Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

7 luglio 1948 Arrivò una donna e salì sulla mia faccia. Albeggiava. La macchina spazzatrice leccava i fianchi all'asfalto. Poi arrivò un'altra donna e salì sul mio petto, poi una terza e una quarta e un vecchio con uno sgabello. Cominciò così. Prima che passasse l'ultimo tram autorizzato, mi trovai disposti su tutto il corpo sedie, tavoli, scale, banchi, valigie, cassapanche con gente appollaiata sopra. E quando iniziarono le urla in me si aprirono finestre piene di gente che gridava agitando bandiere, imperversando con fazzoletti; in me si spezzarono rami incapaci di sopportare il peso dei piedi, si ruppero cornicioni, crollarono le réclame, scoppiarono le tegole sui tetti. Dovunque mi dirigessi portavo appresso come un grappolo mostruoso questa massa innocente, impazzita per nulla, che urlava forse solo perché poteva urlare fino all'insensatezza la stessa identica cosa, forse solo perché coloro che stavano marciando non sapevano a loro volta il perché e rispondevano con lo stesso nulla. TRE POESIE Jirì Kolàr traduzione di Sylvie Richterovà La cattedrale di Praga in una foto di Jo5ef Sudek ( 1959). bensì nei capelli dell'acqua. È così la terra qui dai un calcio e sgorga una fonte e l'acqua conserva i morti a lungo. La cosa saltava agli occhi, costrinse tutti a pensare alla pensione anticipata, a un nuovo posto, il più alto nei dintorni, per mettere in guardia i nuovi venuti, ai morti spetta un letto asciutto, che il figlio si corichi al posto del padre e non scavare sempre una buca nuova, che cimitero è, (da Il fegato di Prometeo, 1948) se si rifiuta di dimenticare, di fare silenzio al più presto; soprattutto in quest'epoca, per la quale nulla è sacro, che assassina per zittire, Il cimitero come pietra Il cimitero come pietra legata al collo del villaggio, buono ormai solo per raccoglierci un mucchietto di fieno, un veterano, ma non affollato, il posto non manca l'acqua è la sua disgrazia. Non piaceva quando in primavera o verso l'autunno arrivavano piogge a ballare, deporre i morti non nel grembo d'argilla che rapina per schiavizzare, che pecca per dare colpa ad altri, in questo tempo di eroi e senza memoria, che cimitero è, se si attacca tanto ai morti, per i quali sapere e non parlare, significava commettere un crimine tirarsi indietro e sottomettersi era derubare, ritirarsi nella solitudine e morire senza lottare era tradire - Dio, i figli, se stessi. (da Il fegato di Prometeo, 1948) 51

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