STORIE/BRANNER anche noi eravamo seduti con la nostra anguria rossa come il sangue- quelli dell'altro lato potevano vederla, e sapevano che c' era venuta la voglia a guardarli. Ci sorrisero. E alla finestra aperta del piano superiore era affacciata la ragazza alta e guardava verso il boulevard per scoprire il suo amore dai capelli neri lucenti e la pelle brunodorata. Era rimasta a lungo davanti allo specchio a sistemarsi i capelli e a farsi bella, ma ormai cominciava a essere impaziente. Era in ritardo. Tutti i giorni era un po' in ritardo. Ma infine comparve nella via - noi non potevamo vederlo, laggiù, ma lo capimmo perché lei fece un passo indietro e assunse un' aria indifferente. Come quando si va su e giù per la stanza canticchiando indifferenti. E ci si mette a posto i capelli e si dà un' occhiata allo specchio. E poi ci si siede con il lavoro in grembo, e si è sempre stati seduti lì con quel lavoro, e davvero non s'aspettava nessuno. Li vedemmo incontrarsi lassù, vedemmo la ragazza alta stringersi ridendo a lui come fanno le ragazze francesi. Così che ogni parte del corpo di lei tocchi ogni parte del corpo di lui - tranne il volto che è piegato un po' ali' indietro e sorride canzona- . torio, e non si è arreso. Ma subito dopo si ritrassero nella penombra, non potemmo più vedere che le dita di lei tra i neri, folti capelli sulla nuca di lui, e un pezzetto del collo brunodorato del ragazzo. Poi, ali' improvviso, lei tornò alla finestra e abbassò la persiana, ci parve che ci indirizzasse un rapido sorriso nell'istante in cui scomparve. Poi abbassammo la persiana anche noi. Non ricevevamo molte lettere e facevamo presto a dimenticare cosa c'era scritto in quelle che ricevevamo. Un giorno però ne arrivò una che diceva: "Quando tornate a casa? Avrete rinunciato ad andare sui Pirenei, ora." Non riuscivamo a capir bene: perché avremmo dovuto rinunciarvi? Del resto, ai Pirenei avevamo quasi rinunciato davvero, non osavamo nemmeno nominarli tra di noi, ormai ci apparivano un tantino ridicoli. Ma come poteva saperlo quell'uomo che ci aveva scritto la lettera? Qualche giorno più tardi ricevemmo un'altra lettera, della madre di Winnie: "Dovete infine ritornare a casa il più presto possibile. Saremo molto preoccupati finché non vi rivedremo." Comprendemmo così che non poteva trattarsi d'altro che della situazione politica. Ridemmo, perché loro che erano tanto lontani si preoccupavano, mentre noi eravamo lì dove doveva esserci la situazione, e non avevamo visto proprio nessuna situazione. "Ricordati però che non leggiamo i giornali", disse Winnie. "Quelli francesi non possiamo leggerli. Andiamo al Dome e vediamo un giornale danese." "Io al Dome non metto piede", dissi io. "Ma possiamo andar giù sul boulevard e guardarci un po' intorno." Non c'era niente di speciale da vedere. La confusione era grandiosa e trionfante come al solito, e uguale al solito era l' allegria dei bambini in quel chiasso. Le automobili emettevano nuvole azzurre che salivano verso la luce pallidissima del sole, tra gli alberi, il vigile agitava la sua paletta e giocava con grazia il gioco del torero. Forse c'era più gente .diprima che comprava il giornale al piccolo chiosco verde, tutti quanti gli davano una rapida occhiata prima d'infilarselo in tasca. Ma non lo spiegavano per mettersi a leggerlo sul posto. E i titoli non erano più grandi del normale. "Possiamo aspettare tranquillamente che i titoli riempiano 54 tutta la prima pagina", dissi a Winnie. "Allora sarà tempo di pensare alla situazione politica." La sera osservammo nuovamente i titoli: le loro dimensioni non erano aumentate. E nemmeno il giorno successivo. Ma il terzo giorno ci svegliammo entrambi molto presto, come se ci fos-. simo messi d'accordo. Rimanemmo sdraiati per un po' senza dir nulla, ascoltando il baccano che arrivava dal boulevard. "Senti?" disse a un tratto Winnie. "È diverso dal solito." lo stavo pensando ali 'identica cosa. Non potevo udire il cambiamento, potevo percepirlo nei nervi. Tutta Parigi aveva un suono diverso. Ci vestimmo in fretta e furia e andammo sul boulevard. I titoli dei giornali non erano diventati più grandi, ma c'era sempre un gruppetto di quattro-cinque persone davanti alla piccola edicola verde, e ·ogni volta che un uomo aveva preso il suo giornale cominciava a leggerlo subito mentre si allontanava sul marciapiede. Vedemmo tutti i giornali andarsene via su due gambe dal chiosco, spiegati, giornali bianchi e dondolanti. Ci fermammo a bere il nostro caffè del mattino in un bar, insieme a molta altra gente, e di fi osservammo tutti i giornali che passavano di fuori. Vedemmo un autobus verde pieno di giornali spiegati sulla piattaforma posteriore. Vedemmo il vigile sollevare la paletta e fermare il flusso dei giornali erranti. Lo vedemmo abbassare la paletta e lasciar passare i giornali. "Sembrano formiche uscite improvvisamente alla luce del sole, ognuna con il proprio uovo bianco in bocca", dissi a Winnie. "Oppure germi", disse Winnie, "bianchi germi in una grande arteria. I globuli bianchi si gettano su di loro e li divorano, ma non alla velocità con cui loro si riproducono." La guardai, di solito non dice cose del genere. Prese una brioche dalvassoio e la inzuppò nel caffè nero- la mano bruna e sottile le tremava un poco. Gli occhi erano grandi e lucidi, le parole le uscivano in brevi raffiche piene di vita. Non è così, di solito. E anch'io provavo la stessa sensazione, anch'io ero come spalancato sul mondo. Passeggiammo per le strade tutta la mattina, guardammo i globuli lottare con i germi bianchi. Li divoravano e li digerivano, li si vedeva dappertutto, a terra, simili a bianchi escrementi. Ma ne arrivavano sempre di nuovi. In ogni via vedevamo giornali camminare su due gambe. Ci sedemmo qui e là sotto le tende e li osservammo. "Però non deve significare niente di straordinario", dissi io, "altrimenti i titoli sarebbero più grandi. E la gente si raggrupperebbe e griderebbe. Ricordati che sono francesi." "Già, almeno gridassero", disse Winnie. "Non dicono niente. Non senti? Non dicono assolutamente niente." Ed era vero, lo notavo anch'io. Non si sentiva che l'eterno fracasso del traffico. Non un sorriso, un urlo, un'imprecazione. Anche ai tavolini del caffè, all'aperto, tutt'intorno a noi, la gente stava seduta senza dire una parola. Se ne stavano solo lì con i loro giornali. Ma quando tornammo nella nostra via, a casa, ci scordammo quel che avevamo visto, perché tutto era come al solito. La famiglia di fronte era seduta a mangiare davanti alla finestra aperta; la ragazza alta aspettava il suo amante. Arrivò con un certo ritardo e non si fermò a lungo. La tapparella non venne abbassata. Ma per il resto era tutto come al solito.
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