani: rimangono solo tre pastiglie. E quando ne rimanessero solo due prenderemmo già tutti i provvedimenti per il funerale. Le fasce e le condecorazioni che il morto avrebbe dovuto portare con sé. E quando nerimanesse solo una? Notte di indicibile emozione. Ma ... chi si sarebbe procurato il cianuro? Lo vendevano nelle farmacie? L'ideale sarebbe stato il curaro, che non lascia tracce nell'organismo. Una puntura con un buon ago avvelenato e il soggetto sarebbe caduto all'istante, senza poter respirare, con i muscoli dei polmoni paralizzati. Ma per procurarsi il curaro, che si conserva in piccole zucche, era necessario arrivare al territorio degli indios Guachinapas, ed era cosa almeno di un mese, passando di lancia in canoa e viceversa. Piangi con lei sulla comune disgrazia di sentirsi tanto inermi. Quanto felici saremmo stati al lato di un feretro! ... Ti avvicini alla finestra. La sparatoria è finita. Si sono portati via i feriti - o i morti, forse. Il cristallo della vetrina del negozio di giocattoli è andato in frantumi per un colpo che ha buttato giù Paperino dal suo piedistallo, con un piccolo buco nero nel cartone del petto. Poiché era il Giorno degli Eroi, non c'era nessuno nel negozio che avesse potuto rimettere a posto la figura. Restava, a gambe divaricate, con le zampe arancioni in alto. 7. Verso un martedì Quando arrivò la stagione delle piogge, le relazioni diplomatiche di questo paese con quello Confinante, peggiorarono. La Querelle delle Frontiere tornò ad accendersi e, con essa, gli animi. Ma ora il Generale Mabillan mobilitò tutti i suoi corpi e uffici di propaganda e censura per minimizzare i furori bellici. Avendo bisogno di un esercito di repressione interna per sciogliere manifestazioni e sfilate, interrompere gli scioperi, far osservare i segnali di coprifuoco, perquisire case e imprese, pattugliare le strade, eccetera, ecceterar non riteneva che fosse opportuno, in verità, mandare varie divisioni alla frontiera della selva, lasciando sguarnito il fronte interno. Per gli stessi motivi, la sua arroganza di una volta nei confronti del Paese Confinante si era trasformata in una politica di tolleranza e di cooperazione. "Niente problemi internazionali", diceva. E soprattutto ora che gli Stati Uni40 ti avevano acquistato grandi concessioni minerarie sul territorio conteso. Tanto confusa era la situazione che il Signor Ambasciatore fu chiamato dalla sua Cancelleria perché facesse rapporto di persona. Sarebbe stato un viaggio di quindici giorni, al massimo. la Signora Ambasciatrice gli fece le valigie con straordinario amore e, il giorno seguente, andò a salutarlo all'areoporto, osservando, con soddisfazione, che l'aereo era di modello antiquato, con tutti i segni di un disastro imminente: era quello che gli operai della manutenzione designavano con il nome di "feretro volante". Il giorno seguente il Console venne a farmi visita. "Ormai lei è mio compatriota", disse, abbracciandomi, e dandomi le carte della mia nuova nazionalità. Da ora in avanti, il mio stemma sarebbe stato - lo vedo riprodotto in tutti i documenti consegnatimi-quello delle due tigri all'erta, sonnecchianti sui cateti di un triangolo dorato, di origine evidentemente massonica, se pensiamo che la Massima Personalità del mio nuovo paese era stato, in Europa, Principe Kadosh della Loggia dei Cavalieri Razionali. ~•Ma questo non è tutto", cominciò a dire il Console con un tono che, per l'impostazione della voce, per il ritmo delle parole differiva di molto da quello precedente. Parlava lentamente: "In questi anni ho informato la mia Cancelleria del suo lavoro. Querelle delle Frontiere, intensificazione del commercio, interscambi fruttuosi di prodotti, eccetera, eccetera. Sono informati di tutto quanto lei ha fatto per il nostro paese, che non era ancora il suo. Questo imbecille (indicò la poltrona dell'Ambasciatore) non è mai servito a niente. E lo sanno. Per questo (impostando la voce) lei sarà nominato ambasciatore del mio paese, al suo posto". Di fronte alle mie proteste, il Signor Console mi fece sapere che nel suo paese - "il nostro paese" - le cariche di ambasciatore non si davano, generalmente, a diplomatici di carriera, ma a uomini brillanti o capaci: scrittori, finanzieri, figure mondane, giornalisti. In aggiunta, l'utilizzazione diplomatica e docente di figure appartenenti ad altre nazioni continentali era tradizione in America. Potevano essere stranieri: ci sono stati ministri cubani in centroamerica: il venezuelano Andrés Bello fu Rettore dell'università del Cile. Ricordo ... Interruppi l'enumerazione prevista: "Ma ... non mi daranno mai il placet". "Con la voglia che ha Mabillan di rimanere in buoni rapporti con il nostro paese, ora che vuole estorcere 150.000.000 di dollari ali' Alleanza per il Progresso, darebbe il placet anche a Jack lo Squartatore". (Risa). "Ma, l'Ambasciatore, l'Ambasciatrice ... ?". "L'Ambasciatore è stato richiamato, in verità, per essere trasferito a Goteborg, come semplice agente consolare. Quanto all'Ambasciatrice, se lei non si oppone, potrà rimanere qui, in qualità di Segretaria dell'Ambasciata". Il placet fu concesso senza esitazione. E il martedì seguente il Rifugiato uscì per presentare le sue credenziali al Generale Mabillan. Le guardie della porta, al loro ultimo giorno di sorveglianza, gli presentarono le armi. La fo1anziera del Signor Ambascia- . tore gli andava abbastanza bene. Al cilindro era stato necessario riempire il marocchino con carta di giornale. I guanti di color burro dovevano essere portati nella mano sinistra, come un mazzo di asparagi, perché troppo stretti. Ma tutto era magnifico oggi: l' automobile della cancelleria, la conversazione insulsa dell' Annunciatore di Ambasciatori. Oggi era martedì. Martedì, martedì, martedì! Martedì 28 Giugno. 28 Giugno! Un mese il cui nome sape-

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