Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

Spesso ci si dimentica di avere due occhi. L'abitudine a collimare i due punti di vista per definire una immagine unica nella terza dimensione, ci ha inibito la capacità di vedere dm; immagini distinte ecogliere quella sottile, ma a volte significativa differenza che si stabilisce tra esse. Questa visione, per così dire, polifemica che ci accompagna ha innescato una inaspettata e sorprendente controtendenza. Infatti il rapido diffondersi di alcune apparecchiature elettroniche sta sviluppando appieno le potenzialità di questo senso, la vista. In particolare le piccole e compatte Camcmder (camera più registratore incorporato), che spesso vediamo appiccicate all'occhio del turista mentre inquadra senza soluzione di continuità (tanto è nastro), esemplificano bene il problema. L'ansia di rendere già memoria ciò che si· sta vivendo in quell'istante, costringe il casalingo video-maker ad utilizzare entrambi gli organi della vista: l'uno attento a controllare il lungo svolgersidellaregistrazione; l 'altronecessariamente a scrutare ciò che gli stà intorno. Viene così a crearsi una duplice visione contemporanea, parte della quale proiettata addirittura nella dimensione della simulazione. Il disprezzato turista tecnologico, derivazione difetta di quello giapponese con macchina fotografica incorporata, merita quindi una attenzione Pll;flicolare, portatore com 'è di una possibile innovazione percettiva. Sono sollecitato a queste leggere considerazioni mentre sto attendendo che mi passi l'effetto di una doppia immagine stampata sui miei occhi. È il risultato di una nottata passata a riprendere una cerimonia di candomblè inuna periferia di Rio de Janeiro. Un occhio incollato al mirino della camera inquadrando particolari, gesti, decori dì questo rito di possessione, l'altro aperto a scrutare la successione di avvenimenti a me sconosciuti. Una visione schizofrenica sofferta per ricambiare una amica antropologa dell'accesso a questo mondo di magia e religione, sul quale sta indagando con l'aiuto di queste apparecchiature elettroniche. Questa esperienza mi ha segnato Io sguardo durante il resto della permanenza in Brasile. Non mi è stato possibile, infatti, partecipando ad un festival intemazio86 V I D E O DOPPIA IMMAGINE DAL BRASILE DAGLAUBEROCHAA DAVIDBYRNE PaoloRoso nale, scindere la dimensione fisica e sociale di questo luogo, così violentemente dirompente, da una rassegna di lavori, alcuni dei quali non indifferenti a questi problemi. Due sguardi contin_uamente sovrapposti. La prima edizione del Festival Tucano Artes, svoltosi a Rio, si autodefinisce, quasi a confermare quanto detto, "una rassegna di arte per cambiare la visione dell'arte" e presenta condisinvoltura ammirevole un panorama molto svariato di opere che vanno dal teatro musicale, alla danza, al concerto, al video, alle videoinstallazioni. Una ricognizione di livello internazionale, specie nordamericana, che non nasconde la volontà di identificare un•area di riferimento e di relazioni da presentare a quegli artisti locali che in questo periodo stanno manifestando una chiara vitalità. Circondati da un appassionato interesse e da un clima coinvolgente, si cimentano, in differente misura, con problematiche locali noti artisti come Philip Glass, Laurie Anderson, Kronos Quartet, Peter Gordon e Kit Fitzgerald, David Byme e altri. TalkN ormai Part3 è la performance in cui Laurie Anderson si esibisce in un lunghissimo dialogo tra sé ed il proprio clone, materializzato con l'aiuto di alcune registrazioni video. Concedendo pochissimo alla musica e all' azione, l'artista si perde nelle trame di una lingua , il portoghese, seduttiva e buffa, mettendo alla prova dopo due ore di parole una platea pur disponibile. "Il linguaggio è un virus dello spazio esteriore (Burroughs)" citava l'epigrafe del suo ultimo film Home of the brave. Era bene ricordarsene. KitFitzgerald accompagnaPeter Gordon e la sua orchestra con una complessa strumentazione, per eseguire live-video la performance Return of the Native ispirata al romanzo omonimo di Thomas Hardy. Un succedersi di elaborazioni elettroniche trasformano le immagini in diretta e quelle regi~ strate, con colorizzàzioni ed interventi di computer grafica, ottenendo un risultato, pare volutamente, nai:f. Una naivetè sottoli- . neata anche dalle originali riprese di un gregge di pecore nel sambodromo carioca. In alto: Ile Aye di David Byrne. Al centro: LaurieAnderson in performance. Sotto: Returnof the Native di Kit Fitzgerald (foto di Eliane Heerenl.

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