Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

Et la lumière fui di Otar loseliani. taristico è infatti poco convincente (giustamente si è parlato di una mal riuscita trasposizione di Rouch in disegni animati); mentre la tesi ecologica, poi, è già tutta evidenziata nelle prime sequenze del film, per cui ciò che segue è "déja vu" e puzza anche un poco di discorso alla moda. Peccato, perché lo spunto era geniale e sicuramente buone le intenzioni del regista. COMMEDIE AMERICANE DELIRI,SPROLOQUI, LOGORREE Gianni Canova La vera bugia di Sesso, bugie e videotape, il film di Steven Soderbergh premiato a Cl!]lnes·,non riguarda né il sesso, né la sua riproduzione elettronico-visiva (il videotape). Piuttosto, inopinatamente, riguarda il denaro. "Ma dove prendi i soldi per le cassette e tutto il resto", chiede perplessaAnn (moglie trascurata e video-refrattaria) al baldo Graham, giovinotto senza arte né parte che se ne va in giro per l 'America a raccogliere in videocassetta le confessioni erotiche di signore insoddisfatte e annoiate. "Sotto il materasso!", risponde lui reticente ed elusivo. Ma lei, che ha alle spalle un' educazione borghese di stampo classico, non accetta la metafora (ammesso che di ciò si tratti) e torna ingenua (o impietosa?) al registro realistico: "Ma cosa farai quando il denaro finirà?". E lui: "Non finirà, stai tranquilla." Non stentiamo a credergli. L'umanità del film di Soderbergh, come quella del 90% delcinema americano recente, si colloca a priori al di là della dimensione economica dell'esistenza. iJ. denaro, così come i bisogni materiali ad esso connessi, hanno smesso di costituire un problema. È volgare addirittura parlarne. Così come è volgare parlare di lavoro, di fatica, di rapporti di produzione. Infatti non se ne parla. O si finge di non parlarne. Si parla d'altro. La sola idea di riflettere sui meccanismi reali di produzione 90 CINEMA della ricchezza fa rabbrividire l'umanità opulenta e bugiarda che popola in maniera pressoché esaustiva gli schermi di questi tardi anni Ottanta, dopo che una drastica epurazione produttiva sembra aver fatto scomparire ogni figura sociale non-omologata o dissonante rispetto a questo modello (da quanto tempo non si vedono un operaio, un barbone, un povero o un drop out come protagonisti di un film americano?). La prima bugia del film di Soderbergh consiste allora nell'universalizzare il modello di vita di questa borghesia cialtrona e nel fingere di problematizzare la.sua mediocrità. La ricchezza (quella che trova espressione nelle "case deliziose" o nelle "cene squisite" di ctri si parla nel film, con originalissima scelta di aggettivi) viene presentata come un dato costitutivo e, per così dire, "ontologico" di questi personaggi, un po' come l'oro per Paperon de' Paperoni. Ma con la differenza che Walt Disney aveva comunque l'onestà intellettuale di collocare, accanto al magnate del dollaro per diritto divino, anche un paperino che ricordasse a tutti l'esistenza, se non proprio delle classi sociali, per lo meno di diversi modi di provvedere alla riproduzione materiale della propria vita. Ma i personaggi di Soderbergh, si diceva, sono al di là di questo problema. Questioni ben più importanti li angustiano. Ad esempio .(citiamo a memoria dai dialoghi del film): "Sono arrabbiata perché non riesco a giustificare il fatto di essere arrabbiata;'. Oppure: .. Ti guardo e vedo una persona consapevole del fatto che la gente la sta guardando". La nuova commedia "minimalista" americana arranca nel mondo della tautologia. E i confini di tale mondo sono circoscritti nello spazio che sta fra il pube e la bocca dei personaggi. Uno dei due organi si occupa di ciò che fa (o cerca di fare) l'altro, in un circolo vizioso senza fine. Il resto del mondoquello che sta al di fuori del circolo -non c'è più. Forse non c'è mai stato. E se c'è, non interessa. La tendenza, si accennava,. non riguarda solo il film di Soderbergh. La si ritrova più o meno identica in New Year' sDay di Henry Jaglom, visto a Venezia, in Mystery Train di Jim Jarmusch, o -risalendo solo un poco indietro -nelldeclinodell' imperoamericanodiDenys Arcand o inPatty Rocks di David Burton Morris. Deliri, sproloqui, logorree. Un chiacchiericcio fitto ed estenuante intorno ai riti della soUna sceno di Sesso, bugie e videotape. cietà dell'edonismo di massa. Cicalecci escemenze spacciate per sofisticate esplorazioni dell'anima. Mossettine e civetterie all'insegna della più spudorata fatuità. Nel film di Jaglom, se uno accende la Tv è solo per godersi se stesso in un video fatto in casa. In quello di Soderbergh succede più o meno la stessa cosa. Si gode della riproduzione di sé e dei propri fantasmi, dell'espansione infinita del proprio io. Senza soluzioni di continuità fra certe trasmissioni televisive d'importazione americana quali lo confesso o C'eravamo tanto amati, si gode nell'assistere allo spettacolo di sé. Godiamo tutti, felici e beali. Dimentichi di Bergman, Cassavetes e perfino Woody Allen, diamo credito (e premi, e incassi) a un film che universalizza modelli di consumo televisivo e che appiattisce ogni soluzione espressiva nella più sconsolante banalità: un controcampo là dove ci si aspetta un controcampo, un "morbido" movimento circolare là dove rappresenta la scelta più ovvia, perfino una simbologia dei colori (notate le camicie nere di lui e le vestagliette bianche di lei che invertono i ruoli cromatici nel finale?) degna-quanto a spessore e profondità - dei fotoromanzi di "Grand Hotel". Ma tant'è. Sono lontani i tempi in cui la riflessione sulle perversioni dell'erotismo voyeuristico produceva capolavori devastanti (escomodi, inquietanti, disturbanti) come L'occhio che uccide di Michael Powell. Oggi l'occhio elettronico della telecamera di Sesso, bugie e videotape non uccide più. Non ferisce nemmeno. Semplicemente registra, accumula e colleziona. Capitalizza immagini da tenere sotto il materasso. In attesa di investirlenellaBorsadel sesso per conquistare le azioni che danno diritto ad espandere il proprio controllo erotico-affettivo anche in quei settori che non si erano lasciati capitalizzare (filmare). Il sesso e il videotape come nuovi codici cifrati del linguaggio del Capitale? Come strumenti truccati di tecnica finanziaria e di pirateria econorrùca? Le bugie (non quelle nel film, quelle del film) tendono a nasconderlo e a negarlo. Ma anche quando parla di sesso, Soderbergh in realtà è al denaro che pensa. Quello che, appunto, non dovrebbe finire mai. Almeno per il protagonista del film. La cui ultima bugia consiste allora nel lasciarci illudere che siano tutti e solo, letteralmente, cazzi suoi.

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