Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

INCONTRI/PONIATOWSKA stino." Possibile che questa identità di storie e di condizione non abbia prodotto un suo linguaggio specifico? "So che c'è un grandibattitoin corso", dice, "un gran bla bla bla. Ma io non la penso così. Credo che le donne scrivanoa partire dalle loro esperienze.Ma ci sono uomini che hanno parlato delledonne in unmodomeraviglioso,insuperabile,da Flauberta Stendhal,daTolstojaDostoevskij.Nessuna donnaavrebbepotutodescriverelaNataliadi Guerra e pace con una finezzae un intuitomaggiori.Il personaggiodi Scarlett O'Hara, anche se è stato creato da una donna, non le è certo superiore.No, non riesco proprioa direche ci sonoun linguaggiomaschilee un linguaggio femminile.Dico invececheper le donne scrivereè moltopiù difficile, anche se lo possono fare a casa loro, perché non riescono mai a raggiungereun buon livello di autostimae da fuori il meglioche ci possacapitareè di sentirci dire che siamobrave come gli uomini,chenonc'è differenzatra noie loro.Comunqueionon sonoin grado, leggendoil paragrafodi un'libro,di riconoscereil sessodell'autore." Entrare ancora dipiù nella polemica scatena daparte di Elena una provocatoria reazione di non innocente ingenuità. "Chiunque, inclusigliWomen's Studies statunitensi,teorizzi l'esistenzadi duelètteratureseparate,non importase di serie a, bo c, è inmalafede.Amenòchedietroalla separazionee allacontrapposizionenonci siaunalucidaconsapevolericercadi contropotere, il progettodi garantirsiuna zona franca. In letteratura è difficiledistinguere tra uomini e donne e non è che proprio mi piaccial'idea di donneche si mettonoinsiemeper riuscire a scrivereodi donnechefondanounari vistasolo per parlaredi se stesse.Vaa finirecheparlanosempredi mestruazioni,maternità,ab- ' bandonie innamoramenti.Per me queste cose nonappartengono al regnodelle idee.Certoappartengonoal campodelle esperienzepersonali,male ideee l'intelligenzanonhannosesso.E le donne sonocapaci di scriveretantoquantogli uomini.Certo,gliWomen'sStudieshannoaiutatoledonnea riconoscersie aaiutarsi tra di loro.Per esempio, tutte le volte che io vengo invitataa tenere uncorsoo unaconferenzanegliStatiUniti, sipuòesseresicuriche l'invitomi arrivadaunainsegnantedonna,chedopose ladeve vedereconl'intero dipartimento.Sono ledonnechecombattonoper le altredonne, che si dannooccasioni a vicenda,ma da qui a dire che la letteraturaabbia un sesso ce ne passa." Sulla vicenda messicana attuale, se esista un corrispondente politico, se non accademico, degli Women' s Studies nordameri• cani, la Poniatowska è categorica: "InMessicononc'è, tuttora,unposto pèr ledonne.La solidarietà tra uomini è fortissima,addiritturamafiosa. Le donne scrittrici vengonocommentatecome donne prima che come artiste e regolarmentedistrutte.Per le sue belle traduzioni di Emily Dickinsono di PaulClaudellaCastellanosse ne è sentitadire di tutti i colori e sono sicurache, anche se recentementeOctavio Paz si è degnatodi dedicarleun voluminoso saggio, Suor Giovanna d~llaCroce, fossevivaoggi, verrebbe liquidatacon un 'oh quella stupidasuora,ohquelladonna terribile'. Solidarietàtra ledonne inMessico?Noninsensostrettoe in formaattiva.Diciamoperò che, se gli uomininon esitanoa farsi reciprocamentea pezzi, èmoltorarocheunadonnacritichiun'altra scrittrice.Dipende dal fattoche ci sentiamoinsicuree che sappiamodi doverci proteg58 gerea vicenda.Complicitàdi stampomafioso tra donne?No, non abbiamo ancora abbastanzapotere. Però è vero che sempre più numerosesono le donne che si rivolgono a un'altra donna per la presentazioneo l'introduzionedi un loro lavoro.Diciamoche abbiamo smesso di rivolgerci agli uomini." Sgombrato il campo della teoria e dell'ideologia, il discorso sifa più personale e più diretto. Qual è stato e quale continua a essere il ,rwvente a una scrittura che non si è mai riconosciutafi- . no in fondo il diritto alla libertà della finzione? Una scrittura giornalistica e documentaria che al più si è permessa di costruire, attorno a storie vere e a personaggi reali, degli scenari narrativi e deifondali interpretativi. E come si combina oggi lapratica giornalistica con il desiderio di una creatività meno immediatamente utile? "Nel 1953,quandoho cominciatola mia attivitàgiornalistica - all'epoca facevo in media un'intervista al giorno- mi sembravache scriveredi me stessa,dellamia casa, del cane o del gatto fosse sicuramentemeno interessante e utile che occuparmi di quello che succedeva nel mondo. Volevo essere utile alla mia gentee almiopaese. Mi sembravamolto,mamoltopiù importante andare in giro a scoprire il prezzo dei pomidoroe delle cipolle che scrivere della mia bisnonna e degli alberi di casa mia. Ho continuatoa farloper venticinqueanni, finchénonmi sonoaccorta che per me era diventatauna cosa facilissima.Intervistare,essere semprein viaggio?Avevoelaboratounmio sistemaper farlo.Così ho cominciatoa pensareche non facevoaltroche ripetermi, chenon stavopiù creandonientedi nuovo.Hodecisodi smettere, di farlo solo quandoera veramente necessaripe di scrivere invece un mio libro, dedicandomiciinteramente.E stato e è difficilissimoper me.Perché la fatturadi un libro è unprocesso lungo: bisogna scriverloe poi aspettare che vengapubblicato. lo mi ero abituata ai tempi giornalistici:scrivi un pezzoe il giorno dopo è fuori.E in più fare il giornalistavuol direparlarecon la gente, ricevere telefonate, avere sempre intorno un via vai di persone, farsi amici da tutte le parti. E all'improvviso ti ritrovi con la testacompletamentelibera:nientepiù ansie, distrazioni,passeggiata fino al giornale, un po' di scrittura, incontri vari, caffé, altre chiacchiere,un altro po' di scrittura. Il giornalismo è un intero sistemadi vita, fattodi relazioni sociali, scambi, inviti. Quando si smetteci si accorgeche la testa funzionavain statodi assuefazione.Riciclarsiè difficile.Vengonoun saccodi dubbi suquello di cui vale la pena di scrivere.Tipo: se scrivodi me, perché la gente dovrebbe essere interessata, ecc. Così adesso faccio del giornalismosoloquandonel miopaese succedequalcosadi veramentetragico,perchéa quelpunto diventa impossibilecontinuare a scrivere d'altro facendo finta di niente. "Mi è successo nell'85, all'epoca del terremoto di Città del Messico.Ho mollato tutto, sono uscita di casa e sono andata nelle stradea dare una mano, cucinando e facendoaltre cose pratiche. È stato alla fine, quandogli amici hannocominciatoa chiedermi cosa intendevo fare, che ho abbandonato il libr9 a cui stavo lavorandoe mi sonomessaa scriveredel terremoto.Era il modomiglioreche avevoper continuarea dareunamano.Ho lasciato perdere tutto il resto. Adesso cerco di combinarele due scritture.Inpiùorami succedespessissimochemi chiedanodi presentare libri di donne, come di recente lo straordinarioromanzo di LauraEsquivel, Co,rw agua para chocolate (I). Così pubblico le presentazionisu 'La Jornada' e continuoa lavorarealmio roman-

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