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È difficile trovarne di nuovi, non usurati anche loro. E il rischio è che l'attuale gruppo occhettiano - non più affidabile di altri - proceda, come molti temono, a mere operazioni gattopardesche, trasformistiche. Che ne verrà fuori? Dopo la spinta gorbacioviana (causata, va ricordato, dall'impasse econotnico, dalla pressione delle nazionalità "secondarie", dalla paura della politica di scudo spaziale americano, dalla forte presenza di una nuova scalpitante burocrazia piccolo-borghese come nel resto del mondo "sviluppato", dall'impossibilità di reggere oltre - dopo ottant'anni! e dico ottanta! - l'ipocrisia e falsità delle parole usate) l'accelerazione è stata massima, a est. II sistema è crollato. Ricorda Heiner Mtiller che Lukacs diceva ai suoi allievi che "l'esperimento è fallito" e che "bisogna ricominciare da un'altra parte". D'accordo con questa diagnosi perfino, nel tnio piccolo, da qualche anno prima che Lukacs osasse farsela pubblicamente, sono contento che il mondo cambi, che qualcuno abbia voglia di "rifondarsi". Che poi ci sia da temere che la rifondazione non porti grandissime novità, questo è un altro discorso. Per intanto, si cambi. · (Osiamo far previsioni? Il PCI è un sistema di potere consolidato in tre sole regioni, e lì pre-· sumibilmente resterà, in forme "nuove" ma antiche, con alleanze molto più secche e concrete di potere che altrove. E altrove, potrebbe anche esserci un bel casino, e quando dico bello intendo bello: chissà che non si liberino energie ancora positive, non del tutto ipocrite o corrotte.) Scenari Di questi giorni siamo tutti politologi, strateghi, àuguri e indovini, ci lanciamo tutti in grandi previsioni, delineiano scenari avventurosi o utopistici (neri o rosa) o semplicemente grigi. Poiché è certo che la "svolta" c'è stata, e che il ventunesimo secolo sta cominciando. Lasciando da parte per una volta le previsioni "ecologiche" (in quel campo è difficile essere ottitnisti, il disastro procede matematicamente) mi pare che quelle politiche si riducano, sintetizzando quel che sento in giro sulla bocca dei più avvertiti e ripetendo - e dando per scontato quanto affermato indietro, che l'orrore prodotto dal "comunismo" nei paesi dove ha regnato ha finito con il consegnare l'intero pianeta all'orrore del capitalismo - a due: a) Se non ci sono politici acuti e di largo sguardo che sappiano cogliere positivamente la grande occasione della caduta dei muri, quest'occasione evolverà nella direzione di una forte Germania unita di un generale rafforzamento del capitalismo europeo nello acutizzarsi delle contraddizioni intercapitalistiche (e imperialistiche) tra le quattro aree, ricche dominanti - USA, Giappone, URSS, e Germania come perno dell'Europa. Un conflitto interno a queste aree potrebbe anche dire guerra, e sarebbe allora "guerra mondiale". b) Se la nuova Yalta che si annuncia permetterà a queste grandi potenze un accordo "globale", esso avverrà-come perla vecchia Yalta-nella direzione di una nuova spartizione delle aree di influenza, ridimensionata ovviamente quella sovietica. In tal caso i decenni futuri saranno quelli del dominio del Nord sul Sud. Già da molti anni si dice, e da molte parti compresa quella minitnissima rappresentata dalla nostra rivista, che è questa la contraddizione dominante, al posto di quella internordica rappresentata dal conflitto Est-Ovest. Sempre di più, allora, noi del Nord ( e l'Italia è una cerniera utile al Nord solo come avamposto e frontiera del Sud) saremo consegnati a una scelta in questa direzione, a prendere posizione (posto) in questo arduo, e duro o subdolo, fronteggiamento, o penetrazione. Ma se tutto riparte, perché non pensare anche a una possibilità altra, di compenetrazione? Ecco rispuntare un'utopia positiva per la quale lottare. Ma schierandosi da subito dalla parte dei poveri - tradendo non solo, come si diceva un tempo, la "nostra classe", ma la nostra appartenenza alla parte del mondo con la pancia piena. Non sono un politologo, non so architettare meglio queste opinioni e sensazio- .. ni. Ripeto: è quello che sento in giro sulle bocche che reputo tnigliori. Lo riporto perché tutti ci si rifletta. Un suggerimento a papa Wojtila Sono convinto che, in ogni caso, sarà la questione Nord-Sud il nostro futuro, se non altro morale, ma credo anche politico. E visto che tutti siamo di questi tempi àuguri e profeti tni è saltata alla mente un'idea molto logica, rispetto a ogni scenario futuro. Si è accorto Wojtila del modo diverso con il quale, perlomeno in Italia, i giornali hanno parlato di ciò che succede a Est (inportantissimo, e figuriamoci se non siamo contenti che se ne parli e Io si racconti!) e ciò che succede, mettiamo, nel Salvador? Si trattava, a un certo puntò, peraltro, di un massacro di religiosi: l'occasione per un discorso più generale, i nostri giornali l'avevano. Ma i nostri giornali sono giornali del capitale, che spontaneamente, "naturalmente" privilegiano le notizie che possono interessare il capitale. E le sacrosante rivolte come quella di Praga essi non possono che leggerle in una chiave istintivamente, automaticamente capitalistica. Due pesi e due tnisure, le dieci colonne e il colonnino, gli interessi presenti e futuri nei Nord e dei padroni. Non sono un credente, parlo da fuori. Ma sono convinto che in questo momento di grandi e delicatissime occasioni storiche, nelle quali è necessario fare scelte veramente "epocali", una che potrebbe avere esiti straordinari toccherebbe al papa, che avrebbe senz'altro la pqssibilità di farla. Fltcciaseguire alle parole i fatti, non sia da meno di Gorbaciov o perfino di Occhetto, scelga davvero, ora, la parte dei poveri. Wojtila, che ha vinto in Polonia e sta vincendo nell'Est, dovrebbe, se le sue affermazioni "sudiste" sono sincere, trasferire il papato da Roma a un paese del Terzo Mondo, a sua scelta.
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