Linea d'ombra - anno VII - n. 44 - dicembre 1989

STORIE/CARPENTIIR bricazione rustica, i violini di Petache, paese dove tutti erano luthier, si ~dava creando a questo paese, esente da un folklore espresso in tessuti o oggetti, l'illusione di un folklore che era molto gradito agli stranieri ... Ma questo non era tutto: ilRifugiato, angosciato dalla sua inattività, in un tempo senza tempo, dove era lo stesso che fosse venerdì o lunedì, giovedì o martedì, si era fatto carico di tutto il lavoro dell'Ambasciata. Così, mentre il Signor Ambasciatore leggeva sempre daccapo i suoi tomi di Simenon, immedesimandosi nell'Ispettore Maigret, il Rifugiato redigeva note diplomatiche, lettere confidenziali, comunicazioni alla Cancelleria, rapporti, memoranda, eccetera ... ''Sembra lei il vero ambasciatore del mio paese", diceva il Signor Console, che era solito far visita inaspettata all'Ambasciata ... "per curiosare e spiare", diceva il Signor Ambasciatore, che detestava la faccia da cavallo brado del Signor Console. E, un giorno, il Rifugiato manifestò il desiderio di adottare la nazionalità del Paese Confinante. "Sei pazzo", mi disse l'Ambasciatore. "Nella vostra straordinaria costituzione si legge (prendesti il tomo, lo sfogliasti, mettesti I'indice sull'articolo in questione) che ogni straniero con due anni di residenza nel paese può chiedere la sua cittadinanza. Sono qui sul vostro territorio nazionale. Sono governato dalle sue leggi. Se commettessi un crimine in questa casa, potrei essere giudicato soltanto dai tribunali del suo paese". "Ma ... pensi di rimanere due anni in questa casa?". "Ci sono già da diversi mesi. E mi permetta di ricordarle che un famoso leader latinoamericano rimase rifugiato nell'ambasciata di un paese amico per la durata di sette anni. Reclusione più lunga di quella di Giona, lo riconosco; ma di poco inferiore a quella di Silvio Pellico". "Ne riparleremo quando sarai qui da due anni". "Ci resterà", disse l'Ambasciatrice, con una convinzione che mi fece pensare ai mesi - quanti mesi? - che avevo ancora da vivere in questo mondo collocato fra l'eternità di Dio e l'eternità di Paperino. Oggi il Signor Ambasciatore se n'è andato presto, di gran gala, per assistere alla Sfilata Militare del Giorno della Patria. Pranzammo soli, la bella Ambasciatrice e io. Poi andammo alla piccola biblioteca che aveva lasciato l'Ambasciatore precedente. "Non cercare niente di interessante", dice l'Ambasciatrice: "Quel signore si era impegnato a dimostrare che i Conquistadores americani avevano trovato, in queste terre, tutti i prodigi dei Romanzi di Cavalleria. Di qui, la sua biblioteca (gesto): Amadfs de Gaula, un tomo, Palmerfn de Hircania, altro tomo; El caballero Cifar, due tomi". Presi il tomo di Tirant lo Blanc. "E questo?" "Tre tomi". "Forse perché mai sei entrata nel mondo del personaggio chiamato Piacere della Mia Vita, colei che, avendo nascosto il cavaliere in uno scrigno socchiuso, gli enumera e mostra le meraviglie fisiche di una principessa nuda. E gli dice ... (aprendo d'un tratto il libro con un colpo d'effetto): Oh, Tirantsignore!Dove sei mai tu orachenon sei qui vicinoper poter vederee toccarela cosache più ami al mondo?Guarda,Tirant signore,guardaqui i capelli dellasignoraprincipessa;e il bacioa nometuo,chesei ilmigliore dei cavalieridel mondo.Guardaqui, gli occhi e la bocca; io li bacioper te.Guardaqui i suoiseni cristallini,chetengoognuno in unamano; guardacomesonopiccoli, duri,bianchie lisci. Guardaqui il suoventree lecoscee il luogosegreto.Ohme sventura!Potessi essere un uomoper finire qui i miei ultimi giorni! Dovesei