Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

LA PERSONA SBAGLIATA Emilio Tadini Le tremavala mano. Il bracciosottile- tendini,ossa...Teneva strettafra il pollice e l'indice una fotografia, la tendevaverso di me. "Eccolo,mio marito. Come dice?" Sivoltava.Era come sevoci learrivassero,da tutteleparti, in- . comprensibili.Continuava a mostrarmi la fotografia.Quell'uomo sparuto,in canottiera-sullo sfondodi quattropini incroce... Non era lui, pocoma sicuro:quellononpoteva essere il fisicofamosomortouna settimanaprima inCalifornia.E lei, allora, non era la sua vedova, la donna che io avrei dovuto intervistare.Era chiaro, al giornalemi avevanodatoun indirizzo sbagliato- forse un casodi omonimia... Addiointervista,comunque.E adesso? Poveraccia,così entusiasta, sconvoltaaddirittura...E poveraccio io, naturalmente.Come potevo fare per.cavarmela? "Due anni prima di morire, vede?" Mi guardava,la donna,conocchiestatici e disperati.Sembrava, lì, in trionfo: e sulle spine. Certo, un giornalista in casa! Ma perché?E allora, con quel perchéche le svolazzavafuriosamente in testa,lei si era bloccata,dividendosiin due-e nessunadelle due metàbastava a darle un minimodi consistenza. Ma lo sapevo, lo sapevo!Appenamessopiede in quellacasa, con il fotografoche curiosavadadietrole mie spalle,mi eroguardato intornoe... Subito, lo avevocapito!Non potevaessere,quella, la casadella vedovadi un fisicofamoso,di una donnache aveva vissutoper anni negli Stati Uniti, che aveva conosciutopiù o meno tutti gli scienziati del progettodella bomba atomicae che infine,comedicevano le due righedi biografiaripescatein archivio, avevascrittoun libroper bambini dal titolo Lafisicaper gioco. E, poi,già tuttequellespighemi avevanoinsospettito-quella selvadi spighedi vetrocheci avevanorumoreggiatocontro,sinistramente,in anticamera, sporgendosidai vasi, inviperite,protendendole lunghe reste sottili, scosse dal nostropassaggio,come se volesseroartigliarci la giacca... La donnasorridevaunpo' a vuoto. La manocontinuavaa tremarle.Econtinuavaa mostrarmila fotografiadi suomarito,stringendolapiùdel necessario,agitandomeladavantiagliocchicome unminuscoloventaglio.Sembravache si aggrappassea quell'atto come a un appiglio chi stia precipitando.Se le dicevo la verità, se mi alzavoe me ne andavo... "Scusi, c'è statoun errore.Era un'altra, la persona che a\rreidovuto intervistare..." Paralizzata, me la vedevodavanti, con il braccio teso per sempre- e chissà che.occhi. "Mi parli di suo marito". Lo sapevoanch'io che stavo facendo la cosa sbagliata.Però, guadagnavoun po' di tempo.Ma, dietro di me, il fotografo... Un virtuoso! Lo sentivosquittire,sbuffare,bofonchiare,nellosforzo di tenersiingola qualcherisataclamorosa.Avevacapitotuttoanche lui, certo. E aveva capito anche la mia vigliaccheria.Del resto,miconoscevatroppobene.Neavevamofatti,di servizi,insieme... "Dunque,miomarito..." Già, checosaaveva da dirneA? desso se l'era messa in grem- . bo, la fotografia. Le tenevasopralemaninea, cupola,comeper custodirla,per proteggerla. "Una bravapersona-,,unoche ha semprefatto il suo dovere..." Ma la stessaovvietàa cuiavevafattoricorsol'aveva subito messa in allarme. "Non avevamicafattoqualcosvae, ro?" A qualcosadimale,avevapensatoF.orseeraquella la ragione per la qualelo sguardosmaglianctheerendefamosiera sceso a inquadrareproprioleisuquepl overpoalcoscenicodomestico. "Per carità,signora!Checosavaapensare?.Niente,ci parli... La vita di un uomocomunee,ccoV. ogliodire... Un'idea così... Come vi sieteconosciutip, eresempio?" Ci stavosprofondandon,ellesabbime obilichemi eropreparatocon lemiemani.LeinoncapivaC.omeunapiccolatalpadissotterrata,cieca,tenutaperlacoda, lì, alsole...Sbattevalepalpebre, davvero,come se ci fossetropplauce. "Era un amico di miofratelloA. bitava Desio... Abbiamo avutodue figli..." Rovistavafralesuerovine,lesembravdainon trovareniente che valesselapenadi tirarefuori dal mucchio.E intantosi era messa la piccolamanomagradavanatillaboccacome se le fosse sfuggita qualcheenormitàc,omesequelleminime notizie avesseroecheggiatomostruosamefnrtaele quattroparetf della stanza.E fingeva di ridere.Unostrazio. "Aspetti!" Era uno strillo- madipura ngosciUa.ndiamante,in quel torbido. Ma iomi erosoltantmo osssoullasedia.Lei si era alzata, eracorsaviae subito,semprdeicorsae,ratornata,stringendosi al pettoun albumdi fotografiMe.eloavevamessoinmano, e io lo avevo sfogliato.Quellefotografpieiccole,con i bordi seghettati...Mare,montagna-comsecenareilementari.Unatavolata con tantagente.Ombreminuscoallezavanoi lorobicchierini. Leimiguardava,mamoltoattentamenItned. icavaqualchefotografia...NonriuscivaaparlareS.iaffidava quelle immagini. Forseloroce l'avrebberofatta svelai-e a lei stessaed a meilmisterodellasuastoria.Giravlaepaginedelal'lbum,avanti, indietro... Adesso,l'album- neavevovistoerivistoogni pagina.Lei mi guardava,implorantec,omesevolesscehiedermiqualcosae, nello stessotempo,anticipaiuenaconfermdaellamia risposta. "Non è vero?" Come,noneravero?Tuttoverop,ercarità.Quel nientechelei trovavadadireenondire,quellfeigur.e..Persinoio- lì, davanti a lei, a fingere...Nonc'erasensod,'accordom, a era tuttovero. AvevosentitoloscattodellaNikonA.llalucedel flash,miera apparsa. Tuttouno scintillio di soprammobili... 67

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