SAGGI/AUDEN Finché un uomo scrive poesia o romanzi , il suo paradiso privato è affar suo, ma se si dà alla critica, onestà vuole che egli illustri un tale paradiso ai suoi lettori così che sia possibile valutare i suoi giudizi. quanto credono certi critici. Quei critici cui non sfiora la mente, quando stroncano una pagina o un libro intero, che l'autore possa aver previsto con esattezza quel loro giudizio. Qual è la funzione di un critico? Per quanto mi riguarda, egli può rendermi uno, o più d'uno dei seguenti servizi: 1) Avvicinarmi a opere o scrittori da me ignorati fino a quel momento. 2) Convincermi che ho sottovalutato un autore o un'opera perché non li ho letti con la dovuta attenzione. 3) Mostrarmi le relazioni esistenti tra opere di età e culture diverse, che mai potrei avvertirè da solo, perché non ne so né saprò mai abbastanza. 4) Darmi di un'opera una "lettura", che ne accresca la mia comprensione. 5) Illuminare il processo della creazione artistica. 6) Illuminare i rapporti tra arte e vita, arte e scienza, arte ed economia, etica, religione eccetera. I primi tre servizi richiedono cultura. Un uomo di cultura non è soltanto chi sa molte cose: questo suo sapere deve avere un qualche valore anche per gli altri. Nessuno dirà mai che chi conosce l'elenco telefonico di Manhattan a memoria è un uomo colto, perché è impossibile pensare che riesca in qualche modo ad avere un allievo. Dato che la cultura implica una relazione tra chi sa di più e chi sa di meno, essa è condizionata al tempo. Ogni recensore è, nei confronti del proprio pubblico, temporaneamente, un maestro, perché parla di un libro che il suo pubblico non ha ancora letto. Benché, poi, la cultura sia di per sé preziosa, non è necessario che l'uomo colto sia capace di apprezzare convenientemente la propria: è sempre possibile che l'allievo cui si rivolge abbia della cultura un senso più vivo del suo. In generale, quando si legge un critico in possesso di una buona cultura, si trae maggior profitto dalle citazioni che fa che dai suoi commenti. Gli ultimi tre servizi non richiedono una cultura straordinaria, quanto uno straordinario intuito. Mostra intuito non comune quel critico che solleva problemi nuovi e importanti, si abbia a concordare o no con le sue soluzioni. Pochi lettori, probabilmente, si troveranno d'accordo con le conclusioni cui Tolstoj giunge in Che cosa è l'arte?, ma, una volta letto il libro, sarà difficile ignorare i problemi che Tolstoj ha sollevato. La cosa che decisamente non chiedo a un critico è che mi dica ciò che devo approvare o rifiutare. Non obietto nulla se mi dice quali opere o quali autori gli piacciono o no: anzi, mi è utile saperlo, perché dalle sue preferenze su libri che conosco, potrò regolarmi se essere più o meno d •accordo con lui per quelli che non ho letto. Ma che non cerchi di dettarmi legge. La responsabilità per quel che scelgo di leggere è mia soltanto, e nessun altro al mondo può prendersela per me. Le opinioni critiche di uno scrittore devono essere sempre prese con largo beneficio d'inventario. Nella maggior parte non sono altro che manifestazioni dei suoi conflitti con se stesso in vista di quel che dovrà fare in futuro, o evitare. In aggiunta, a differenza di uno scienziato, ignora quel che i suoi colleghi fanno, assai di più di quanto non lo ignori il pubblico. Un poeta sopra i trent'anni potrà essere un lettore vorace, ma con ogni probabilità non leggerà poesia contemporanea. Pochi di noi possono sinceramente vantarsi di non aver mai condannato uno scrittore o un libro per sentito dire, moltissimi invece·quelli che non hanno mai lodato nulla senza averlo letto. Nella vita è impossibile seguire alla lettera il comandamento "Non resistere al male, ma vinci il male col bene":· nell'arte inve-_ ce è una regola di buon senso.L'arte cattiva è sempre con noi, ma lo è limitatamente al tempo. Il tipo di fallimento cui soggiace un certo libro tramonterà, per venire sostituito da un altro. Inutile, perciò, attaccarlo, perché comunque scomparirà. Se Macaulay non avesse mai recensito Robert Montgomery, non avremmo ancora oggi l'illusione che Montgomery sia un grande poeta. L'unico atteggiamento sensato per un critico è di tacere sulle opere che considera fallite, e insieme di battersi con vigore per quelle che stima buone, specie se sono trascurate o sottovalutate dal pubblico. Vi sono libri immeritatamente dimenticati: nessuno immeritatamente ricordato. Alcuni critici sostengono che è un loro preciso dovere morale rendere manifesta la negatività di uno scrittore il quale, altrimenti, potrebbe corrompere altri. In realtà, un giovane scrittore può essere sviato, distolto dal suo cammino, da altro scrittore più anziano: ma è più verisimile venir sedotti da un buon scrittore che da uno cattivo. Più forte e originale lo scrittore, maggiore il pericolo per i talenti più fragili alla ricerca di se stessi. E, d'altro canto, opere di per sé mediocri si sono spesso rivelate stimolanti alla fantasia, e hanno provocato in altri riuscite felici. · Non si educa il palato di una persona dicendo che quello che ha mangiato finora, diciamo cavolo spappolato e scotto, è una porcheria, ma persuadendola ad assaggiare un piatto di verdura cucinata a dovere. È anche vero che, con certe persone, si ottengono apparentemente risultati più efficaci col dir loro: "Solo là gente ordinaria vuole cavolo scotto; la gente fine ama il cavolo cucinato alla cinese": ma è meno probabile che tali risultati siano duraturi. Se provo un senso di sollievo quando un recensore di mia fiducia stronca un libro, è solo perché si stampano tanti di quei libri, che il pensare: "Be', eccone almeno uno di cui non devo occuparmi", è già un sollievo. Però, se avesse mantenuto il silenzio, l'effetto sarebbe stato il medesimo. Scagliarsi contro i libri brutti, non solo è una perdita di tempo, ma fa cattivo sangue. Se trovo che un libro è veramente brutto, il solo interesse che posso provare a recensirlo deve derivare esclusivamente da me, da quella somma di intelligenza, spirito e malizia che riuscirò a procacciarmi. Impossibile recensire un brutto libro senza pavoneggiarsi. 37
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