CONFRONTI Breytenbach in una foto di Morie Ngo. Mike Nicol in una foto di Herman Potgieter. pravvivenza, è fatta di unmilionedi piccoli compromessie umiliazioni,così sottili che l'occhio umano non riesce a ".ederli",p. 237), e dell'ansia non minoredi costruire muri, distanze,barriere dapartedei sudafricanibianchianche loro,a modoloro, disperati dentro, anche loro confinati ("la storia dell'afrikaner è fatta di confini,di nemici in agguatosubito dietro l'orizzonte, di Stati cuscinettousati contro il mondo che vuole impadronirsidelle terreche i suoi antenati hannoconquistato",p. 44).Ma soprat~tto è unostraordinariotestodi comprensionedall'internodelmeccanismodi classificazionemaniacaledell'umanità e del significatodei gestipiù quotidianidel viverein regimediapartheid.Breytenbach è attore-autoree insiemeanalista politicodi un sistema che conoscea fondo e di cui, nelle 'veritiere confessioni', riesce a descriveredi volta in volta gli angoli di umanitàe la sterminata miseria, i deserti di desolazionee insieme le piccole isole di poesia,di finzione,o più semplicementedi ironia, quella sottile, tragica ironia che accompagna·ogni 'dieta bianca' nella società dell'apartheid:"Un prigionierobianco riceve complessivamente 210 grammi di pane al giorno, 120 grammi di carnenei giorni di carne,cinqueuova la settimana- tre delle quali spariscononella pastella del pesce fritto del venerdì... Queste diete non sono uguali per detenuti bianchi, neri e meticci. Per es., i prigionieri bianchihannodiritto a un frutto la settimana, che i neri o meticcinonprendonomai. Iprigionieribianchi ricevonoancheunapiccola porzione,60 grammi, di burro d'arachidi ogni settimana, il mercoledì,e analogamente30grammidi formaggioladomenica. Di nuovo neri e meticci non hanno diritto a questi cibi... Il so1o momentoin cui neri e meticci hanno diritto allo stesso cibo dei bianchisaràuna voltache sono stati condannatia morte quando, immediatamente,avrannoaccessoalla c.d. 'dietabianca'. Questo · vale fino al pasto finale quandodi nuovo un bianco avrà un pollointeroper il suoultimopastosulla terra-cotto nellamensadei secondini- mentre i neri avranno solo mezzo pollo" (pp. 13334). La materia dei sogni Due teorie J Giovanni Jervis / RaccontaSvetoniocheGiulioCesare,essendopretorein Spagna, una notte sognò di violentaresua madre e ne rimasemolto turbato.Gli indoviniperò lo rassicurarono,incitandoloanzi a nutrire le più grandi speranze:infatti la madre, che avevavisto giacere sottodi lui, altro non era che la terra stessa;e gli vaticinarono il dominio del mondo. Ben presto Cesare chiese di tornare a Roma, le sue imprese successiveconsolidaronograndemente il suo potere. Straordinaripsicologi,vienda osservare.Nonsoltantoavevano datodi quel sogno una interpretazioneche sarebbepiaciuta a unopsicanalistamoderno,ma con la loro rispostaavevanoanche ottenutodi sedare l'ansia del giovanissimoe ambiziosopretore, e di incoraggiarerealisticamentele sue ambizioni. Quegli indovinisi eranoallontanatidal classicoe comunecriterio di lettura dei sogni. L'atteggiamento interpretativospontaneo e semplice- ed è anche il più antico, e tuttoraquellopopolare - dà per scontato che il sogno sia una sorta di visione, un eventoa cui il soggettoaccede,ma che egli nonproduce.Pensiamoqui a tutte le tradizioniche ancoroggi ci_divertonoe ci inquietano, perché pretendono decodificare in modo rigido quelle immagini:i sogni appaiono alloranon già avventuresoggettivedel desiderio,bensìspiraglicasualisuun repertoriodi simbolipreformati, che sembrano rinviare a saggezze perenni. Ma,ben diversamente,queglipsicologidi duemilaanni or sonoavevano ricondotto il sogno di Cesareproprioalle fabbricazioninascostedella suaintenzione,accostandosicosìaun'ottica cheoggi è quellapsicoanalitica. La psicanalisifreudianainfattiintroducee sistematizzal'idea del desiderioinconscio.Essa sostiene che il sognatore è, in fondo, autore e regista responsabiledi ciò che sogna:e quindi lo interrogasullesue intenzioni.Beninteso,ogni soggetto è responsabile solo"in un certo senso", o "in qualche modo", di ciò che ha sognato.Da un lato, infatti, la psicoanalisidice al sognatoreche se per caso egli ha sognatodi uccidere, ciò non significaaffatto che rischi il delitto, e quindi lo tranquillizza.Da un altro latoperò gli impediscedi sfuggireal problema, e lo invitaa capire che quell'immagine è stataelaborataproprio dalla suamente, secondo un qualche tipo di intenzionalitàche comunquelo concerne. La teoriapiù tradizionaledel sogno,che lo intendecioè come visionee messaggio,puòesserecriticatapsicoanaliticamente.La psicoanalisi d suggerisceche abbiamo tutti un interesse (psicologico)a tenere questa teoria per vera anche se ha scarso fondamento: la teoria tradizionale è infatti più gradevole,e più lusinghieraper la nostra immaginedi noi stessi.Noncipiacel'idea che il sogno emerga dal fondo di un caos interiore, preferiamo che venga da un serbatoiodi significanti al quale siamo lusingati di potere accedere; inoltre non accettiamo sempre che il sogno sia qualcosadi cui.siamoresponsabili,perché vi incontriamoimmagini disturbanti che ci paiono estranee alle nostre buone intenzioni. Amolti,e conqualchebuonmotivo, la teoriafreudianadei sogni è parsatuttaviatropposchematica.AFreudeai freudiani è statorimproveratodi eccedereinuna sortadi convintissimo- troppo convinto- "furore interpretativo",cioè di iper-interpretare i 15
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