IN MARGINE · Giochidi mano Grazia Cherchi Giochi di mano 1. Un lunedì del mese scorso ho fatto colazione con un amico e il giorno dopo con un altro. Entrambi hanno iniziato la conversazione col racconto del borseggi~ento di cui erano stati vittime. Il primo inmetrò: il portafoglio gli era stato sfilato dalla tasca posteriore e con lui erano sparite seicentomila lire; il secondo era stato derubato di ben due milioni (appena prelevati dalla banca) che gli erano stati estratti dalla tasca interna della cartella, tasca chiusa da una cerniera oltretutto piuttosto dura da far scorrere (come ho avuto modo di verificare di persona). I due amici scippati erano più che altro colpiti dalla maestria dei rispettivi ladri: che straordinaria abilità, ripetevano continuamente: la costernazione andava di pari passo con l'ammirazione. È questo il dato psicologico forse nuovo: se fino a qualche anno fa nel derubato prevalevano la rabbia e l'avvilimento, oggi, di fronte alla bravura manuale, c'è come una resa psicologica, da "ha vinto il migliore": A gente di tale professionismo è impossibile non cedere il portafoglio. Alla base di questa quasi rispettosa ammirazione c'è credo il fatto che il borseggiatore è uno dei pochi lavoratori manuali di grande mestiere che sopravviva nella nostra era tecnologica. Tra i pochi artigiani che ancora ci siano sulla piazza. Infine: entrambi gli amici non hanno denunciato il furto. Sapevano che si è accolti dal .poliziotto di turno con commiserazione venata di irrisione e che si viene in modo quasi esplicito invitati a non tornar più a chiedere notizie: è tempo perso per tutti. Inoltre abbiamo tutti forse introiettato il detto di Karl Kraus: "Meglio non essere derubati, così non si avranno guai con la polizia". Due meno due Fa zero. Alludo qui con delicatezza all'ultimo romanzo di Andrea De Carlo Due di due (Mondadori). Tralaltro, che razza di titoli vanno a scegliersi le giovani leve della narrativa! L'Oscar spetta, e con distacco, al giovane Mari che ha intitolato il suo romanzo d'esordio (che non ho ancora letto) Di bestia in bestia: adatto a una collana che ospiti i giovani predetti. Scherzi a parte, sia chiaro che se spesso mi capita di deplorare gli scritti più omeno romanzeschi dei nostri giovani (anagraficamente), la cosa non mi rallegra affatto, anzi. Magari succedesse il contrario! Ma, salvo rarissime eccezioni, mancano i pretesti. La maggioranza, ahinoi, non ha niente da dire e lo dice sciattamente. Se non c'è vita vera nella falsa, figuriamoci nella non vita. Così questi nientologi riescono a ulteriormente deprimere il già depresso lettore. Che nel caso poi del romanzo di DeCarlo è addirittura trattato con dispregio. Poiché De Carlo deplora l'Italia tutta, e in primis Milano (che subito ha organizzato un megadibattito in suo onore), fa tosto ritirare uno dei suoi protagonisti nell'Eugubino a fare il Robinson Crusoe. Lì scoprirà la panna montata, la quale, si sa, in dosi eccessive, dà nausea. L'altro dei due, anche lui dedito a deplorare l'universo mondo, prende a percorrerlo senza costrutto, provane sia che in una sosta (nell'eugubino) partorisce un antibestseller che, per le nefande leggi del mercato, diventa un bestseller (il che è oggetto di stizza da parte del suo autore: voglia il cielo che non lo diventi Due di due). Perdipiù il bestsellerista controvoglia emette di continuo detti memorabili: nel caso che lo stolto lettore non se ne accorgesse, ecco De Carlo sottolineare in corsivo alcune parole giudicate particolarmente pregnanti: ma il risultato è un boomerang. Dimenticavo: la prima parte, la meno peggio, è ambientata aMilano nel '68 quando i due precoci Brontoloni hanno sui quindici anni. Onde adeguatamente isolarsi dalle masse, essi optano per gli anarchici, così possono sfogare tutta la loro bile sui vari gruppuscoli. Alcuni dei quali furono deplorevoli, d'accordo, ma il Sessantottononè stato fatto solo daglim-1(marxistileninisti) e dai loro dogmatici furori. De Carlo non può non saperlo, ma se avesse anche solo accennato a quanto di collettivo, dirompente, festoso e liberatorio lo animò, come avrebbe potuto continuare a deplorare, deprecare, predicare, desiderare di essere altrove? Già, ma chi desidera sempre essere altrove non è mai in nessun posto e poco o nulla quindi capisce di chi in quel posto bene o male tenta di viverci. Basta così. Il mio risentimento, a differenza di quello cosmico di De Carlo, deriva molto prosaicamente dal fatto di aver impiegato un bel mucchietto di ore a leggere, e perdipiù inizialmente speranzosa, I.e385 pagine del suo. libro. Un evviva a Bianca Si sa che in Italia si passa saltellando da un anniversario all'altro: è tutto un celebrare (ci sono anche dei calendari appositi a ricordare ·giorno per giorno a chi tocca). Ma "Ognuno riconosce i suoi", come dice il poeta. E così "Linea d'ombra" ricorda, sia pure in modo impari, che quest'anno, per la precisione lo scorso agosto, Bianca Guidetti Serra ha incredibilmente compiuto settant'anni. Incredibilmente, perché questa alta e bella signora dal franco sorriso (ma tutto è franco in lei) ne dimostra molti ma molti di meno. Da sempre Bianca èl' avvoc~U>dei perde~- ti (ma non dei vinti): quanti ne ha difeso andando su e giù per l'Italia, e spesso con poca o nulla mercede! A chi racconta di essere vittima di un:ingiustizia o di un sopruso, da sempre consigliamo: vai da Bianca! Se hai contro il potere, avrai dalla tua Bianca. Questo nostro meraviglioso penalista, che ha scritto, oltre auna miriade di articoli, interventi, ecc., anche tre libri e vicende suproblemi italiani cruciali-// paese dei celestini (Einaudi, 1973), Compagne (Einaudi, 1977), Le schedature Fiat (Rosenberg & Sellier, 1984)-e che dall'87 è deputato in Parlamento, eletta come indipendente nelle liste di D.P ., ha due passioni: lamontagna, che appena può scala instancabilmente, e il balIL CONTIESTO ·Bianca Guidetti Serra. lo. Al proposito, uno dei suoi molti amici, accompagnando un piccolo regalo collettivo, le ha dedicato questi versi: 1789e 1919 Dubbi, tra gli anniversari, Sono, ahimé, i bicentenari: Tra pentiti e non pentiti Si rinnovano le liti. Ma da queste sono indenni Le indiscusse settantenni. Per te, Bianca, e per te sola Danza ognun la Carmagnola! 11
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==