Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

L'IMPORTANTE LEGGERE Incontro con Mavis Gallant a cura di Marisa Caramella Che tra ai loro abitasse da trentotto anni una scrittrice canadese molto conosciuta e apprezzata negli Stati Uniti e nei paesi di lingua inglese, i parigini se ne sono accorti.probabilmente con un soprassalto, soltanto la primavera scorsa, quando le edizioni Tierce-Deuwtemps hanno pubblicato Rue de Lille (Overhead in a Balloon nell'edizione originale), dieci raccon,t legati tra di loro dalla presenza ricorrente di alcuni personaggi, esemplari di una borghesia arroccata e di una bohème sballottata che Mavis Gal/ant mette spietatamente a nudo epoi pietosamente riveste dei leggeri indumenti delle umane qualità. Un calibrato gioco al massacro condotto senza sferzate rabbiose, con eleganti staffilate che mandano ipersonaggi a volteggiare sulla scena trapiroette e capitomboli. Perfare un esempio: in Luce suo padre (nel/' edizione italiana appena uscita daBompiani con il titolo di Sospeso in un pallone), unfunzionario di ministero senza più contatti con il nuovo potere politico, e la moglie, ambiziosa e poco disposta a sottovalutare la buona dote portata al marito, sono alle prese con un figlio apatico e inetto. Preoccupata dal commento di un gesuita che si occupa dell' "orientamento" del ragazzo, lamadre gli riarreda la camera in modo da incoraggiar/o sulla strada della virilità. Il padre si guarda intorno e nota "le nuove tende e il copriletto, stampati a disegni di Formula I." Ma "vicino al letto qualcuno-probabilmente Luc-aveva affisso unafoto di Hitler. Roger, senza dire niente",la staccò. Non voleva che Luc diventasse così virile." E accorgendosi che la moglie chiama il gesuita col solo cognome, invece che "padre Rousseau", ancoraR oger commenta tra sé e sé: "Era falso che le donne fossero le devote guardiane della tradizione. Cavalcavano ogni nuova ondata come plancton." La scrittura della Gallant è il risultato di un rigoroso sforzo di logica impiegato a controllare eccezionali qualità di immaginazione. Il protagonista del primo racconto della raccolta, per esempio, è un gallerista parigino che decide di fabbricare dal nulla il pittore che gli serve per la mostra di primavera, arrivando a compilarne il catalogo, affollato di dettagli biografici adatti a far presa su un certo pubblico. Indeciso se farne o meno un esponente della resistenza, decide alla fine di infilare nella cronologia un "1941 - Conversazioni con Albert Camus". E nella sua mente l'artista inesistente diventa "populista ma raffinato, locale ma universale", destinato a ;'illuminare, irradiare la notte sempre più fitta dell'Occidente." Una volta immaginato, il pittore viene puntualmente scoperto, e con lui la sua vedova, che però, dotata di un'immaginazione altrettanto fervida ma diversamente orientata, dà parecchio filo da torcere a Speck il gallerista. Come è nato il personaggio di Speck, l'inventore di pittori ? È stato facile se si conosce almeno un po' il mercato dell'arte, è semplicemente questione di logica riempire gli spazi vuoti della storia intravista. Con Speck è successo che una sera qualcuno, a un pranzo cui partecipavano dei galleristi, dicesse qualcosa sulla vedova di un pittore, qualcosa tipo "è il momento giusto per prendere contatto con lei", e mi è venuta l'idea. Qualche sera dopo, a un altro pranzo, per caso, proprio per caso, ho sentito un'al60 tra conversazione ... "la vedova del tal pittore è ancora viva, sta a Chicago, ha più di novant'anni..." e la storia ha cominciato a prendere forma ..." Una storia di mmaginazione, sull'immaginazione, ma così logica, verosimile ... Sì, è capitato che un gallerista abbia creduto di essere lui, Speck ... non mi ha più rivolto la parola. Ma come riesce a mantenere un controllo così assoluto sul proprio materiale, sulla propria scrittura? Qual è il suo metodo di lavoro? Non faccio varie stesure dei miei racconti. Scrivo a mano, poi trascrivo a macchina, e i margini della pagina dattiloscritta si affolfano di correzioni, di annotazioni. Tomo a copiare tutto quanto a macchina, per avere un'idea chiara del racconto. A questo punto arriva sempre, inevitabilmente, il momento in cui decido che quello che ho scritto non vale niente. Allora metto da parte il manoscritto e comincio a lavorare ad altro. Quando lo riprendo in manò, dopo un po' di tempo, e penso che valga la pena di risparmiarlo, comincio a lavorare sulle singole pagine, una dopo l'altra, riscrivo, correggo, pagina dopo pagina, molte volte, tante quanto basta a ottenere una scrittura dalla superficie dura, impossibile da scalfire. Allora so che non c'è più niente da modificare, un po' come gli scultori sanno quando è il momento di fare la colata di bronzo. Non so spiegarmi meglio, ma improvvisamente la mia scrittura arriva a un punto in cui mi è impossibile aggiungere o togliere qualcosa. Ci vuole molta decisione per sbarazzarsi delle pagine di materiale che non riesce a raggiungere questo livello. Nel momento stesso in cui si pensa, be', questo non è male, si può star sicuri che è vero il contrario, che il lavoro vale poco. Bisogna sempre arrivare al punto in cui si sa che è impossibile lavorare ancora a un manoscritto. Allora è buono. Probabilmente. Perché in realtà io non sono mai soddisfatta di quello che scrivo. L'unico dei miei racconti che riesco a leggere senza pensare, oh Dio mio! è quello che dà il titolo alla raccolta The Peignitz Junction. È l'unico che mi soddisfi appieno. Mavis Gallant, canadese espatriata da quarant'anni in Europa, non ama, nell'ambito dell'arte, della letteratura, la recente tendenza a creare distinzioni, o meglio, separazioni. Lei non prende in considerazione l'esistenza di una letteratura femminile in quanto tale, né maschile, se èper questo, né canadese in senso nazionalista ... Io credo che le separazioni vadano assolutamente contro la letteratura, contro l'arte. Il talento è qualcosa che non tiene conto di cose come queste. Il talento è una cosa innata, che può decidere di insediarsi ovunque, anche in un individuo stupido. Conoscere uno scrittore di persona è spesso un'esperienza deludente. Comincerà a dire che non è riuscito a trovare la marca di tè che cercava in un certo negozio, cose del genere. Per esempio, lvy Compton-Bumett, chi l'ha conosciuta dice che non era assolutamente capace di fare conversazione, che diceva cose incredibilmente noiose. Parlava sempre dell'affitto, troppo alto, secondo

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