Linea d'ombra - anno VII - n. 43 - novembre 1989

OMAGGIO A ROMANO BILENCHI Gli oHant'anni di un grande scrittore Foto di Giovanni Giovannetti. Gli 80 anni di Romano Bilenchi Nel numero 1 di "Linea d'ombra", datato marzo 1983, compariva un inedito di Bilenchi- I tedeschi, poi ripreso in un volumetto Scheiwiller e nella nuova edizione di Amici-e insieme un'intervista (moito bella) con lui. Da allora Bilenchi è stato in vario modo tra i più assidui, intelligenti, stimolanti collaboratori di questa rivista, prodigo di consigli come di critiche, segnalatore di nuovi possibili collaboratori, tramite còn altri "vecchi" della nostra letteratura. Di questa sua attenzione per "Linea d'ombra" siamo grati e orgogliosi; e siamo felici clie oggi-dopo anni di relativo interesse della critica e del pubblico-la sua opera sia meglio conosciuta e diffusa, che abbia insomma trovato anche i lettori che merita: tra i più attenti e tra i più giovani. Perché questo avvenisse.forse è servito a qualcosa anche il lavoro della nostra rivista, a conferma, per noi, di una sua utilità proprio in quello che di essa ci sembrò sin dal/' inizio uno dei compiti centrali: favorire e ristabilire un rapportofra generazioni, tra il meglio di ieri e il possibile, insicuro, insidiatissimo meglio di oggi. Nel rapporto così libero e insieme così rigoroso che Bilenchi ha s(lputo stabilire tra vita e opera, tra solido e coraggioso impegno politico-sociale da un lato, mai ossequiente ai poteri e neanche ai partiti, e autonomia del 'ispirazione letteraria dal/' altro. Una lezione di metodo, sostenuta da una profonda convinzione morale. 1due testi che pubblichiamo sono, il primo, l'inizio di un romanzo di cui restano solo queste pagine (pubblicate su un almanacco di Reggio Emilia qualche anno fa) e, il secondo, una recensione del '46 di Giacomo Debenedetti ai racconti di Bilenchi, mai raccolta in volume. (G.F.) BENEDEffO Romano Bilenchi Benedetto, due giorni dopo la morte di Giovanni, suo padre, andò all'officina con il suo vestito da lavoro sporco di olio e di polvere di ferro. I panni di tela turchina li aveva indossati anche durante quei due giorni che erano bastati a leggere il testamento del babboche aveva già sistematotutto fino all'ultimo soldo,per non lasciarenoiosi strascichi, come accade spessoquandomuore il capodi una famiglia.Maria, lamoglie, lo avevapiù voltepregatodi indossareil vestitoneroper andare dall'avvocato edal notaro,maBenedettose loeramessosoltantoper treore, quanteerano state necessarie per i preparativi del funerale e per il trasporto del padre al cimitero. La donna cercò invano il vestito da lavoro di _Benedetto.Pensavache se fosse riuscita a lavare quei panni ormaidiventati reddi dallo sporco, l'acqua correntedella fonte, il sapone,il bruschino avrebbero ridotto giacca e calzoni a stracèi pieni di chiazze scolorite.Allora sarebbe riuscita a indurre Benedettoa comprare un nuovo vestito da lavoro. Maria, donna tranquilla, aveva sopportato che Giovanni trattasse il figlio come un sempliceoperaio dandogli una paga settimanalesenzamai aggiungervi,neppure per lebrevi feriee per le festedi fine d'anno, unapiccola parte dei guadagni, a volle notevoli,che il lavoro dell'officina rendeva e che Benedettoconosceva lira su lira anche se Giovanni amministrava da sé l'azienda quasidi nascosto.Una solapena travagliava oraMaria:che il marito portasse quel vestito sporco al caffè e in giro per la città che traversavaquasi tutta recandosi al lavoro. La mattina in cui, dopo aver seppellito il padre, si recava ariprendere il lavoro, ricordò d'un tratto Giovanni impegnatoa litigareogni giorno, spessoogni ora, con gli altri figliolimentre, uno vicino all'altro, battevano il ferro sugli incudini. Particolarmente una immagine gli si fissò nella mente. Una mattina suo fratello Giulio se ne era andato urlando contro il padre, sghignazzando in faccia a Benedetto perché rimaneva lì il più docile di tutti, sottopostocome un cane al voleredel vecchioe minacciandoche un giornoo l'altro, chi sa quando, magari fra vent'anni, avrebbe distruttoquel luogo di sudore e di insopportabilicostrizioni. Affrantodai ricordi temetteche i fratelli lo avrebberoassalito, contestatoil testamentodel padrepretendendodi tornarepadronidel1'officina.Cominciò a sudare,quasi si sen_tìmale.Entrò in un caffè e bevve un cognac, ma ormai le apprensioni erano diventate una infrenabile paura. Disse ai pochi operai che per quel giorno si facevafesta e tornòa casa senzaneppure aprire laporta dell' officina.Affranto, sedettein cucina e raccontò allamoglie i pensieri che lo avevanoassalito,particolare su particolare, come si trattassediun sogno.MarialorassicuròdicendoglicheGiovanni,pur taccagnoe burbero, era unuomoonesto. Nessunodei fratelli aveva contestato il testamentodavanti all'avvocato e al notaro. Tutto era statoconsiderato in ordine: l'officina dovevapassare a Benedetto; i denari, e non pochi, divisi fra gli altri.Nessun affare in 39

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==