tu ora invincibilecavaliere?Perchénonvienia me che 38 tantopietosamente ti chiamo?Le mani di Tirant sono degne di toccarequi doveio tocco,ma nonaltri, chequesto è bocconecon cui chiunquevorrebbestrozzarsi". La Signora Ambasciatrice rideva alle arguzie del libro sulle grazie nascoste. Rise di più al capitolo del Sogno di Piacere della Mia Vita, quello in cui la principessa diceva: "Lasciami, Tirant, lasciami". E quel giorno, a rischio di sembrare pedante, dirò che "più non vi leggemmo avante ...". E quando si accorsero che ufficiali e soldati, rotte le file, si disperdevano per le strade alla fine della gran Parata del Giorno della Patria, gli amanti capirono che era giunta l'ora di vestirsi e di sedersi nel salone, in attesa del Signor Ambasciatore.L'Ambasciatrice prese un'agenda: "Tutto sta nel saperci organizzare: il Giorno della Patria, ci dà otto ore di tranquillità. Il Giorno degli Eroi, sei ore, perché c'è il buffet dopo l'offerta delle corone. Il Centenario dell'Indipendenza, nove ore e faremo colazione da soli. Lutti Nazionali, sei all'anno; cerimonie di quattro ore buone, con discorsi. (lo mi sono fatta una fama di gastropatica per non accompagnare mio marito a queste manifestazioni). Ricevimento del Primo dell'Anno, a Miramontes, più o meno cinque ore; Giorno dell'Esercito, otto ore, perché alla parata segue la colazione al club militare; aggiungi i carnevali, con l'incoronazione della regina; le feste diplomatiche, alle quali però devo un po' partecipare per salvare le apparenze. Ma di questo ci rifaremo con le inaugurazioni dei monumenti a qualche cittadino illustre-e attenzione che questo paese ne ha di cittadini illustri! -; e questo non è tutto: il baciamano al Nunzio di Sua Santità; la lapide collocata sulla casa natale di un grande educatore del secolo passato; le inaugurazioni di dighe, bonifiche, ponti, eccetera, eccetera. Ogni giorno sarà una festa". In quel momento arrivò il Signor Ambasciatore, col fiatone, t:r:afelato,con il colletto inamidato coperto di bollicine, lamentandosi del caldo, della scomodità della tribuna, situata in pieno sole. "Gli addetti militari nordamericani hanno potuto riconoscere, nelle unità motorizzate, tutti gli avanzi della Seconda Guerra Mondiale". Inoltre, la polvere che sollevava la fanteria, con quella mania nuova di farli marciare a passo d'oca ... 6. Qualsiasi giorno Il Signor Ambasciatore, adempiendo agli obblighi imposti ai diplomatici che concedono asilo a un perseguitato politico (Conferenza Panamericana del 1928, Articolo 2., Disposizione Seconda), secondo i quali "il Rappresentante, immediatamente dopo aver concesso l'Asilo lo comunicherà al ministro degli Esteri dello Stato del Rifugiato", aveva fatto quanto indi9ato fin dal principio. Per questo,. i due soldati, bai.onette in resta, continuavano a montare la guardia di fronte ali' Ambasciata, con grande inquietudine dei molto scarsi postulanti i cui affari partenessero alla giurisdizione del Consolato. Di qui che la sparatoria di quella mattina ti si ripercuotesse nel ventre. A due passi da te, in questa strada, fra il negozio di gioçattoli -ancora più prossimo a coloro che venivano presi di mira - e che la Chiesa della Virgen del Paramo, la polizia sparava su una manifestazione di studenti che protestavano contro il Generale Mabillan, per il suo tentativo di riforma della Costituzione, mirante ad assicurargli una permanenza al potere di otto anni, con possibile rielezione se il popolo la determinava mediante plebiscito. lo avrei voluto esserè con gli studen-

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