SAGGI/SEGRi che, quandodivenni suoassistente,uno dei primi compitiche mi dette fu proprio di tenerequel corso. Non so tuttora se le due cose fossero in relazione. Secondogli usi dell'epoca, Corbinoabitava con la sua famiglia all'ultimo piano dell'Istituto. Parecchie volte alla settimana venivaal piano inferiore,doveeranostudi e laboratori,e si informava dellenovità: con l'umiltà e la serietàdel vero scienziato,si faceva spiegarequello che facevamo.Per un certoperiodo seguì ancheuna serie di seminariprivati in cui Fermi spiegavala nuova meccanicaquantisticabasandosi principalmentesui lavori di Schrodinger,via via che questi uscivano.Del resto Corbino leggeva assiduamentele riviste di fisica, anche in inglese, francese e tedesco,mentreparlavacon facilità solo in italiano,con un leggeroaccentosiciliano.Credoche il non saperparlarebene le linguestraniereloabbia indottoa nonparteciparealleconferenzeinternazionalialle quali venivainvitatocome il naturalerappresentantedell'Italia. Malgradociò,Corbinoeraben conosciutoe aveva relazioni personali con personaggi come H. A. Lorentz, A. Sommerfeld,E. McMillane altri. Nelle sue visite a noi, oltre che di fisica,parlava spessodi politicao dellesueesperienzeindustrialiinmodoargutomaprofondo. Per esempio, una volta ci raccontò in tono scherzosoche cosa gli era successo con Mussolini.Come ministrodoveva andare a inaugurarecerte "opere del regime" (che forse allora erano ancora semplici"lavori pubblici"). Alla stazione,prima di salire sul vagoneletto, aveva compratoil giornaledella serae, con sorpresa, vi aveva letto la notizia delle proprie dimissionida ministro. Incertosul da farsi,decisedi tornarea casa. Subitodoposulla stampacominciòcontrodi lui una campagnadiffamatoria.Risentito,chiese udienza a Mussolinie si lagnò che i giornalimettessero in dubbio la sua onestà.Mussolinicinicamentegli rispose:"E leiperchéli legge?(Noneraancora il tempodel 'voi'). Tutti sanno che ai giornali non si deve credere". Al che Corbinoreplicò:"Senon li leggessicredereiancoradi essereministro!"Non so quantola storia sia autenticain ogni dettaglio, ma certo la fulmineità della risposta di Corbino è caratteristica. Aveva infatti una delle menti più rapide che abbia mai incontrato. Fu tipico di Corbino esser stato ministrocon Mussolini senzamai iscriversiaiFasci edesser stato- lui, nonmassone- uno traipochissimiinSenatoche siopposero,per pureragionidi principio, alla leggeche aboliva laMassoneria.Del resto, ancoraper qualche anno, egli conservò abbastanza influenza sul Governo perproporrecon successonel 1929la nominaall'Accademiad' Italia del giovane Fermi, certo sconosciutoai gerarchi. Per tuttoquel cheriguardavala fisicaitaliana,Corbinoeraanche l'uomo di fiducia della FondazioneRockefeller; riuscì così, assiemeai suoi colleghimatematiciV. Volterrae T. Levi-Civita, a faravereborse di studio- siada quellafondazionechedamolte altre- a vari giovani fisiciche stimava, tra i qualiFermi, Persico,Rasetti,Carrelli,Bernardini,Rossi e Amaldi,oltreche a me stessoe forsea qualchealtro. La sceltagli fa onoreperché dimostracomeCorbino,con notevolelarghezzadi vedute,si occupasse delle carrieredei giovani scienziati italiani meritevolidovunque essi fossero, non solo a Roma. La situazione politica in Europa peggiorava intanto rapida72 mente e si cominciavanoa sentire le prime ventate precorritrici della grande tempesta nazista. Parecchi giovani fisici teorici di gran valorecominciaronoa venirea Roma dai paesi dell'Europa centrale, e naturalmentenon potevano essere accolti all'Istituto senzail consensodi Corbino.Ovviamente- comedel restoFermi - lo diede, cordialee completo,pur senza sbilanciarsiinmanifestazioni che avrebbero potuto essere controproducenti.Lo stesso accadde nel caso di alcuni fisici italiani, noti antifascisti, che furono cordialmenteospitati tra noi. Proprio in quell'epoca si stava anche operando la trasformazionedell'Istituto in un laboratoriosperimentaledi fisica nucleare. Il discorsodi Corbino sul compitinuovidellafisica sperimentale, pronunciatonel 1928al Congressodella SocietàItalianaper il Progressodelle Scienze, è un'analisi meravigliosamenteacuta e profeticadello stato della fisica agli inizi degli anni Trenta.Rilettoa oltremezzosecolodi distanza, impressionaper la sua lungimiranza.Corbinoprevedeinfatti il grandeavveniredella fisica nucleare,ma affermaanche: "La fisicadello stato solidoe liquido dellamateria,e degli effetti delle alte pressioni e delle temperaturemoltobasseo moltoelevate,devepertantoessereconsiderata come un campopieno di promesseper i fisici teoricie per gli sperimentatoridi oggi e dell'avvenire, oltreché di grandissima importanzaper le applicazioni".E alla fineconclude:"Perciò, se anche la fisica dovesse avviarsi verso una forma di saturazione, lo studiodèlle sueapplicazioniadaltrediscipline,per esempioalla biologia,purché vengaaffidatoa veri conoscitoridi tutte le risorse della fisica moderna, potrebbe condurre a risultati del più grandevalorescientificoepratico.Meglioancorase, anzichérealizzareuna semplicesovrapposizionedi tecnicismi,sipotrà ottenere la fusionenello stessocervellodellamentalitàbiologicacon la mentalitàcreata dalla nuova fisica". Una ventina d'anni dopo sbocciavala biologiamolecolare,di cui molti dei più illustricultori corrispondonoesattamentealla sua descrizione. Il lavoro compiuto in campo nucleare all'Istituto di fisica è ben noto a tutti e non voglio raccontarloun'altra volta. Mi basta ricordareche, appena scopertii neutroni lenti, con la solita lungimiranzaCorbinoinsistéaffinché si prendesseun brevetto in meritoperché-secondo lui- importantiapplicazionipratichenon potevanomancare.Allora non avevamoancora delle idee precise sui risultati e si pensava soprattuttoallo sfruttamentodei traccianti radioattivi, ma il brevetto fu preso lo stesso. Sempre interessatoalle persone, un giornoCorbinopredisse anche le conseguenze del nostro lavoro sui neutroni: il premio Nobel per Fermi, l'Accademia dei Lincei per Rasetti, una cattedra per me, il posto di suo assistenteper Amaldi.Tutto si avverò, mapurtroppoCorbinononvideilpremioNobeldiFermi:morìinfatti l'anno prima, a poco meno di 61 anni, il 23 gennaio 1937. Fermi, sempre preciso nelle sue semplici espressioni, disse: "In tutti noi che abbiamo avuto la ventura di vivergli vicino, al rimpiantoper lo scienziatocheonorò il suopaese si accompagna il doloreper la scomparsadi un amico e di un consiglieresicuro e il ricordodell'incancellabiledebitodi riconoscenzaper quanto, per merito di lui, abbiamo appreso dalla scienza e dalla vita."
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