STORIE/BRANNER l'altro. Come, se il grande silenzio avesse separato uomini e donne. Noi vagavamo per le strade e ci sedevamo un po' qui e ~n po' là, mai molto a lungo ogni volta. C'era sempre ~olto po~to mtorno a noi. Cominciammo a sentirci come due corpi estranei nel sangue di Parigi. Infine rimanemmo quasi sempr~ in _casa_n,_ellanostra strada. Ma non era più la nostra strada. Gh ab1tanll c1salutavano piegando il capo-come prima, ma non so?idev~o più e pareva non ci vedessero. Quando entravamo nei negozi c1 davano meccanicamente quel che chiedevamo, ma i loro occhi non ci vedevano. La famiglia di fronte sedeva a mangiare davanti alla finestra aperta, ma non guardavano nemmeno una volta dalla nostra parte. La ragazza alta aspettava il suo ~mante:-un_g~orno arrivò in uniforme. Sembrava un altro con 1capelli corll, il colletto gli copriva la pelle brunodorata. Li vedemmo stare per u~ po' insieme alla finestra, non pareva si dicessero gran che. P01 non venne più. . Poco a poco ci ritirammo dalla finestra, avevamo la sensazione di non poterci sedere lì. Il nostro mondo ~i restrinse a que~la metà della camera in cui si trovava il letto. Rimanemmo sdraiati nelle profonde notti d'agosto ad ascoltare i rumori che giungevano dall'esterno. Cambiavano d'ora in ora, lo sentivamo e lo percepivamo nei nervi. Una notte ci fu un'incursione della polizia: udimmo grida e piedi che correvano giù in strada. Furo_noanche sparati due colpi di pistola. No? ci sp~ventaron?: ~a c~en~~- no direttamente nel sangue- c1avv1cmammo pm di pnma, c1npiegammo totalmente l'uno sull'altra. Strane parole suss~rrat~ nell'oscurità.Non eravamo più stati così, tra di noi, da molu anm. Un giorno fui fermato dall'albergatore mentre scendevo le scale. Voleva sapere quando saremmo partiti. Spiegò nel _suotedesco stentato che non potevano più abitare stranieri negh hotel. Il suo era piccolo e lui non sapeva quando sarebbero arrivati fin lì. Ma noi eravamo gli unici stranieri. Così, per sicurezza ... Risalii le scale. "Ora non possiamo più restare qui", dissi a Winnie. "Parigi non ci vuole più." "Allora andiamo a Sud", disse Winnie. "A casa no. Andiamo sui Pirenei come abbiamo deciso. Non ce lo possono proibire, no?" "Sì", dissi io, "facciamo così. Andiamo subito a prendere i biglietti." . . Ci prese l'entusiasmo. Ne parlavamo conunuamente, m fretta e con ardore. Ne parlammo e ne parlammo giù in strada. E sul metrò. E in piazza dell'Opéra. Ma notammo che il silenzio s'era esteso anche alla riva destra della Senna. Le tende rosse scintillavano; la gente passava in una fiumana compatta, ma restava in silenzio. Davanti al Café de la Paix c'erano sedute le stesse persone di prima, con lo stesso aspetto di prima, ma erano sedute in mezzo al silenzio. Quando arrivammo al.l'ufficio turistico Winnie si fermò, non voleva entrare con me. "Puoi entrare tu e sistemare tutto da solo", disse. Ritornai un attimo dopo, non avevo .sistemato ancora niente. "Sei proprio sicura?" dissi a Winnie. "Dobbiamo decidere adesso. Ho sentito quello là dentro dire che l'ultima nave per Esbjerg parte domani sera. E il confine tedesco è stato chiuso oggi. Sevogliamo tornare a casa possiamo solo prendere il treno per Anversa domattina." 56 22 giugno 1939: i nazisti sfilano sotto l'Arco di Trionfo. Rimanemmo fermi perun poco. Non dicemmo niente, ci guardavamo. Il silenzio era sopra di noi. Presi Winnie sotto brac~io, camminammo un po'. Le tende rosse scintillavano. Davanu al Café de la Paix erano sedute le stesse persone con lo stesso aspetto di prima. Sedevano silenziose come mummie, atn:avers? i m?: nocoli e le lorgnette fissavano un mondo morto da m1llenm. E gm nella traversa c'erano le stesse persone nella stessa fila davanti a una porta a vetri. Stavano lì silenziose e pazienti in atte~a di essere fatte entrare a gruppi, usci vano da un'altra porta con 1loro tondi involucri metallici. Winnie si fermò a osservarle. Il suo volto si fece piano piano tutto grigio, poi, all'improvviso, scoppiò a piangere. ~iange~a a gran voce e in modo incontrollato. "Ah, non poss?", diceva p~angendo. "Non posso. Non posso." Con~inua~a a p1~ngere e a npetere quelle parole. Persone estranee, sllenz10se, c1pass~va?o accanto e le gettavano un'occhiata frettolosa. Come se si chiedessero perché stesse lì a piangere. Entrai a prendere due biglietti per l'ultima nave d~ Anversa. Quella sera a Parigi c'era il semioscuram_ento, noi a!traversammo Montmartre e salimmo tutte le scale fmo al Sacre Coeur per vederlo. Rimanemmo a lungo vicini al parapetto senza dir nu~- la. Laggiù in fondo piccole luci selvagge ardevano com_ebraci, più in là l'oscurità livida e compatta si stendeva sulla pianura. "Così non siamo arrivati ai monti", dissi. Il volto di Winnie era vuoto e bianco nel buio, la voce stanca: "Non è indifferente?" disse. "Non è assolutamente indifferente, ormai, se tu e io vedremo quei monti?" Copyright H. C. Branner 1944, casa editrice Guyldendal 1989.
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