lei. Sembravauna donna assolutamente limitata. Il talentonon ha niente a che fare con la personalità. Non voglio far credere che si tratti di qualcosa di magico, ma la personalità e il talento sembrano scaturire da due fonti completamentediverse. Il talento è qualcos'altro. Qualcosa tipo un'emanazione. Dellapersona? Di qualcosa.Non so cosa. È ormai opinione diffusachechiunque possa sedersi a tavolino e diventare scrittore. Questoequivoco ha molto a che fare con i cosiddetti corsi di scrittura creativa. Questi corsi sono responsabili dell'appiattimento della scrittura nella narrativa contemporanea di lingua inglese. I nuovi scrittori che si formano nell'ambito di queste iniziative non hannomolta esperienza di vita. Escono da un ambiente ristretto, protetto, l'università, solo per continuare a vivere·in un altro ambiente ristretto, protetto. Leggere, ecco cosa dovrebbero fare gli aspiranti scrittori, leggere e leggere e leggere. È il consiglio che do sempre agli studenti, quando mi trovo a trascorrere qualche periodo di tempo in una università. Dove non insegno scrittura, beninteso, semplicemente incontro studenti che scrivono. E dico loro, se volete diventare scrittori leggete e leggete, e poi scrivetee scrivete. Chiunque voglia fare davvero lo scrittore, scrive. Ora invece ci sono questi corsi dove ti insegnano a non ripetere un avverbio di tre sillabe nella stessa pagina... ma se gli avverbi di tre sillabe non bisognerebbe nemmeno usarli! E poi ci sono le sovvenzioni statali, castranti, secondo me. Gli scrittori subiscono la seduzione del denaro,cercano di pubblicare il più possibileper guadagnare di più, cedono alle pressioni degli editori. E fanno la finedi quei cantanti liriciche abusano della propria voce.Non vogliodire con questo che sia meglio per uno scrittore essere povero. Ma lo stato di precarietà che dà l'assenza di una fonte di reddito sicurapuò insegnareparecchie cose. Sperimentare la precarietà, la discontinuità, non saperecome si faràacomperare il cappottoquandoviene l'inverno e poi ricevere all'improvviso un pagamento e dare una festa per gli amici senza badare a spese, tutto questo aiuta a capire la realtà. È quello che è successo a me. lo non so cosa fare del denaro tranne spenderlo quando ce l'ho. MavisGal/antscrivedasempreper il "NewYorker" raccontiche sonopoi stati pubblicati in varie raccolte. Oltre a quellarecentemente tradotta in italiano, My Heart ls Broken, Tue Peignitz Junction, From the Fifteenth District e Home Truths sono lepiù importanti.L'ultima, uscita quest'anno negli Stati Uniti,si intitolaIn Transit. È autrice anche di saggi, romanzi, opere teatrali, ma sembra prediligere laforma del racconto.Perché? Innanzituttoperché quando ho cominciato a scrivere leggevo moltissimi racconti, ero affascinata da Cechov... e poi perché per scrivere un romanzo ci vogliono almeno, vediamo, due anni. Quando sono venuta in Europa, dopo essermi licenziata, contro il parere di tutti, dal giornale per cui lavoravo allora, "The Standard" di Montreal, che ora non esiste più, avevo messo da parte denaro appena sufficiente, e avevo deciso di vivere del mio lavoro di scrittrice. I racconti sono una fonte di reddito a breve scadenza, continua, se non proprio sicura... e poi devo confessare di non avere avuto mai molta voglia di scrivere romanzi, anche se spesso gli editori insistono perché lo faccia. INCONTRI/GALLANT Mavis Gallant ha scrittoanche un resoconto dei giorni caldi del maggio '68 a Parigi, intitolato Paris Notebook, e una lunga introduzionealle lettere dal carceredi GabrielleRoussier, l' insegnante condannata in Franciaper aver avuto una storia d'amoreconunodei suoi studenti. ParisNotebook è natospontaneamente,grazie alla sua curiosità... lo tengo un diario. Ho capito fin dall'inizio che stava succedendo qualcosa di eccezionale, a Parigi, e così giravo per le strade e prendevo continuamente appunti. Avevo sempre le tasche piene di foglietti, e appena tornata a casa li ricopiavo a macchina. Mi telefonarono dal "New Yorker" e mi chiesero cosa stava succedendo. lo spiegai che tenevo un diario e mi dissero di mandare subito il materiale a New York, anche senza rivederlo. I miei appunti presero la via d_ell'America attraverso il Belgio, l'Italia, portati all'estero e spediti neimodipiù fantasiosi, tramiteuncommerciantedi benzina, per esempio, perché a Parigi i sistemi dicomunicazione non funzionavano più. Paris Notebook è un resoconto lucido, attento, indulgente e lievementeironiconei confrontideglistudenti,aiqualivannoevidentementelesimpatiedellaGallant,nonostantel'immaturità,ai suoi occhi, di alcuni loro comportamenti.Si capisceche assistere alla trasformazionedei.figlidella borghesia razzistae bigottadaragazziiperprotettiadadultiindipendentie coraggiosi, è un grandivertimento,per unascriLtricecosì attenta ai cambiamenti, allesfumature,ai dettaglirivelatori.Epiù di unavolta laspettatrice lucida e controllatasi/a prendere dal/'entusiasmo,si/a contagiaredalla gioia della rivolta. Movis Gollonl !Arch. Bompioni). 61
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==